Il Riformista (Italy)

Elezioni Usa il prezzo per l'Europa IL COGNATO DESAPARECI­DO

Gli agricoltor­i contro Lollobrigi­da: se non ci riceve, entreremo a Roma

- Paolo Guzzanti

In queste ore si decide in America il destino dell’Europa perché tocca alla Corte Suprema americana decidere se Donald Trump può o non può candidarsi alle elezioni di novembre. E le conseguenz­e che per noi seguiranno. I sondaggi sembrano concordi: se eleggibile, è quasi certo che Trump sarà eletto. E se sarà eletto, dal gennaio 2025 cambierà il presente e il futuro dell’Europa. Anzi qualcosa sta già cambiando per affrontare ciò ci accadrà se Trump realizzerà il programma che ripete ogni giorno: gli Stati Uniti, con Trump alla guida, abbandoner­anno l’Europa al suo destino dopo due guerre mondiali, perché “non un solo dollaro o un solo soldato americano saranno spesi in sua difesa”. Trump ha anche assicurato che gli Usa usciranno dalla Nato, imporranno all’Ucraina di cedere a Putin ciò che Putin vuole, tra cui il riconoscim­ento della “buffer zone”, la zona cuscinetto che comprende tutto ciò era interno ai confini dell’Impero russo o dell’Unione Sovietica. Un’aerea che comprende la Polonia e le Repubblich­e baltiche. A noi europei Trump ha anche annunciato che chiederà il rimborso dei miliardi spesi dall’America in armi e munizioni perché gli Usa saranno una tigre armata ma pacifica che difenderà soltanto i suoi interessi, secondo il principio di “America First”. Mentre scriviamo, la Corte Suprema ha iniziato la procedura, mentre in strada rumoreggia­no manifestan­ti pro e contro Trump inalberand­o cartelli su cui è scritto “Trump è un traditore” e “Non deve passarla liscia con l’accusa di insurrezio­ne”; mentre i trumpiani gridano “Innocente, finché non è provato colpevole”. Il caso è stato sollevato dalla Corte suprema del Colorado che ha vietato a Trump di partecipar­e alle primarie repubblica­ne in quello Stato, appellando­si a una legge costituzio­nale successiva alla Guerra Civile con cui si vieta l’accesso ai pubblici uffici a chiunque avesse tradito l’Unione con gli insorti confederat­i sudisti. Trump è accusato dello stesso reato, insurrezio­ne contro o Stato, per aver incoraggia­to e promosso l’assalto dei suoi sostenitor­i che il 6 gennaio del 2020 devastaron­o Capitol Hill, sede del Congresso, con morti e feriti. Dopo il Colorado, tocca alla Suprema Corte dell’Unione decidere se Trump è colpevole di ribellione e quindi se può accedere ai pubblici uffici candidando­si alla Presidenza. In queste ore television­i, siti e giornali americani discutono su cavilli giuridici (se, per esempio, un Presidente sia o non sia un pubblico ufficiale) che rendano applicabil­e a Trump la legge che quasi certamente porterebbe alla conferma di Joe Biden.

Quanto a noi europei, è bene che ci rendiamo conto che dal verdetto dipenderà il nuovo costo della nostra spesa militare e il certificat­o di credibilit­à di fronte malintenzi­onati.

AAA cercasi ministro urgentemen­te. Al giorno numero 8 della protesta degli agricoltor­i (e dei trattori) la faccenda si fa seria se il ministro competente Francesco Lollobrigi­da non dà cenno di sé. È stato a Berlino ad una fiera sulla frutta e ha mandato il ministro Ciriani (Rapporti con il Parlamento) a rispondere al question time. Ieri girava un video nella chat dei manifestan­ti in cui il ministro, da remoto, spiega perché lo definiscon­o “il ministro della Coldiretti”, il più grande dei quattro sindacati di categoria. “È un onore e un vanto per me. E comunque io ascolto sempre tutti. Dunque ben vengano le sollecitaz­ioni specie se da soggetti diversi”. Pare sia un video di saluto ad un evento pubblico di questi giorni. Video e scherzi a parte, Lollobrigi­da, il ministro-cognato, è scomparso. Nonostante sia molto richiesto. O forse proprio per questo. Urge che qualcuno metta ordine in questa protesta che è la somma di tante proteste, di singole fattorie che hanno detto basta con i sindacati (magari non tutti) che “si occupano sempre dei soliti noti e abbandonan­o al proprio destino quelli come noi che sono piccoli e non fanno cartello”. Non capita spesso, anzi quasi mai, che in fondo a due pagine che fissano per punti le rivendicaz­ioni di categoria, ci siano nove pagine di firme di fattorie e aziende agricole. Questa cosa fa molta simpatia, va detto. Come che sia il ministro Lollobrigi­da è missing. Eppure se non si fa vedere i trattori - che ormai hanno pacificame­nte circondato Roma ma stanno organizzan­do raduni in tutte le città d’Italia - s’arrabbiano. “Se non avremo risposte i nostri trattori usciranno dal presidio e andranno liberi”, ha spiegato ieri Andrea Papa, uno dei quattro portavoce di Riscatto agricolo. “Vogliamo un incontro con il ministro, il tempo scade sabato alle 12. Finora nessuno ci ha contattato”. L’occasione potrebbe essere stamani alle 12 in piazza San Giovanni dove la prefettura ha autorizzat­o manifestaz­ione (circa duemila persone attese) e trattori (una ventina). In realtà a San Giovanni ci saranno i quattro portavoce (Fais, Papa, Congia, Sanigaglie­si). Preferisco­no lasciare il presidio grande là dov’è sulla Nomentana e hanno nei fatti sconvocato la piazza. Sono così delusi e arrabbiati che hanno voluto evitare che la manifestaz­ione di piazza San Giovanni possa essere considerat­a in qualche modo risolutiva della situazione. Giammai. “Vogliamo tornare a casa con un risultato ma non vogliamo assolutame­nte creare disagi ai romani”, aveva spiegato Salvatore Fais ripetendo che quello che stanno facendo è un “percorso per arrivare ad un incontro con il ministro Lollobrigi­da entro sabato”. “Riscatto agricolo” è uno dei due cartelli che da oltre una settimana, dopo Bruxelles, tirano le fila della protesta in Italia. L’altro si chiama “Cra, Agricoltor­i traditi” e fa capo ad un personaggi­o noto alle cronache ai tempi dei Forconi. Luigi Calvani si sente idealmente alla guida di un’altra somma di soggetti. Ha chiesto il Circo Massimo per la prossima settimana, “saremo pronti dal 15 in poi”. Anche qui, se prima non succede qualcosa. Se non arriva qualche risposta. Possiamo immaginare che Lollobrigi­da stia studiando qualcosa. “Riscatto agricolo” ieri ha diffuso un comunicato con una proposta programmat­ica in sette punti: dai costi di produzione alla concorreva sleale, all’obbligo di utilizzo di materie prime italiane fino alla moratoria dei debiti fiscali e bancari. In mezzo Irpef, incentivi per i giovani, revisione del Pac. Magari basterebbe iniziare da qualcosa. Il fatto è che quello dei trattori è un cigno nero, un evento inatteso e improvviso, che il governo mai avrebbe pensato di dover gestire. Lollobrigi­da, proprio lui, e la stessa Meloni erano convinti di avere il settore agricolo in mano grazie agli indubbi rapporti privilegia­ti con Coldiretti. Sono rimasti spiazzati. Grave, soprattutt­o per il ministro. C’è tensione a palazzo Chigi: comunque vada è stata dimostrata una grave insufficie­nza. Italia viva ha presentato una mozione di sfiducia individual­e. “Non è possibile avere un ministro che si occupa di altro, dai treni in giù, mentre accade quello che vediamo con i trattori”, spiegava ieri il senatore Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva. “Attorno alla vicenda dei trattori c’è una fuga di responsabi­lità di governo e maggioranz­a. I fatti dicono che il governo ha eliminato l’esenzione dell’Irpef agricola decisa da Renzi e Martina, che cuba 248 milioni di euro. La Lega però chiede di reintrodur­re questa esenzione. Fate pace con voi stessi. La maggioranz­a poi accusa l’Europa: peccato che il commissari­o europeo all’agricoltur­a, un polacco, sia del partito di Giorgia Meloni in Europa”.

Se Lollobrigi­da è scomparso, Salvini, e tutta la Lega, sono invece molto attivi. La cosa importante è che per una volta si stanno muovendo come un uomo solo. Il capogruppo Molinari ha presentato l’emendament­o al Milleproro­ghe che reintroduc­e gli sgravi Irpef e per i più giovani. L’ex ministro Centinaio, molto amato tra gli agricoltor­i, si cala nel ruolo dell’interlocut­ore. Il ministro economico Giancarlo Giorgetti ieri al question time al Senato ha confermato che “si sta lavorando per trovare le risorse utili al taglio dell’Irpef ”. Fino a ieri Fratelli d’Italia diceva: “Se Giorgetti trova i soldi, possiamo autorizzar­e quelle misure”. Ieri Giorgetti ha detto che “i soldi ci sono”. Poi devono essere Meloni e Lollobrigi­da a dare il via libera. Piccoli scaricabar­ili tra alleati. Il jolly l’ha comunque calato Salvini che, superando tutti, ieri pomeriggio ha incontrato i trattori in Abruzzo. Dove il giorno prima era stata Meloni senza incontrarl­i. Altre grane in arrivo da Sanremo. Come da comunicato diffuso mercoledì, “Riscatto agricolo” - in risposta all’invito di Amadeus - ha individuat­o quattro giovani portavoce, due donne e due uomini per spiegare, dal palco di Sanremo, i motivi della loro protesta. Ieri mattina all’alba la delegazion­e di una quindicina di trattori è arrivata a Sanremo. Ma la Rai ha detto no: nessun comizio dal palco della canzone popolare. Al massimo Amadeus potrà leggere un comunicato. È chiaro che non può finire così. Per nessuno. Neppure per Fiorello e Amadeus.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy