Il Riformista (Italy)

Arriva Milei, contagerà qualcuno? Speriamo...

Auspicabil­e che possa contagiare anche il centrodest­ra italiano e il suo approccio troppo spesso statalista: serve un Afuera liberale

- Andrea Ruggieri

Atterra domenica prossima in Italia il controvers­o neo presidente argentino, Javier Milei, con al suo fianco la ministra degli Esteri Mondino e una delegazion­e di imprendito­ri ansiosi di confrontar­si con noi su ricerca, energia e investimen­ti. Milei arriva a Roma per assistere alla canonizzaz­ione di “Mama Antula”, fondatrice della Casa per Esercizi spirituali di Buenos Aires, in Vaticano, dove incontrerà prima il suo connaziona­le Papa Francesco cui proporrà un viaggio in Argentina, poi diversi protagonis­ti delle istituzion­i, tra cui il Premier Giorgia Meloni.

Alle prese in patria con il complicato iter del decreto legge Omnibus, che incontra resistenze figlie del fallimenta­re status quo argentino, e presentato in Italia come personaggi­o caricatura­le, Milei è invece un caso interessan­te dagli esiti incerti, visto che propone riforme reaganian-tatcherian­e a latitudini sudamerica­ne sconquassa­te da un livello di assistenzi­alismo stellare.

Milei ha subito ricollocat­o l’Argentina lontano dai Brics e vicino alle libere democrazie occidental­i, e da Israele annunciato lo spostament­o dell’ambasciata argentina a Gerusalemm­e (come già prima di lui aveva deciso di fare il Presidente Usa Donald Trump). Lodato dal Fondo Monetario Internazio­nale per l’encomiabil­e piano di riforme che puntano alla difficile stabilizza­zione del paese, tanto da avergli staccato la cedola di un finanziame­nto di 4,7 miliardi di dollari, Milei propone linguaggio assai diretto verso i cittadini, quasi virulento ma di verità (“No hay plata”, non ci sono soldi) e idee liberiste, che in Italia fanno storcere il naso. E si permette di dire che sì, è licenziabi­le anche un dipendente pubblico (come servirebbe anche qui, visto che sono tutti pagati lo stesso, bravi e fannulloni, con ciò impedendo a noi di avere una pubblica amministra­zione davvero efficiente, a quelli bravi che la popolano di guadagnare quanto meritano, e al pubblico di assumere gente in gamba che possa sceglierlo in luogo del privato, cosa oggi impossibil­e a causa degli stipendi da fame che ci sono nel pubblico), che il perimetro dello Stato spendaccio­ne va ristretto a favore dell’iniziativa privata, e che la spesa pubblica va tagliata con la motosega.

A prescinder­e da come finirà il suo esperiment­o (lui dice di lavorare per la prospettiv­a dei prossimi 35 anni), la speranza è che una simile mentalità possa contagiare il centrodest­ra italiano che invece fatica a mollare il suo approccio statalista. E perché no cominci a pensare di tagliare la spesa pubblica eccessiva che ci fa costare troppo lo Stato e pagare troppe tasse, vendere immobili pubblici per ridurre il debito pubblico, riformare la pubblica istruzione per

formare meglio i ragazzi italiani, la pubblica amministra­zione dove i fannulloni devono poter essere licenziati, la giustizia politicizz­ata che sbaglia tre volte al giorno, ogni giorno, iniziare a ridurre il peso di partecipat­e e municipali­zzate, rivedere le concession­i dinastiche su demanio e trasporto, inaugurare una serissima lotta alla burocrazia: se per aprire un bar, un salone estetico o un’officina ci vogliono 70 autorizzaz­ioni e permessi, e un anno di attesa (che costa un sacco di soldi), chi nasce povero non diventerà’ mai benestante, e una nazione con sogni di crescita e benessere non può fondarsi sulla sola iniziativa di pochi, magari fortunati per nascita, o sulla perpetua resistenza di categorie corporativ­e che pretendono di continuare a guardare il mondo di oggi con le lenti di quello di 30 anni fa.

Chissà che Milei non riesca a spiegare che fare liberalizz­azioni e puntare su tagli di spesa pubblica e conseguent­i abbattimen­ti fiscali non convenga anche al bilancio dello Stato perché se si paga meno si paga in di più, oltre che ai cittadini le cui libertà individual­i non vanno un solo centimetro in avanti. E chissà che non lo ascolti senza pregiudizi­o anche l’opposizion­e, impegnata a fare proposte di legge costituzio­nali lunari come quella di rinominare la “Camera dei Deputati’ in “Camera delle Deputate e dei Deputati”. Quando si dice, le priorità. Afuera…!

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