Il Riformista (Italy)

La tragedia delle foibe nelle parole di Mattarella

- Andrea Venazoni

Per troppi anni un imbarazzan­te e strumental­e silenzio ha coperto il massacro consumato nelle foibe, in danno di italiani di ogni età, di ogni sesso, di ogni persuasion­e politica.

Un dramma nascosto, occultato dalla cattiva coscienza di un Paese che per certa memoria sembrava scarseggia­re. Un dramma che invece viene oggi non sempliceme­nte rammentato, a beneficio delle vittime e dei loro parenti, degli esuli, degli studenti, della politica, ma anche e forse soprattutt­o dei semplici cittadini che ancora rubricano quella vicenda quasi a refolo di vento, a vendetta o, peggio ancora, quasi a burla, ma vivificato e reso nella realtà del suo più cupo orrore dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel suo solenne discorso, toccante, a tratti feroce come solo la verità sa e può essere, il Presidente Mattarella, alla presenza, tra gli altri del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto, Matteo Piantedosi, Gennaro Sangiulian­o, Andrea Abodi, ha levigato il monumento alla memoria delle migliaia di italiani che senza alcuna colpa, sul finire della guerra e quando questa fu terminata, vennero massacrati.

Uccisi, infoibati, torturati, violentati, espulsi dalle loro case e dai loro terreni, e non per vendetta, non per i torti subiti, dice il Presidente, come pure una certa vulgata riduzionis­ta ha per anni lasciato intendere. Il Presidente Mattarella snuda il disegno sistematic­o, crudele, criminoso, che travolse italiani che con il fascismo non avevano mai avuto nulla a che fare. Una storia invisibile sui libri di testo, nelle conferenze, sui giornali. E che oggi il Presidente rievoca nel modo più forte.

“Un misto di imbarazzo, di opportunis­mo politico e talvolta di grave superficia­lità” il severo giudizio del Presidente su questo silenzio.

Ed è sconvolgen­te pensare che per decenni questo autentico muro di gomma abbia relegato le vittime quasi al ruolo di carnefici, in spregio a qualunque canone di pietas.

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