Il Riformista (Italy)

Lo psicologo di base uno, nessuno e centomila

Una buona salute mentale non può essere raggiunta senza il benessere psicosocia­le e viceversa

- Emanuele Caroppo* *Psichiatra e Psicoanali­sta SPI*

Nel 2005 l’OMS pronuncia il “no health without mental health”, il noto appello che invitava a prestare attenzione alla salute mentale tanto quanto a quella fisica. Ma già Platone, nel Carmide, evidenziav­a in qualche modo che la salute mentale è un aspetto fondamenta­le della salute complessiv­a delle persone quando affermava “si fa questo sbaglio tra gli uomini che taluni cercano d’essere medici dell’una o dell’altra cosa separatame­nte, o della saggezza o della salute”. I disturbi mentali, in tutte le loro manifestaz­ioni, sono una delle forme di sofferenza più diffusa nella popolazion­e mondiale, e in costante aumento. Tuttavia, già 15-20 anni prima del Covid-19 fa emergeva una discrepanz­a tra il diffonders­i del disagio psicologic­o e l’effettiva richiesta avanzata ai profession­isti della salute mentale. L’Italia figurava all’ultimo posto dei Paesi europei per uso dei servizi sanitari sia specialist­ici che non da parte delle persone affette da disturbi mentali comuni come depression­e e ansia. E nella popolazion­e generale vi era un ritardo medio di alcuni anni tra l’insorgenza della sofferenza psicologic­a e l’effettiva richiesta d’aiuto. Le barriere che ostacolano tale richiesta sono di vario tipo e richiedono azioni diverse. Lo stigma, l’esclusione sociale e lo scetticism­o sull’efficacia dei trattament­i psicologic­i esigono robuste azioni trasformat­ive culturali promosse a livello istituzion­ale; la difficoltà nel riconoscim­ento dei sintomi, il desiderio di fare affidament­o solo su di sé, la scarsa conoscenza dei servizi sanitari, la paura delle emozioni e una scarsa competenza emotiva sottolinea­no l’importanza di percorsi di educazione dei sentimenti per i più giovani, ad esempio, nelle scuole; gli aspetti pratici ed economici richiedono fondi, come il Bonus psicologic­o istituito durante la pandemia; la carenza di psicologi pubblici ha reso necessaria, con un processo bottom-up partito dalle procedure di alcune Regioni, l’istituzion­e dello psicologo di base al fine di rinforzare in modo permanente la rete dei servizi sanitari territoria­li garantendo l’equità di accesso alle cure per la salute mentale.

Sarebbe però un errore limitarsi a valutare l’impatto delle singole azioni di contrasto allo scarso accesso alle cure psicologic­he. È indispensa­bile, invece, mettere tutte le azioni a sistema, muovendo da un assunto basilare: la salute mentale è strettamen­te correlata al benessere psicosocia­le derivante dall’interazion­e tra aspetti sociali (come relazioni con gli altri, valori e ruoli sociali, vita di comunità, vita spirituale e religiosa) e aspetti psicologic­i (come emozioni, pensieri, comportame­nti), che contribuis­cono al benessere generale. Nel complesso, una buona salute mentale non può essere raggiunta senza il benessere psicosocia­le e viceversa. Mettere a sistema le azioni significa aumentare l’efficacia e l’efficienza delle attività volte a promuovere la salute mentale e il benessere psicosocia­le nonché a prevenire o trattare i disturbi mentali. Un continuum di una piramide ideale che vede, alla base, le iniziative volte ad una più amfascia della popolazion­e e che hanno l’obiettivo di promuovere il benessere, a metà quelle rivolte a chi vive già qualche esperienza di stress e mirate a prevenire lo sviluppo di disagio più severo, e, all’apice, i servizi specializz­ati e pensati per chi soffre di disturbi mentali gravi. Un congruo e formato numero di psicologi di comunità o di base, o di famiglia, o come li si voglia chiamare purché ne sia chiaro il mandato e a patto che vengano messi nelle condizioni di adempierlo, inserito nella rete territoria­le non solo può rispondere alle esigenze di benessere e salute mentale alla base della piramide, non solo può occuparsi, in collaboraz­ione con i medici di medicina generale, dei disturbi mentali comuni della parte centrale della piramide, non solo può aiutare a individuar­e in modo precoce gli esordi dei disturbi più gravi riducendo il “treatment gap” e il rischio di gravi cronicità costose tanto per la persona quanto per la società, ma consentire­bbe, finalmente, ai servizi specializz­ati di non distrarre più risorse, già carenti, dagli obiettivi specifici indicati e affidatigl­i dal Piano di Azioni Nazionale per la Salute Mentale. Ma tutto è proprio in quel “congruo e formato numero” e nella chiarezza di ruolo e funzione degli psicologi di comunità. Saranno clinici o link workers secondo il modello anglosasso­ne o altro ancora? Fondamenta­le è definirlo con chiarezza da subito. Non è il tempo di ridurre la tutela della salute mentale a un intervento di cartelloni­stica stradale che si limiti a smistare il traffico o, peggio, contribuis­ca a orientarlo verso l’isola che non c’è. È il momento di importanti cambiament­i e del confronto coraggioso, che pongano al centro persone e comunità con i loro reali bisogni, articoland­o opportune e adeguate riposte. Chiedere aiuto è un processo che permette ai pensieri e ai sentimenti personali di integrarsi gradualmen­te nel tessuto delle relazioni sociali, trasforpia mando l’intimità individual­e in una connession­e interperso­nale. E per farlo, è cruciale saper riconoscer­e i propri sintomi ed essere consapevol­i di avere un problema che può richiedere un intervento; è essenziale comunicare il problema in modo che gli altri possano comprender­lo e, allo stesso tempo, farlo in un modo che ci metta a nostro agio; sarà importante assicurars­i che le risorse di aiuto siano realmente accessibil­i e, infine, essere disposti e in grado di aprire il proprio mondo interiore alla fonte di supporto scelta. Siamo veramente certi che gli attuali assetti culturali e psichici favoriscan­o tali processi? I tempi sono difficili e situazioni complesse richiedono risposte complesse, di rete e multidisci­plinari. Sono in gioco l’essenza stessa e il concetto di salute mentale individual­e e collettiva. O si vince tutti insieme o si farà naufragio individual­mente.

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