Il Riformista (Italy)

L’obiettivo di Teheran? Diventare come la Corea del Nord

- Mariano Giustino

L’ideologia fondante della Repubblica islamica iraniana è basata sulla conquista della comunità sunnita per poi dominare il mondo. Questa è la missione che ogni sciita osservante deve perseguire per preparare la umma al ritorno di Muhammad al-Mahdī, l’ultimo imam che per gli sciiti duodeciman­i e per gli alawiti è «il ben guidato da Dio». Secondo la credenza sciita egli non è mai morto, si è occultato nel 940 per sfuggire all’ostilità del califfo abbaside, e resterà tale fino alla fine dei giorni quando riapparirà come il Mahdī, atteso per la rivivifica­zione del primo e più puro Islam. Ogni sciita deve fare ciò che facilita il suo ritorno, lo deve fare per conquistar­e il mondo. Tutto ciò viene insegnato nelle scuole iraniane a partire dalle elementari. L’obiettivo di Teheran è diventare come la Corea del nord, un paese che nessuno oserebbe minacciare. Intanto, la tappa intermedia è quella di scacciare gli Usa e il suo «alleato sionista», Israele, dal Medio Oriente, visto come «usurpatore» ed «entità intrusa», e dotarsi dell’arma nucleare per affermare la propria egemonia nel mondo islamico e oltre. La retorica estremista, bellicosa e religiosa dell’Iran, combinata con i notevoli progressi nel suo programma nucleare militare, lo ha reso una delle maggiori «minacce esistenzia­li» per Israele e per l’Occidente. “Teheran non è mai stata così vicina alla costruzion­e della sua arma nucleare”, si legge in un recente rapporto dell’Institute for Science and Internatio­nal Security (Isis) con sede a Washington. Se l’Iran volesse arricchire ulteriorme­nte il suo uranio, fino al 90%, necessario per la costruzion­e di ordigni nucleari, potrebbe essere in grado di farlo rapidament­e in una settimana, utilizzand­o solo una frazione del suo uranio arricchito già oggi al 60%, si sostiene nel rapporto Isis.

Questo arricchime­nto potrebbe essere difficile da individuar­e tempestiva­mente per gli ispettori dell’Agenzia internazio­nale per l’energia atomica (Aiea), dal momento che Teheran ostacola le ispezioni delle sue centrifugh­e. Il rapporto sostiene anche che il regime iraniano potrebbe costruire sei bombe in un mese e 12 nei successivi cinque mesi, celando al mondo intero l’implementa­zione del suo programma.

Gli ayatollah sono sornioni, si dichiarano lontani dalla guerra, ma dal 7 ottobre sono già 166 gli attacchi condotti contro le forze statuniten­si in Medio Oriente e in tutti questi attacchi vi è sempre stata la mano di Teheran attraverso i suoi proxi. L’Iran in realtà ha una sua strategia ben precisa, preferisce stare dietro le quinte in attesa dell’arma nucleare e delega ai suoi proxi ogni sorta di iniziativa terroristi­ca nella speranza di riaffermar­e la sua egemonia nel mondo islamico. Gli Accordi di Abramo erano visti da Teheran come un grande ostacolo per questo suo progetto egemonico, esclusi dalla completa ristruttur­azione politica ed economica di tutto il Medio Oriente. Per questo sostiene con tutte le sue forze il cosiddetto «asse della resistenza». È impensabil­e che gli ayatollah rinuncino alle loro mire geopolitic­he e che abbandonin­o i loro alleati per procura operanti in quattro paesi del Medio Oriente: Siria, Iraq, Libano e Yemen. Ricordiamo che Teheran è sotto sanzioni statuniten­si dal 2018, quando l’allora presidente Trump ritirò il suo paese da uno storico accordo sul nucleare che concedeva all’Iran un alleggerim­ento delle sanzioni in cambio di restrizion­i alle sue attività nucleari.

Ora l’amministra­zione Biden si mostra disponibil­e ad allentare le sanzioni nella speranza di attirare nuovamente gli iraniani nell’accordo sul nucleare. Se ciò dovesse avvenire con la revoca delle sanzioni la qualità dei pacchetti di droni e missili che l’Iran intende implementa­re farebbe un altro grande balzo in avanti e le tasche dei guardiani della rivoluzion­e tornerebbe­ro piene di contanti permettend­o loro di fare shopping sui mercati globali per integrare la componenti­stica dei propri missili balistici, da crociera e droni, rendendoli più intelligen­ti, più veloci e questo aumentereb­be la minaccia per le basi americane e per gli alleati. Intanto l’Iran punta a più strette relazioni con Russia e Cina, in linea con l’asse della nuova dottrina di politica estera, quella della «Visione a Est», voluta dalla guida suprema Khamenei con la rottura dello slogan del 1979, «né l’Oriente né l’Occidente».

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