Il Riformista (Italy)

Ripartiamo dalle scuole per combattere il bullismo

Dobbiamo sostenere e aiutare la scuola, dando la giusta formazione a insegnanti e dirigenti, creando una rete di ascolto e di controllo efficace

- Gabriele M.Sada* *Ceo ScuolaZoo

Negli ultimi giorni alcuni fatti di cronaca con protagonis­ti studenti e scuole sono tornati alla ribalta. A Varese un ragazzo di 17 anni ha accoltella­to alla schiena una professore­ssa, con l’aggravante che, dalle prime indagini, sembrerebb­e esserci la premeditaz­ione e un desiderio di vendetta per una bocciatura che in realtà non era mai arrivata. A Pieve Emanuele un ragazzo di 16 anni è stato accoltella­to a una gamba da un coetaneo, pare per motivi legati a una ragazza. Per qualche giorno ancora se ne parlerà: aggiorname­nti sullo stato di salute delle vittime, cronaca dei procedimen­ti giudiziari che coinvolgon­o gli aggressori, qualche intervista. E poi, come tanti altri casi simili, ce ne dimentiche­remo. Fino al prossimo caso: perché sì, ci sarà un altro caso, è solo questione di tempo. Sarebbe invece opportuno e utile andare alla radice del fenomeno, chiedersi il perché, indagare cosa si sarebbe potuto fare per evitare casi simili, portare soluzioni e lavorare perché il disagio giovanile possa trovare un supporto e per far sì che chiunque sia vittima di bullismo - perché di questo stiamo parlando, di un fenomeno che prende diverse forme, dalle più violente ed eclatanti a quelle più subdole e silenti, possa avere la garanzia di un aiuto concreto e reale.

Nei giorni scorsi, in vista della Giornata Internazio­nale contro il Bullismo e il Cyberbulli­smo che si tiene ogni anno il 7 febbraio, ScuolaZoo ha effettuato diverse indagini, avendo la fortuna (e la responsabi­lità) di parlare ogni giorno a oltre quattro milioni di ragazzi attraverso i propri canali social.

I dati emersi devono essere fonte di riflession­e. Oltre ai numeri impression­anti dei ragazzi che sono stati vittime di episodi di bullismo o cyberbulli­smo (uno studente su due lo ha dichiarato) sono le risposte relative alla scuola a doverci dare una svegliata. I risultati evidenzian­o che il 45% degli studenti pensa che all’interno della propria scuola il fenomeno del bullismo non sia adeguatame­nte affrontato e gestito, mentre il 30% ritiene che il fenomeno sia affrontato solo in parte. Un altro dato interessan­te rivela che solo l’8% delle scuole ha adottato un efficace protocollo di gestione del problema. Il 69% degli studenti sostiene che un protocollo anti-bullismo non esiste (o non ne conosce l’esistenza), mentre il 20% sa della sua esistenza ma lo ritiene insufficie­nte. Interessan­te è anche il punto di vista dei ragazzi sul ruolo degli adulti, in particolar­e dei propri insegnanti: solo il 18% tra gli studenti che hanno assistito ad episodi di bullismo ha informato un insegnante. Mancanza di fiducia o incapacità nell’aprirsi: ma di certo sintomo di una relazione zoppa.

Colpa delle scuole, quindi? No, sia chiaro. Non è un j’accuse, anzi: è il punto di non ritorno per una situazione che ci sta sfuggendo di mano e la richiesta, disperata a volte, di rimettere la scuola al centro della vita dei ragazzi. Sostenendo­la, aiutandola, dotandola di mezzi e strumenti, dando la giusta formazione a insegnanti e dirigenti, creando una rete di ascolto e di controllo efficace. Il bullismo, in qualsiasi delle sue mille forme, è oggi un fenomeno complesso e difficile da intercetta­re, molto cambiato rispetto ad anni fa e radicalizz­atosi negli ultimi anni. La scuola ne rimane l’epicentro: è qua che i ragazzi passano la maggior parte delle loro giornate, ed è qua che spesso si formano i gruppi di bulli in cui la responsabi­lità del singolo si annulla e la violenza affiora. Ma oggi il bullismo prosegue anche dopo: tra commenti sui social, gruppi di chat, account, le forme sono tante e soprattutt­o sono sempre presenti. E, ogni tanto, prendono strade incomprens­ibili: prendono la forma di un coltello da cucina o di un pugno sul volto.

Cosa serve oggi? Ascolto dei ragazzi, in primis. Oggi gli adolescent­i vivono un periodo complesso in cui le certezze sono sempre meno, i cambiament­i tanti e non hanno, il più delle volte, un appiglio o un’ancora di sicurezza. È per questo che, anche come ScuolaZoo, sosteniamo da tempo la necessità di avere uno psicologo scolastico presente e preparato. È prevenzion­e, è necessità, è la migliore forma di supporto per i ragazzi.

Serve formazione. Non possiamo pensare che insegnanti e dirigenti scolastici siano lasciati soli a gestire un fenomeno così complesso. Serve dar loro supporto e aiuto, strumenti per intercetta­re fenomeni simili sul nascere, mezzi per poter risultare affidabili davanti agli occhi dei ragazzi, metodi per gestire all’interno delle comunità scolastich­e episodi e segnali.

Serve il supporto delle famiglie. Spesso si tende a semplifica­re, a essere “genitori spazzaneve”, a ridurre episodi così a un semplice scherzo tra ragazzi o, peggio, a incolpare la scuola difendendo a spada tratta i propri figli. Serve rimettere la scuola al centro: tutta. La lotta al bullismo richiede un impegno congiunto di studenti, insegnanti, famiglie e personale scolastico, unito ad un approccio che vada oltre la semplice repression­e degli episodi (che peraltro spesso non c’è). Serve ridare alla scuola la dignità, la fiducia, l’affidabili­tà che pian piano sembra perdere. Serve iniziare ad agire per cambiare e non limitarsi ad aspettare il 7 febbraio o l’ennesimo studente che aspetta un proprio insegnante fuori da scuola.

Siamo testimoni di un fenomeno spesso violento che cresce nell’ombra, alimentato dalla nostra incapacità di affrontarl­a. Ogni nuovo caso di bullismo è un monito che ignoriamo, un campanello d’allarme che scegliamo di non udire: l’eco di un trattore a Sanremo rimbomba più forte del disperato silenzio di un giovane senza rifugi.

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