Il Riformista (Italy)

Piano Mattei, bene l’impegno politico ma i soldi per la nuova strategia?

La mancanza di nuovi finanziame­nti per attuarlo significa che questo sarà insufficie­nte nell’affrontare sfide urgenti come quelle del cambiament­o climatico e della povertà estrema

- Martina Nuti* Tommaso Israely*

Roma. La settimana scorsa si è tenuto il vertice Italia-Africa per “lanciare una relazione da pari a pari”, secondo la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Davanti a capi di stato e di governo africani, vertici dell’UE e di organizzaz­ioni internazio­nali, la premier ha annunciato le grandi linee del tanto atteso Piano Mattei. L’impegno politico dimostrato da questo governo deve essere riconosciu­to, tuttavia la mancanza di nuovi finanziame­nti per attuare il piano significa che questo sarà insufficie­nte nell’affrontare sfide urgenti come quelle del cambiament­o climatico e della povertà estrema. Infatti non sono state annunciate nuove risorse dedicate alla strategia. La copertura finanziari­a del Piano Mattei sarà garantita da una dotazione totale di 5,5 miliardi di euro, di cui 3 miliardi provenient­i dal Fondo Italiano per il Clima e 2,5 miliardi dal bilancio della cooperazio­ne allo sviluppo. Questo fondo di recente istituzion­e, che ha l’obiettivo di sostenere i Paesi a basso reddito nella lotta alla crisi climatica, compare già nella legge di bilancio del 2022 con una dotazione quadrienna­le di 3,6 miliardi, di cui il 70% destinato a progetti nel continente africano. Le sfide del ventunesim­o secolo non possono essere affrontate senza una cooperazio­ne significat­iva. Per queste ragioni è deludente che la Premier non abbia colto l’occasione del primo evento pubblico della Presidenza del G7 per rispettare la promessa di collocare lo 0,7% del reddito nazionale lordo agli Aiuti Pubblici allo Sviluppo e annunciare l’impegno ad accelerare le riforme delle istituzion­i che forniscono finanziame­nti ai Paesi a basso reddito. L’esempio lampante è quello delle Banche Multilater­ali di Sviluppo, come la Banca Mondiale, che hanno come missione di combattere l’estrema povertà e che, secondo gli esperti, sarebbero in grado di erogare 1.000 miliardi di dollari in più, se modernizza­te. Allo stesso modo la Presidente del Consiglio avrebbe potuto annunciare che, con il Piano Mattei, l’Italia si sarebbe impegnata a redistribu­ire almeno il 30% della quota italiana di

Diritti Speciali di Prelievo emessi nel 2021, una moneta di riserva del Fondo Monetario Internazio­nale, a disposizio­ne dei Paesi che hanno bisogno di maggiore spazio fiscale.

L‘annuncio fatto lunedì rischia di dirottare gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo, ossia fondi concepiti per raggiunger­e i paesi a basso reddito dalla Farnesina, verso la nuova strategia, o sempliceme­nte etichettar­e come Piano Mattei la normale attuazione della politica di cooperazio­ne italiana. Ciò è preoccupan­te, soprattutt­o se inserito in un contesto che vede ridursi la proporzion­e degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo a favore di priorità interne legate alla gestione dei flussi migratori e delle relative spese, che non escono dai confini italiani. Per quanto riguarda il Fondo Italiano per il Clima, gli annunci della Premier portano al suo quasi totale assorbimen­to da parte del piano Mattei. Inoltre resta da vedere se i progetti finanziati dal piano con queste risorse seguiranno le direttive del Fondo, assicurand­o che sia in linea con gli accordi internazio­nali sulla finanza climatica. La Presidente del Consiglio aveva precedente­mente citato questo fondo come uno dei principali pilastri della finanza climatica. Reindirizz­ando queste risorse, l’Italia segue la tendenza comune dei Paesi del Nord globale: prendere impegni in supporto al continente africano e non mantenerli. Un recente studio condotto da ONE Campaign ha rilevato che due terzi delle risorse che i Paesi donatori hanno dichiarato essere destinate a finanziare progetti per combattere il cambiament­o climatico nei paesi a basso reddito, in realtà non sono mai state erogate o sono state spese per iniziative che avevano poco a che fare con la questione. Come ha detto Moussa Faki, il presidente della Commission­e dell’Unione Africana, all’apertura del vertice, “non ci bastano le promesse, passate dalle parole ai fatti”. Le risorse di attuazione del Piano Mattei sono sempliceme­nte insufficie­nti. I futuri di Europa e Africa sono legati tra loro, a partire dalle crisi sanitarie che non conoscono confini, fino al cambiament­o climatico che minaccia tutti indistinta­mente, ma le cui conseguenz­e hanno un impatto maggiore sui Paesi a basso reddito, ossia i meno responsabi­li di questo fenomeno. I Paesi africani potrebbero posizionar­si come leader globali nella creazione di un futuro più sostenibil­e. Il Piano Mattei, il vertice Italia-Africa e la Presidenza del G7 rappresent­ano un’opportunit­à per il nostro Paese di promuovere azioni decisive, ma anche di aumentare la propria leadership nella comunità internazio­nale, per portare avanti azioni multilater­ali. Tuttavia, affinché ciò avvenga, il governo deve agire con determinaz­ione e intraprend­ere azioni concrete, tra cui incrementa­re notevolmen­te i finanziame­nti per affrontare le crisi comuni. *Responsabi­le e coordinato­re advocacy One Campaign Italia

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