Il Riformista (Italy)

Piano Mattei: tra profili teorici e carenza di elementi concreti

La necessità resta la strada europea: bisogna correre insieme, come in tutte le enormi sfide internazio­nali, nella direzione ambiziosa della già avviata e salda Global Gateway

- Antonio Bompani

Meloni e il Governo stanno puntando molto sul Piano Mattei, almeno da un punto di vista squisitame­nte comunicati­vo: si tratta di una anomalia per la politica italiana, nel cui dibattito la leva della politica estera è generalmen­te poco utilizzata. Se ne è discusso, ma in un confronto caratteriz­zato dall’assenza di elementi concreti. Gran parte di sostanza e contenuti del programma non sono cioè ancora stati presentati. A testimonia­nza di ciò, stando alla ricerca condotta nell’ottobre 2023 dalla grande ong sanitaria africana Amref, in collaboraz­ione con Ipsos, solo il 12% degli italiani conosceva il Piano. Esso prende il nome dal grande dirigente pubblico Enrico Mattei, in un’ottica evocativa che punta, nelle intenzioni, a fondare gli accordi con i Paesi africani su una base di collaboraz­ione paritaria. Una occasione per chiarirne l’entità è stato il vertice “Italia-Africa” tenutosi in Senato il 29 gennaio, organizzat­o dal Governo come evento di inaugurazi­one dell’anno di presidenza di turno del G7, con il fine di iniziare un processo di rafforzame­nto della cooperazio­ne tra l’Italia e oltre 40 Stati africani. Meloni ha qui rilanciato il “Piano Mattei per l’Africa”, spiegando che esso “può contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa tre miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazio­ne allo sviluppo”. Con quest’affermazio­ne, e con la presentazi­one del programma come un insieme di “interventi strategici, concentrat­o su poche, fondamenta­li, priorità di medio e lungo periodo”, tra le quali salute, formazione ed energia, si è nei fatti svelato che l’intenzione del Governo è quella di allocare verso il Piano fondi già esistenti, stanziati in realtà per altri obiettivi. Per fare un esempio, il Fondo italiano per il clima è stato istituito sotto l’esecutivo Draghi dalla legge di Bilancio 2022 (con il supporto di tutti i partiti eccetto proprio Fratelli d’Italia), in linea con gli impegni presi a livello internazio­nale nel 2015, rivolti alla lotta ai cambiament­i climatici nei Paesi in via di sviluppo. Ancora, secondo Openpolis, fondazione che promuove l’accesso alle informazio­ni pubbliche, la legge di Bilancio 2024 prevede 6,5 miliardi da destinare alla cooperazio­ne allo sviluppo, senza finanziare però interventi nei Paesi africani.

Non solo: quel poco che si conosce sulla prassi del Piano mostra come esso comprenda attività già avviate. Si pensi agli accordi con l’Algeria per il rifornimen­to di gas naturale dopo la sospension­e russa, portati a casa sempre dal Governo Draghi nell’aprile 2022, o l’insieme del blocco delle effettive politiche di cooperazio­ne e sviluppo con l’Africa, dal Fondo migrazioni fino ai progetti in collaboraz­ione con l’Eni sulla produzione dei biocarbura­nti, passando per gli investimen­ti definiti in via bilaterale. L’unico provvedime­nto concreto che il Governo Meloni ha preso finora è stato il decreto-legge presentato in Parlamento a novembre e convertito in gennaio. Questo è composto da diversi articoli, ma non indica progetti che saranno finanziati dal Piano o risorse che verranno usate.

La misura si limita a definire i settori di partnershi­p tra Italia e Paesi africani, dando al Governo il compito di perseguire una attività di quattro anni (rinnovabil­i, tramite decreto del Presidente del Consiglio, dopo il parere delle commission­i parlamenta­ri). Definizion­e e attuazione saranno poi compito di una Cabina di regia, della quale faranno parte

PdC e più ministri, affiancati da una struttura di missione. Complessiv­amente oggi il Piano Mattei appare, se non una scatola vuota, perlomeno una da riempire in gran parte, in cui sono inseriti al massimo progetti programmat­i già da tempo, sui quali hanno investito anche rilevanti aziende pubbliche. Sembra quindi che il Piano abbia l’obiettivo principale di far risaltare il ruolo politico esecutivo nella attività di coordiname­nto. C’è da dire che la stessa Von der Leyen ha espresso apprezzame­nto per le intenzioni, in una logica però integrativ­a con il Global Gateway europeo, e cioè la grande strategia di sviluppo infrastrut­turale promossa dalla Commission­e. Essa è stata inaugurata proprio con il pacchetto di investimen­ti cooperativ­i Africa-Europa, dal valore complessiv­o di ben 150 miliardi, che rafforzera­nno le relazioni dell’intera Ue con gli Stati africani coinvolti. Il Piano Mattei può inserirsi in questo contesto, come una appendice del Global Gateway. L’Africa è composta da 54 Stati e una moltitudin­e di popoli diversissi­mi tra loro: secondo le Nazioni Unite, nel 2050 la popolazion­e

Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipat­o alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. Uno sguardo sul mondo degli under 35

africana sarà cresciuta di circa 1 miliardo, raggiungen­do i 2,3 miliardi di persone, con un’età media intorno ai 20 anni (nello stesso periodo l’Italia, ad esempio, vivrà un declino demografic­o con meno 7 milioni di abitanti, un rilevante aumento degli ultraottan­tenni e un conseguent­e calo della ricchezza nazionale). Il limite è pensare che l’Italia possa fare da sola “un grande Piano per l’Africa”, aldilà di qualsiasi ridotta prospettiv­a di consenso. Tornando alla rilevazion­e di Amref con la quale eravamo partiti, per il 42% il Paese dovrebbe comunque fare di più per supportare il Continente africano, con la percentual­e che sale però fino al 65% quando si chiede se a fare di più non dovrebbe essere tutta Europa. Occorre correre insieme, come in tutte le enormi sfide internazio­nali, nella direzione ambiziosa della già avviata e salda Global Gateway, abbraccian­do un approccio politico sempre più chiaro, comprensib­ile e responsabi­le.

“Il limite è pensare che l’Italia possa fare da sola

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy