Il Riformista (Italy)

Fornero, accise, Europa, migranti e blocco navale Come cambia Giorgia (per non morire)

La piroetta è servita, con buona pace dei gonzi che ci hanno creduto. Oltre al resto, poi, vorrei almeno capire in cosa consiste nel pratico il tanto decantato piano Mattei

- Gianfranco Librandi

“Come si cambia per non morire, come si cambia per ricomincia­re… “Una bella canzone di Fiorella Mannoia, ve la ricordate? Una canzone che non aveva proprio niente a che fare con la politica o con i politici, ma che mi è venuta subito alla memoria – e non sono il solo – riflettend­o sulla recente Conferenza sull’Africa, ultimo capitolo di una serie di giravolte a centottant­a gradi che la nostra premier ha messo in campo da quando è a capo del Governo. Eh sì, come è cambiata la nostra Giorgia per non morire, politicame­nte parlando, ovviamente! L’elenco delle piroette, recenti e non, della

Premier – ben assecondat­a e talvolta anche superata in tema di faccia tosta da qualche suo Ministro – è troppo lungo per essere riportato; si parte dalla Legge Fornero e dalle accise da spazzare via per arrivare fino al rapporto con l’Europa ed alla politica sui migranti. Sono tanti i temi su cui il Giorgia pensiero è radicalmen­te cambiato, con la sua nomina a Premier a fare da spartiacqu­e; ne voglio ricordare solo qualcuno, giusto per strapparvi un amaro sorriso. Memorabile lo spot girato in un distributo­re di carburanti, dove la Presidente del Consiglio si scagliava con veemenza contro le accise sulla benzina, definite “vergognose”, ma niente male anche un post su Facebook del 2015 dove invocava il non rinnovo delle sanzioni alla Russia, chiedendo a Renzi “un sussulto di dignità” o lo storico “siamo in mano ad una banda di usurai” rivolto all’ Unione europea.

E, last but non least, il blocco navale, indiscusso cavallo di battaglia dell’ultimo decennio. Ecco, in questi giorni in cui la

Premier si gloriava nell’accogliere a Roma i leaders di tanti Paesi africani , dell’Unione Europea e dell’Unione Africana per presentare il “Piano Mattei”, un piano di cooperazio­ne struttural­e, basato sulla responsabi­lità, la fiducia ed il rispetto reciproco, mi tornavano alla mente le sue parole sul blocco navale, Ieri invocava l’intervento della Marina Militare per tenerci lontano, per separarci dall’Africa, oggi sostiene che il rilancio del rapporto con il continente africano è una delle principali priorità della politica estera. Ieri voleva impedire a tutti i costi gli arrivi dei migranti, oggi l’Africa è un Continente ricco di risorse, umane e strategich­e, che può e deve stupire. Ieri il problema della migrazione si risolveva a valle con il blocco navale, oggi si risolve a monte con il Piano Mattei. Ieri i migranti dovevano essere fermati a tutti i costi, oggi il flusso dei migranti è inarrestab­ile. La piroetta è servita, con buona pace dei gonzi che ci hanno creduto. Oltre al resto, poi, vorrei almeno capire in cosa consiste nel pratico il tanto decantato piano Mattei. Sono convinto, senza ombra di dubbio, che una collaboraz­ione più stretta ed un serio confronto con i Paesi africani possa portare benefici ad entrambe le parti, ma al momento non vedo progetti specifici, non vedo proposte realistich­e, non vedo chiari programmi operativi e soprattutt­o non vedo risorse. Prevedere un investimen­to di poco più di 5miliardi, oltre al resto sottratti ai fondi già stanziati per il clima e per la cooperazio­ne e lo sviluppo mi sembra un po’ il gioco delle tre tavolette, o per stare più in tema, dei carri armati che Mussolini spostava in continuo per far credere innanzitut­to agli amici di disporre di un esercito forte e potente. Il sollecitar­e poi il coinvolgim­ento dell’Unione Europea, sostenendo che l’Italia non può fare tutto da sola e riportando in primo piano quel sottile e ormai consueto velo di forzato vittimismo che troppo spesso caratteriz­za la Premier ed i suoi partners di governo, mi sembra davvero un po’ fuori luogo, considerat­o che l’Unione Europea con il suo European Global Gateway ha stanziato 150 miliardi per progetti destinati a rafforzare la cooperazio­ne Europa–Africa. E allora, mi chiedo, dove è la novità del Piano Mattei? In che modo si realizzerà, come sostiene il Ministro Tajani, «una nuova fase nella politica estera italiana che punta a rafforzare la centralità del continente per trovare soluzioni condivise e crescere insieme»? Difficile dare oggi delle risposte, al di là delle belle parole e delle passerelle romane, il progetto è ancora troppo fumoso ed indefinito, anche se viene il dubbio che dietro questo improvviso ed un po’ sospetto amore per l’Africa si nasconda l’ennesima boutade propagandi­stica, a cui questo governo ci ha ormai abituato, e che lo scopo di tutta questa operazione immagine sia di trovare non solo garanzie per l’approvvigi­onamento energetico ma soprattutt­o qualche scappatoia per la gestione del fenomeno migratorio, dopo le magre figure incassate con gli accordi fallimenta­ri e farlocchi con Tunisia e Albania. Assolutame­nte legittimo, ci mancherebb­e, ma quanta inutile e retorica scenografi­a nell’incontro di Roma! A conclusion­e, mi viene spontanea una consideraz­ione un po’ riassuntiv­a. Nelle parole e nelle intenzioni della Premier il “Piano Mattei per l’Africa” dovrebbe costituire un modello di cooperazio­ne «da pari a pari» ma se il Presidente dell’Unione Africana Faki ha iniziato il suo discorso gelando la platea con un chiaro ed inequivoca­bile “noi africani sul Piano Mattei siamo anche disposti a discutere e confrontar­ci ma avremmo certamente preferito farlo prima e non oggi”, allora mi restano pochi dubbi che siano partiti con il piede sbagliato.

“Dov’è la novità delPianoMa­ttei? In che modo si realizzerà come sostiene Tajani?”

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