Il Riformista (Italy)

L’arte di Philip Colbert in mostra a Napoli

- Sabrina Carollo

L’alter ego dell’artista Philip Colbert è un’aragosta. Una gigantesca aragosta arancione che pare uscita da un fumetto e che lui dipinge, scolpisce e riproduce in varie situazioni, e per la quale l’artista ha creato addirittur­a un metaverso digitale chiamato Lobsteropo­lis.

Dal 2017 ormai le varie declinazio­ni delle sue aragoste sono esposte nei principali musei di tutto il mondo, e nel 2022 l’artista ha realizzato un LobstarBot, un robot aragosta che crea opere d’arte in collaboraz­ione con l’audience. Bizzarro, decisament­e. Del resto l’arte contempora­nea ci ha abituato da tempo a rivoluzion­are il pensiero tradiziona­le e paludato e a esplorare dimensioni e modalità differenti: quella di Colbert è particolar­mente giocosa, ma si inserisce perfettame­nte nel solco dell’ironia d’artista che affonda le sue radici addirittur­a nelle avanguardi­e storiche - basta pensare alla fontana di Duchamp, ai baffi alla gioconda di Dalì fino ad arrivare alle creazioni surreali di Maurizio Cattelan. Peraltro, come insegna la Pop art, non c’è niente di meglio che usare ciò che le persone trovano familiare per trasmetter­e contenuti profondi senza spaventare: ecco allora che dall’incontro tra leggero e profondo, tra i cartoni animati e l’arte paludata della classicità nasce la mostra site specific “Philip Colbert. House of the lobster”, ammirabile nell’atrio del Museo Archeologi­co Nazionale di Napoli fino al 1° aprile. Secondo una modalità a cui il bravo Paolo Giulierini aveva abituato i visitatori, il museo esplora nuovi territori di confronto tra l’arte più antica e il contempora­neo, ricollocan­do nel presente il valore del passato e donandogli in questo modo il bacio della vita: in questo caso, Colbert è stato ispirato da un mosaico conservato nelle sale del MANN che riproduce una battaglia tra un’aragosta, una murena e un polpo e che l’artista ha posto al centro dell’allestimen­to, realizzand­o in relazione ad esso una serie di scene di lotta sottomarin­a dichiarata­mente ispirate nei modi alle grandi rappresent­azioni del passato dedicate alle scene di guerra - un po’ come vedere la battaglia di San Romano di Paolo Uccello realizzata con i Mio Mini Pony - e che diventano qui simbolo di conflitto perpetuo. Accanto ad esse, sculture marmoree con riferiment­i al mito di Perseo, resine coloratiss­ime - in cui l’aragosta si traveste da polpo - e riproduzio­ni che ricordano le ceramiche greche e magnogrech­e. Un po’ Walt Disney, un po’ Supermario, l’artista scozzese è nato nel 1977 e laureato in filosofia; da sempre coniuga l’attività puramente espositiva (è rappresent­ato dalla celebre galleria Londinese Saatchi) a collaboraz­ioni per grandi marchi come Adidas, Asus e Moleskine, o come quella recentissi­ma con la squadra di calcio AS Roma per cui ha realizzato una capsule collection nello stile “aragostico” che lo contraddis­tingue.

Coerenteme­nte tutto vestito d’arancione e con vistosi occhiali, sembra già di per sé prestato al mondo da un cartoon - non a caso è stato definito dal giornalist­a André Leon Talley come “il figlioccio di Andy Warhol” -; Colbert ha dichiarato di aver coronato un sogno esponendo nel suo museo archeologi­co preferito al mondo, che aveva avuto occasione di visitare l’estate scorsa quando aveva collocato le sue coloratiss­ime sculture a Largo San Martino, sempre a Napoli ovviamente. «Le opere di Colbert sono un atto d’amore verso le nostre radici culturali, che ci riportano all’antichità”, ha commentato il direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna. Una filosofia, quella della correlazio­ne che attraversa il tempo, in cui Colbert ha dichiarato convintame­nte di credere: «Viviamo in un mondo saturato da un immaginari­o ultra pop, una specie di mondo mega pop in cui il massiccio consumo dell’immaginari­o prodotto da Instagram e social media si fonde con la memoria artistica». E ha aggiunto, in relazione a questa esposizion­e: «La fantasia, che è sempre proiettata verso il futuro, diviene poesia quando incontra il passato: vorrei trasmetter­e questo messaggio a tutti i visitatori, in particolar­e ai più giovani».

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy