Alta tensione Conte-Schlein Esodo dal Pd in Campania
CAMPO LARGO O CAMPO MINATO? Il leader 5 Stelle contro la segretaria Dem: “Ambigui in politica estera” Protesta Base Riformista, le distanze di Delrio, Bonaccini e Fassino. Filippo Sensi: “M5S tutela posizioni russofile”
Giuseppe Conte lancia diktat al Pd. Il Pd lancia diktat a Elly Schlein. La segretaria dem ricorre a una delle sue soluzioni salomoniche. Correrà per le europee ma senza farsi notare troppo. Non come testa di lista. La domanda sorge spontanea: perché candidarsi come riempilista se la sua non sarà neanche l’indicazione di bandiera del Pd? Non tralasciamo il fatto che se eletta, dovrebbe decidere se optare per l’Europa o rimanere alla Camera dei Deputati. Intanto i pompieri del Nazareno cantano vittoria: la segretaria c’è ma non si vede.
Né lei contribuisce a diradare la nebbia: “Sulla mia candidatura” alle europee “non ci sono novità, io sono stata chiarissima sin dal principio: prima il progetto, poi la squadra”, ha dichiarato ieri. Dall’essere chiarissimi all’essere invisibili il passo è breve.
Se fosse la numero due in lista – o meglio ancora la numero tre – potrebbe stare in ticket con un uomo lasciando comunque a un’altra donna il primo posto. Certamente i malumori interni al Nazareno faticano sempre di più a sbollire: tra chi vuole Schlein fuori dalla contesa europea e chi la vorrebbe soltanto in Europa, nel Pd è tutti contro tutti. L’intervista del leader 5 Stelle al Corriere ha dato fuoco alle polveri: da inseguitore a due punti di distanza dal Pd lo tallona con provocazioni crescenti.
“Nel Pd esiste ancora, in alcuni, un riflesso condizionato. La memoria di un passato in cui quel partito aveva una vocazione maggioritaria e una pretesa egemonica. Oggi non funziona più lo schema dei satelliti che ruotano attorno a loro. Oggi c’è un rapporto alla pari”, puntella Conte nell’intervista. Schlein giovedì scorso aveva partecipato con l’ex premier e Roberto Speranza alla presentazione del libro dell’ex ministro della Salute, dove aveva annunciato di voler fare tutto il possibile per ricostruire “Una alleanza stabile alternativa al centrodestra”. Conte la piccona: “Per presentare un domani un progetto serio e credibile va approfondito il confronto oggi. Dobbiamo scacciare l’ipocrisia: non possiamo nasconderci le differenze, anzi proprio su queste serve un chiarimento. E soprattutto non si può chiedere certo al Movimento di abbandonare quella forza propulsiva che da oltre 10 anni sta cambiando il Paese. Noi siamo questo”. E ancora: “C’è un gioco a scaricare sul Movimento la responsabilità di non favorire la nascita di una coalizione - aggiunge -. Vogliamo solo discutere e non ci allineiamo al Pd. La verità è che mentre noi abbiamo fatto chiarezza al nostro interno, tra loro esistono molte anime. E quando un giorno arriverà il voto politico non possiamo permetterci ambiguità”. Di Elly Schlein che cosa pensa? “Che sta provando a realizzare un nuovo percorso. Le prossime battaglie da fare insieme sono sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione delle lobby: dobbiamo impedire contaminazioni tra politica e affari. Ma sulla politica europea urge chiarirsi. Avremmo dovuto rendere strutturale il Next generation Eu e sul Mes continuare a combattere per trasformare l’accordo da intergovernativo in comunitario”. Lontano dal costruire ponti, Conte prova a costruirsi un ponte di comando. Sfida il Pd movimentista schleiniano sul terreno della sinistra-sinistra.
Al fortino del Nazareno l’assedio si sente tutto. La tenzone con il leader 5 Stelle esacerba gli animi, creando tra i dem già molto divisi due ulteriori correnti: chi è per assecondare Conte, anche fosse solo per un abbraccio pugilistico, e chi è per contrastarlo prendendone le distanze. Tra questi ultimi figurano ormai tutti i riformisti rimasti tra i Dem: Enrico Morando e Piero Fassino, Giorgio Gori e Lia Quartapelle non nascondono l’insofferenza. L’ex responsabile esteri del Pd non le manda a dire: “Conte ha approvato i decreti Salvini e poi li ha cancellati; ha dato l’ok al MES per poi affossarlo; dal governo ha approvato l’invio delle armi in Ucraina per poi dall’opposizione votare contro. Accusare il Pd di ambiguità è l’ultima e non la più subdola delle sue giravolte”. Dello stesso tenore – e perfino un’ottava sopra – le parole del senatore dem Filippo Sensi: “Se il punto è la tutela ‘degli interessi delle popolazioni russofile’ e offrire a Putin ‘una duratura prospettiva di pace e sicurezza’ per me la chiarezza è bella e fatta. Nessuna ambiguità: dalla parte della Ucraina, dell’Europa, dei suoi valori e interessi. Astenersi gialloverdi”. Come se non bastasse, Graziano Delrio è sul piede di guerra interno per lo schiaffone disciplinare dato in Veneto alla cattolica dem Bigon.
I cattolici dem si stanno organizzando: la sensazione è che avanti così il Pd andà a schiantarsi, se non alle Europee, nel rivolo delle amministrative. Dario Franceschini non è più il garante della Schlein, Stefano Bonaccini sarebbe prossimo a dissotterrare l’ascia di guerra e perfino l’ex segretario dem, Nicola Zingaretti, che si sfila dalle Europee, è volato a Bruxelles per presentare la sua fondazione “Demo” quasi senza menzionare la grande assente, Elly Schlein. Sui territori non va meglio: dopo la Sardegna, anche in Campania ieri c’è stato un terremoto.
Cinque consiglieri comunali di Ercolano, importante comune alle porte di Napoli, hanno lasciato in blocco il Pd per aderire a Italia Viva.
“Il progetto di Italia Viva continua a crescere in sintonia con le esigenze del territorio.
Si rinforza il gruppo consiliare ed è la dimostrazione che stiamo lavorando nella giusta direzione per radicare il partito sul territorio e rinforzare un progetto riformista ed inclusivo” - è quanto afferma Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano, vice presidente nazionale ANCI, commentando l’adesione di cinque consiglieri comunali al gruppo di Italia Viva.
“Benvenuti in Italia Viva ai 5 consiglieri dem Ciro Bonajuto