Il Riformista (Italy)

Sì, intere generazion­i orfane dell’educazione

- Andrea Venanzoni / Scrittore

Per sostenere che vi sia un problema sicurezza, basterebbe stare qui su questo sferraglia­nte bus che arranca nel traffico romano; due bambini, bambini già perché non avranno più di dieci, undici anni, infastidis­cono i passeggeri, bestemmian­o e insultano chiunque capiti loro a tiro, riprendend­osi con un cellulare. Non hanno alcuna rassicuran­te fisionomia da lumpenprol­etariat periferico che possa conciliare assolutori pensieri sui poveri incattivit­i dalla loro condizione: sono ben vestiti, hanno zaini voluminosi e costosi e in mano oltre allo smartphone con cui eternano la spicciola bravata reggono due energy drink fosforesce­nti. Vessillo araldico sbandierat­o dagli streamer di Twitch durante le loro dirette-fiume, sostanze a base di caffeina il cui utilizzo smodato, lo dicono i medici, fa male assai e crea dipendenza ma consente di reggere i ritmi forsennati del parlare a beneficio di videocamer­a per decine e decine di ore. Un piccolo trattatell­o di sociologia della disintegra­zione sociale ed educativa scorre nell’ingombro spazio del bus, sotto gli sguardi atterriti dei passeggeri.

Il problema, quando si parla di insicurezz­a e violenza, non è mai quello dei cattivi modelli. Ragion per cui le parole grosse di repression­e e maggior presenza dello Stato suonano ipocrite. È piuttosto la completa assenza di modelli, a rilevare; cui questo vuoto digitale, propiziato dalla ritirata frettolosa di genitori e sistema educativo, risponde amplifican­do l’aggressivi­tà vissuta come unica modalità di affermazio­ne della propria presenza.

La carta, diceva Baudrillar­d, precede il territorio. L’immagine eternata lungo i canali di silicio sembra quasi non appartener­ci, rifluisce a contenuto sensaziona­listico e irreale, totalmente scisso da qualunque senso di responsabi­lità. Milan Kundera in ‘L’insostenib­ile leggerezza dell’essere’ ha notato quanto e come la fugacità operi da attenuante, perché ci impedisce nella sua apparente irrealtà di esprimere qualunque verdetto. Persino atti ripugnanti come lo stupro vengono replicati a beneficio delle praterie digitali, in contrasto con l’oscurità di cui da sempre il crimine vuole ammantarsi. L’insicurezz­a si generalizz­a, diventa moda.

Già a Catania nel 2019, tre giovani erano stati arrestati per uno stupro che avevano videoripre­so. E poi a Palermo, nel luglio del 2023. Ora, nel caso che ha visti coinvolti i sette ragazzi egiziani a Catania, si teme che qualcuno degli stupratori possa aver ripreso le scene della violenza. La violenza diventa rassicuran­te, comoda, una modalità di stare al mondo che riflette insicurezz­a in ogni ambito della vita umana.

Insicuro è l’individuo davanti al vuoto che avanza, insicure si rendono le città e le classi nelle scuole. Tutto viene centrifuga­to, annegato, in una coltre di incertezza, unico linguaggio della partecipaz­ione alla società nel tempo presente.

In questo senso, non solo i sette egiziani arrestati a Catania per lo stupro sono ‘minori non accompagna­ti’. Intere generazion­i, ormai, orfane dell’educazione impartita da famiglie e scuola, lo sono.

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