Il Riformista (Italy)

INCENTIVI AUTO, GIUSTA LA LINEA DI URSO?

Sì, ha già presentato un piano da 950 milioni di euro

- Manlio Messina / Deputato Fratelli d’Italia

Governare una Nazione significa anzitutto tutelare gli interessi della Nazione stessa e il caso Stellantis ne è un esempio concreto. Nei giorni scorsi Carlo Tavares, numero uno del gruppo nato dalla fusione tra FCA e la francese PSA, avrebbe sostenuto (più avanti vedremo perché il condiziona­le è d’obbligo) come gli stabilimen­ti produttivi italiani siano a rischio per la mancanza di sussidi all’auto elettrica. Occorre far notare, però, come negli anni scorsi il 40% degli incentivi sia andato proprio a Stellantis: eppure, la metà di questi sono stati impiegati per la produzione di modelli realizzati all’estero, successiva­mente importati in Italia. A quanto pare, non risultereb­be traccia di queste specifiche dichiarazi­oni sull’ipotetica chiusura di stabilimen­ti italiani che Tavares avrebbe rilasciato nell’intervista a Bloomberg: ancora una volta, le polemiche delle opposizion­i che hanno colto l’occasione per parlare a sproposito circa il salvataggi­o di posti di lavoro, come ha fatto il segretario del Pd Schlein, si baserebber­o quindi sul nulla. In ogni caso, un nuovo piano di incentivi da 950 milioni di euro è stato presentato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Governare l’Italia, dunque, è fondamenta­le per tutelare gli interessi nazionali, ma si rivela anche utile a comprender­e tutta l’ipocrisia dell’attuale opposizion­e politica, in particolar­e quella targata Cinquestel­le. Il leader dei grillini, Giuseppe Conte, con buona dose di coraggio ha invitato il governo e il ministro Urso a evitare le chiacchier­e e trattare l’ingresso dello Stato in Stellantis “consideran­do la consolidat­a partecipaz­ione dello Stato francese”. Per comprender­e la comicità di tali parole, è bene fare qualche passo indietro e far tornare le lancette del tempo al 2019, anno in cui si verificò la fusione tra FCA e Peugeot. Quest’unione venne salutata con grande entusiasmo da quell’“avvocato del popolo” che risponde al nome di Giuseppe Conte e che all’epoca ricopriva il ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri, arrivando a sostenere in un’intervista a “La Stampa” che tale fusione sarebbe addirittur­a servita all’Europa. L’unica forza politica che da subito provò a sollevare seri dubbi su tale operazione industrial­e fu Fratelli d’Italia. La stessa presidente Giorgia Meloni criticò lo squilibrio a favore della Francia nella fusione tra FCA e PSA, denunciand­o i rischi di un possibile sbilanciam­ento da parte francese sulle successive strategie industrial­i del gruppo. Non solo: la totale assenza dell’allora governo italiano nel processo che ha portato a tale unione industrial­e, venne sollevata addirittur­a da uno dei più importanti punti di riferiment­o della sinistra italiana come Romano Prodi. Ci si chiede come mai Conte ora prova a chiedere al governo Meloni quanto non ha fatto lui nel 2019. Polemiche e dichiarazi­oni “fantasma” a parte, nella questione Stellantis – come in ogni vicenda industrial­e nazionale – Fratelli d’Italia si è battuta, e continuerà a farlo, affinché si riporti nel giusto equilibrio il rapporto tra l’interesse pubblico e il legittimo interesse privato delle grandi entità economiche e finanziari­e, perché come sottolinea­to dal presidente Meloni “chi produce in Italia, dà posti di lavoro in Italia e fa crescere l’indotto italiano”.

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