Piano Mattei, bene l’impegno politico ma i soldi per la nuova strategia?
La mancanza di nuovi finanziamenti per attuarlo significa che questo sarà insufficiente nell’affrontare sfide urgenti come quelle del cambiamento climatico e della povertà estrema
Roma. La settimana scorsa si è tenuto il vertice Italia-Africa per “lanciare una relazione da pari a pari”, secondo la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Davanti a capi di stato e di governo africani, vertici dell’UE e di organizzazioni internazionali, la premier ha annunciato le grandi linee del tanto atteso Piano Mattei. L’impegno politico dimostrato da questo governo deve essere riconosciuto, tuttavia la mancanza di nuovi finanziamenti per attuare il piano significa che questo sarà insufficiente nell’affrontare sfide urgenti come quelle del cambiamento climatico e della povertà estrema. Infatti non sono state annunciate nuove risorse dedicate alla strategia. La copertura finanziaria del Piano Mattei sarà garantita da una dotazione totale di 5,5 miliardi di euro, di cui 3 miliardi provenienti dal Fondo Italiano per il Clima e 2,5 miliardi dal bilancio della cooperazione allo sviluppo. Questo fondo di recente istituzione, che ha l’obiettivo di sostenere i Paesi a basso reddito nella lotta alla crisi climatica, compare già nella legge di bilancio del 2022 con una dotazione quadriennale di 3,6 miliardi, di cui il 70% destinato a progetti nel continente africano. Le sfide del ventunesimo secolo non possono essere affrontate senza una cooperazione significativa. Per queste ragioni è deludente che la Premier non abbia colto l’occasione del primo evento pubblico della Presidenza del G7 per rispettare la promessa di collocare lo 0,7% del reddito nazionale lordo agli Aiuti Pubblici allo Sviluppo e annunciare l’impegno ad accelerare le riforme delle istituzioni che forniscono finanziamenti ai Paesi a basso reddito. L’esempio lampante è quello delle Banche Multilaterali di Sviluppo, come la Banca Mondiale, che hanno come missione di combattere l’estrema povertà e che, secondo gli esperti, sarebbero in grado di erogare 1.000 miliardi di dollari in più, se modernizzate. Allo stesso modo la Presidente del Consiglio avrebbe potuto annunciare che, con il Piano Mattei, l’Italia si sarebbe impegnata a redistribuire almeno il 30% della quota italiana di
Diritti Speciali di Prelievo emessi nel 2021, una moneta di riserva del Fondo Monetario Internazionale, a disposizione dei Paesi che hanno bisogno di maggiore spazio fiscale.
L‘annuncio fatto lunedì rischia di dirottare gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo, ossia fondi concepiti per raggiungere i paesi a basso reddito dalla Farnesina, verso la nuova strategia, o semplicemente etichettare come Piano Mattei la normale attuazione della politica di cooperazione italiana. Ciò è preoccupante, soprattutto se inserito in un contesto che vede ridursi la proporzione degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo a favore di priorità interne legate alla gestione dei flussi migratori e delle relative spese, che non escono dai confini italiani. Per quanto riguarda il Fondo Italiano per il Clima, gli annunci della Premier portano al suo quasi totale assorbimento da parte del piano Mattei. Inoltre resta da vedere se i progetti finanziati dal piano con queste risorse seguiranno le direttive del Fondo, assicurando che sia in linea con gli accordi internazionali sulla finanza climatica. La Presidente del Consiglio aveva precedentemente citato questo fondo come uno dei principali pilastri della finanza climatica. Reindirizzando queste risorse, l’Italia segue la tendenza comune dei Paesi del Nord globale: prendere impegni in supporto al continente africano e non mantenerli. Un recente studio condotto da ONE Campaign ha rilevato che due terzi delle risorse che i Paesi donatori hanno dichiarato essere destinate a finanziare progetti per combattere il cambiamento climatico nei paesi a basso reddito, in realtà non sono mai state erogate o sono state spese per iniziative che avevano poco a che fare con la questione. Come ha detto Moussa Faki, il presidente della Commissione dell’Unione Africana, all’apertura del vertice, “non ci bastano le promesse, passate dalle parole ai fatti”. Le risorse di attuazione del Piano Mattei sono semplicemente insufficienti. I futuri di Europa e Africa sono legati tra loro, a partire dalle crisi sanitarie che non conoscono confini, fino al cambiamento climatico che minaccia tutti indistintamente, ma le cui conseguenze hanno un impatto maggiore sui Paesi a basso reddito, ossia i meno responsabili di questo fenomeno. I Paesi africani potrebbero posizionarsi come leader globali nella creazione di un futuro più sostenibile. Il Piano Mattei, il vertice Italia-Africa e la Presidenza del G7 rappresentano un’opportunità per il nostro Paese di promuovere azioni decisive, ma anche di aumentare la propria leadership nella comunità internazionale, per portare avanti azioni multilaterali. Tuttavia, affinché ciò avvenga, il governo deve agire con determinazione e intraprendere azioni concrete, tra cui incrementare notevolmente i finanziamenti per affrontare le crisi comuni. *Responsabile e coordinatore advocacy One Campaign Italia