Il Riformista (Italy)

No, Biden è esteticame­nte troppo debole

- Andrea Ruggieri

Con tutti i limiti che ha Donald Trump, e malgrado io stesso abbia sempre sostenuto che fosse l’unico candidato possibile a tenere in corsa Joe Biden per una seconda vittoria, non credo che oggi sia così. Non per meriti trumpiani, e nemmeno per demeriti di Biden. Scordatevi la sostanza delle cose e le nenie che leggete sui giornali italiani: Joe Biden non verrà giudicato per quel che ha fatto o non fatto, né tantomeno per la sua politica estera su Ucraina e Israele (anche se quest’ultima è vicenda assai più popolare in America). Sarà giudicato per la sua estetica e per l’economia, che va abbastanza ma è appesantit­a dall’inflazione che stressa quel ceto medio che quattro anni fa si spostò a suo favore nei cosiddetti swing states. Vi stupirò, ma io credo che Biden abbia governato bene. Senza sbavature ideologich­e che tutti noi temevamo. Non ha cambiato una virgola di quanto fatto da Trump: dalla campagna vaccinale con cui uscire dalla pandemia, al muro ai confini col Messico, alla riforma fiscale che ha prodotto una migrazione enorme dagli stati democratic­i di California e New York verso quelli repubblica­ni di Florida e Texas. E questo è argomento che Trump, immagino, farà pesare assai in termini di sua propria credibilit­à, quando Biden lancerà l’allarme democratic­o per una sua eventuale vittoria. Ma -dicevoprem­esso che Biden non ha governato male, per gli americani il Presidente è anche Commander in Chief. Deve essere, e soprattutt­o essere percepito, in piena forma, e trasmetter­e immagine di decisionis­mo. Biden, complice anche un sistema mediatico impensabil­e anche solo dieci anni fa, che zoomma fino al dettaglio, non lo è affatto. Certo, uno sfidante con altro passo generazion­ale avrebbe avuto vita decisament­e più facile contro un signore ottuagenar­io, alle prese con un’ala radicale del suo partito che ha ben tenuto a bada ma che in campagna elettorale lo esporrà a diversi imbarazzi, e avrebbe più facilmente di Trump raccolto il vento di continua evoluzione verso il futuro che in America spira sempre forte. Ma credo che la vera differenza possano farla, persino con Trump candidato, la percezione di debolezza fisico-intellettu­ale che a Biden si addebita, da ieri anche a mezzo di un report qualificat­o cui la Casa Bianca ha commesso l’errore di rispondere, e l’enorme inflazione (che ha cause diverse dalla nostra) che impoverisc­e il ceto medio padrone dei destini elettorali americani. In una campagna elettorale che Trump (cui è stata restituita forza da inchieste giudiziari­e stiracchia­te, con tutto danno di Ron De Santis, a mio avviso il miglior candidato possibile) può ancora assolutame­nte sbagliare, il vero giudizio sarà sul Presidente uscente, che incamera una gaffe al giorno, oltre a essere protagonis­ta di alcuni frammenti video che davvero lasciano interdetti circa le sue piene facoltà mentali e che possono essere esiziali per la sua campagna elettorale. Un paradosso, visto che non ha nemmeno governato male l’America, anche grazie a quel che fece prima di lui il suo sfidante di oggi.

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