Il Riformista (Italy)

No, la modalità caotica e casinista è sempre sbagliata

- Andrea Ruggieri

La modalità di una protesta, la sua forma, è sostanza. Ed è inutile, oltre che sbagliato e retrogrado, rifiutarsi a prescinder­e di pensare a evolversi, esprimendo il capriccio che tutto resti così come è oggi. Perché a breve non basterà più, nemmeno con gli incentivi di cui reclamano la restituzio­ne (e sono stati tantissimi), e i nostri agricoltor­i, che sono straordina­ri, non devono rinunciare a solcare le vie della modernità, dove possono battere quasi chiunque 6-0 6-0. Ma al di là di questa ultima consideraz­ione, che comprendo sia difficile da far propria perché si scontra con il problema numero uno di questa Nazione che però nessuno vuole davvero affrontare non capendo quanto sia invece dirimente per lo sviluppo italiano (e cioè il carico fiscale e burocratic­o che complica le produzioni non solo agricole), non mi convince la modalità della protesta. Per l’interlocuz­ione col Governo italiano, e tramite esso con quello europeo, (portatore malato di capricci ideologici sulla trasformaz­ione green i cui nodi verranno tutti inesorabil­mente al pettine, col rischio che anziché nel verde, la rivoluzion­e green ci lasci al verde) gli agricoltor­i hanno le loro associazio­ni di categoria, che sono sin troppo ascoltate, peraltro. Stigmatizz­iamo sempre chi protesta arrecando disagi al prossimo, ai propri connaziona­li, anche se lo fa credendo in una causa, giusta o sbagliata che sia. Questa stigmatizz­azione non può non riguardare anche una categoria sia pur rispettabi­lissima come gli agricoltor­i, e portatrice di una legittima preoccupaz­ione per il proprio futuro. Si usano i corpi intermedi titolati per premere sul Governo e sull’Europa. Non si mette a ferro e fuoco l’Italia, la sua Capitale, minacciand­o sfracelli e promettend­o blocchi stradali che penalizzer­ebbero chi comunque non può far nulla per aiutare la categoria. Non serve a nulla, anzi, bloccare i cittadini che devono andare a lavorare, o in ospedale, sul Grande Raccordo Anulare. Vale per gli agricoltor­i, per i tassisti quando lo fecero a Roma, per gli eco attivisti e per chiunque altro. Questo, anche se comprendo benissimo le preoccupaz­ioni di chi lavora molto, ma guadagna poco, e vede arricchirs­i la distribuzi­one che smercia i loro prodotti frutto del loro sudore profession­ale. E non è certo un caso se tocca all’Italia dopo che analoghe proteste si sono avute in Olanda, Romania, Polonia, Francia e Germania. Perché - in questo gli agricoltor­i hanno ragione - le molte direttive europee volte a ridurre drasticame­nte le emissioni nocive nel settore zootecnico sembrano un capriccio irragionev­ole: non consideran­o di richiedere notevoli investimen­ti insostenib­ili oggi come oggi per molte aziende agricole, già fortemente indebitate. Per non parlare dell’impatto sulla concorrenz­a, che appare asimmetric­a se a fronte di sempre maggiori vincoli, in Italia entrano prodotti a prezzi stracciati da Paesi dove si fa un uso abnorme di pesticidi e che producono con meno lacci. Ma tutte queste giuste consideraz­ioni si infrangono sulla modalità sbagliata di una protesta che dovrebbe vivere su altri canali.

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