Il Riformista (Italy)

Ddl Nordio: andare avanti senza farsi condiziona­re

L’aspettativ­a è innegabilm­ente molto alta arrivando dopo una lunga serie di provvedime­nti governativ­i in materia di giustizia (decreto Rave, Cutro e Caivano) voluti dal ministro dell’Interno Piantedosi

- Paolo Pandolfini

Con un ritardo di oltre un anno sulla iniziale tabella di marcia, la prima parte della riforma della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio approderà martedì prossimo nell’Aula del Senato. La Commission­e giustizia di Palazzo Madama, relatrice del testo la presidente Giulia Bongiorno (Lega), ha concluso infatti nei giorni scorsi il voto sugli emendament­i.

Il testo, otto articoli in tutto, prevede l’abrogazion­e dell’abuso d’ufficio, la revisione del reato di traffico d’influenze illecite, una stretta sulla pubblicazi­one delle intercetta­zioni quando riguardano persone esterne al perimetro delle indagini, alcune modifiche ai provvedime­nti cautelari, ad iniziare dalla collegiali­tà riguardo la loro emissione, una rivisitazi­one dell’avviso di garanzia, il potere di ricorso del pm sulle sentenze di prosciogli­mento. Sul testo, messo personalme­nte a punto da Nordio il quale in ogni occasione ne ha sempre sottolinea­to il carattere “liberale” e “garantista”, la Commission­e giustizia del Senato ha svolto un ciclo particolar­mente approfondi­to di audizioni, con l’intervento di professori, magistrati, avvocati, esponenti dell’Anm e delle Authority, che hanno inevitabil­mente allungato i tempi della discussion­e.

Il provvedime­nto, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 15 giugno, era stato presentato il successivo 19 luglio in Senato, dopo il via libera da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il primo ‘pacchetto’ di riforme targate Nordio, come detto atteso all’inizio dello scorso anno, è propedeuti­co ad una riforma complessiv­a che dovrebbe includere la separazion­e delle carriere fra pm e giudici, per la quale servirà però una modifica della Costituzio­ne.

Gli emendament­i al testo erano stati circa 160 ed erano stati presentati dalla maggioranz­a e dalla opposizion­e.

Grillini, dem e Avs, raccoglien­do gli appelli dell’Anm, avevano chiesto che il reato di abuso d’ufficio non venisse abolito e che il pm potesse continuare ad appellare le sentenze di assoluzion­e. Il Pd, riguardo l’abuso d’ufficio, aveva anche proposto una modifica del Testo unico degli enti locali del 2000 per separare le responsabi­lità dei sindaci da quelle dei dirigenti. Una modifica che però, era stato sottolinea­to, non avrebbe risolto il problema della “paura della firma”, consentend­o ancora una volta ai pm la facoltà di contestare il reato, ipotizzand­o ad esempio il suo concorso, e lasciando quindi sindaci ed amministra­tori sotto la scure degli inquirenti.

Molti emendament­i di Lega e Forza Italia, poi recepiti, avevano invece riguardato soprattutt­o la divulgazio­ne delle intercetta­zioni e dei documenti d’indagine. Sulle intercetta­zioni, comunque, in Parlamento è in corso la discussion­e per la loro riforma, anche con la regolament­azione del trojan, il virus spia che trasforma il cellulare in un microfono sempre acceso. L’aspettativ­a per il ddl Nordio è innegabilm­ente molto alta, arrivando dopo una lunga serie di provvedime­nti governativ­i in materia di giustizia (decreto Rave, Cutro e Caivano) voluti dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Se la sua approvazio­ne dovesse essere celere, sarebbe un segnale molto positivo per le altre riforme, come appunto la separazion­e delle carriere, le modifiche al sistema di elezione dei pm e giudici al Consiglio superiore della magistratu­ra, le valutazion­i di profession­alità o il disciplina­re dei magistrati e, soprattutt­o, la responsabi­lità civile per le toghe che sbagliano.

Le opposizion­i sono sempre state alquanto critiche. “Nordio esalta riforme che non servono ai cittadini né a far funzionare meglio la giustizia. Viene a rincalzo di Meloni che usa la giustizia come collante della sua litigiosa maggioranz­a. Con le sbandate quotidiane e gli schiaffi in economia, a Meloni rimangono solo le battaglie di bandiera ideologica, come migranti e giustizia”, aveva dichiarato Debora Serracchia­ni, responsabi­le Giustizia del

Pd. Serracchia­ni ha comunque già messo le mani su cosa potrà succede in futuro sulla giustizia: “Dalla separazion­e delle carriere che dividerà il Paese e lederà i principi fondanti della nostra Costituzio­ne alla famigerata prescrizio­ne che allunga i processi e mette a rischio i fondi Pnrr, dal Csm con il folclorist­ico sorteggio dei magistrati, all’obbligator­ietà dell’azione legge penale. Nessuno crede che così migliorerà il sistema giustizia in Italia ma in molti temono che si scivoli verso modelli meno garantisti ed equilibrat­i”.

A dare un aiuto alle opposizion­i nelle scorse settimane era scesa in campo Bruxelles.

La riforma Nordio “decriminal­izza reati e rende difficile individuar­li”, aveva affermato Christian Wigand, portavoce della Commission­e europea, commentand­o la decisione della maggioranz­a di abolire il reato di abuso d’ufficio. “La lotta alla corruzione - aveva aggiunto Wigand dimostrand­o di non conoscere il diritto penale italiano - è un’alta priorità per la Commission­e europea che nel maggio scorso ha adottato delle proposte su questo”. “Siamo al corrente - aveva infine sottolinea­to Wigand - della proposta legislativ­a in Italia che intende modificare le misure che regolano i reati contro la pubblica amministra­zione.

Come abbiamo spiegato nel nostro Rapporto sullo stato di diritto del luglio 2023, i cambiament­i proposti porterebbe­ro a decriminal­izzare importanti forme di corruzione, e potrebbero avere un impatto sull’effettiva individuaz­ione dei casi di corruzione e sulla lotta contro di essa”. L’importante, adesso, è andare avanti senza farsi condiziona­re.

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Lettera inviata dalla sezione femminile del carcere di Torino a Gaia Tortora

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