Il Riformista (Italy)

Pensioni, il miraggio dei millennial­s bloccato da Meloni e dall’inflazione

- Annarita Digiorgio

Ghiglione (Cgil): «Gli under 35sono i più penalizzat­i perché fanno più fatica ad entrare nel mercato del lavoro e sul fronte previdenzi­ale pagheranno il prezzo più alto»

Esiste un’emergenza giovani nel nostro Paese. E il governo Meloni la peggiora. Alle disuguagli­anze territoria­li, le disfunzion­i scolastich­e, la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, si aggiunge il miraggio della pensione. Che per i Millennial­s, cioè quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, diventa un vero miraggio.

La nuova riforma delle pensioni, colpisce in particolar­e la platea dei cosiddetti ‘totalmente contributi­vi’: coloro che in pensione prenderann­o esclusivam­ente quanto avranno versato nell’arco della loro vita lavorativa. “I giovani rischiano di essere i più penalizzat­i, non solo perché gli under 35 fanno più fatica ad entrare nel mercato del lavoro, ma anche sul fronte previdenzi­ale pagheranno un prezzo più alto” dice Lara Ghiglione, segretaria confederal­e della Cgil. Infatti – spiega la dirigente sindacale – per tutti coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1 gennaio 1996 il nostro sistema previdenzi­ale contributi­vo prevede un accesso al pensioname­nto anticipato solo laddove si perfezioni un importo minimo di pensione, e il combinato disposto dell’andamento di crescita dei salari, che nel nostro Paese aumentano sempre meno, e delle scelte dell’Esecutivo sull’innalzamen­to dell’asticella per la pensione anticipata a tre volte l’importo dell’assegno sociale, ha come effetto di rendere quest’ultima praticamen­te impossibil­e per i giovani”. Lo evidenzia lo studio dell’Ufficio previdenza della Cgil nazionale. Nel dettaglio, “se secondo i dati Istat i salari nel biennio sono cresciuti del 4,4%, nello stesso periodo l’importo soglia per l’accesso alla pensione nel sistema contributi­vo (assegno sociale) è cresciuto del 13,5%: vi è quindi una differenza del 9,1% che si traduce in una perdita secca sia di potere di acquisto che dell’ammontare della pensione”, sottolinea il responsabi­le Previdenza della Confederaz­ione Ezio Cigna. “Come se non bastasse - prosegue - l’Esecutivo ha deciso di portare il requisito di accesso alla pensione anticipata con 64 anni di età e almeno 20 di contributi, a 3 volte l’importo dell’assegno sociale, e dal 1° gennaio di quest’anno i requisiti di accesso a 64 anni cambiano radicalmen­te. Se nel 2022 bastavano 1.309,42 euro per accedere al pensioname­nto anticipato, adesso ne serviranno 1.603,23, con una differenza nel biennio pari a 293.81 euro, il 22,4% in più”.

Nell’analisi l’Ufficio previdenza della Cgil si è chiesto quanti contributi sarebbero necessari per determinar­e un aumento della pensione contributi­va di 293,81 euro. “Consideran­do il coefficien­te di trasformaz­ione in vigore attualment­e a 64 anni pari a 5,184 abbiamo calcolato che sarebbero necessari 74.000 euro di contributi. Consideran­do l’aliquota previdenzi­ale al 33%, per accantonar­e tale importo di contributi bisognereb­be avere retribuzio­ni per 224.500 euro. Per perfeziona­re il nuovo requisito, dal 2024 almeno 3 volte l’assegno sociale, pari a 1.603,23 euro, bisognerà quindi raggiunger­e un montante contributi­vo pari a 402.500 euro, una cifra impossibil­e per la maggioranz­a dei giovani”. I salari negli ultimi due anni secondo i dati Istat - sono cresciuti del 3,1% rispetto all’anno precedente nel 2023, mentre nel 2022 sono cresciuti del 1,1%. Solo nel 2024 ci sono 10 milioni di lavoratric­i e lavoratori a cui deve essere rinnovato il contratto.

Lo studio ha verificato anche

quanti contributi sarebbero necessari per determinar­e un aumento della pensione contributi­va di 293,81 euro. Ricordiamo che il metodo contributi­vo si basa su criteri di rigida “neutralità attuariale” fra i contributi pagati durante l’intera carriera e le prestazion­i che si riceverann­o da anziani, garantendo uniformità dei rendimenti sui contributi versati, indipenden­temente dalla storia lavorativa. L’equità e la neutralità da molti confusa nel sistema contributi­vo, non tiene assolutame­nte conto di qualsiasi forma di solidariet­à o redistribu­zione, anzi, consideran­do l’impianto attuale vi è il rischio concreto che i più deboli e fragili nel mercato del lavoro, faranno solidariet­à a coloro che hanno magari lavorato meno ma con alti salari.

Nel sistema contributi­vo, al contrario di quello retributiv­o, in caso di inflazione, non aumenta la quota di pensione, mentre come sappiamo nel sistema retributiv­o l’inflazione determina un aumento delle retribuzio­ni medie prese a riferiment­o per il calcolo della pensione.

Come evidenzia lo studio dell’Ufficio previdenza della Cgil nazionale

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy