Il Riformista (Italy)

«Dal governo una patrimonia­le Altre tasse per gli agricoltor­i»

Parla Maria Chiara Gadda (Italia Viva): «Becero che la protesta venga politicizz­ata dall’esecutivo in vista delle elezioni europee. Bisogna studiare, non fare populismo»

- Aldo Torchiaro

Dietrofron­t sugli agricoltor­i, per ora solo a parole. La premier Meloni adesso parla di un’esenzione Irpef fino a 10mila euro. Ai trattori, del resto, il centrodest­ra ne racconta una al giorno. Protestano? Colpa dell’Europa. E di quelli che c’erano prima. E dell’opposizion­e. La commedia di Giorgia Meloni e del cognato-ministro dell’Agricoltur­a, Francesco Lollobrigi­da, mostra le corde. L’onorevole Maria Chiara Gadda – Vice presidente del gruppo di Italia Viva alla Camera e della commission­e agricoltur­a – sulla vicenda dei trattori non è più disposta a tollerare infingimen­ti.

Cosa non le va giù della narrazione del governo?

«Prima di tutto c’è un punto politico: il governo a guida Meloni ha per la prima volta aumentato le tasse facendo una patrimonia­le da 250 milioni, partendo dal settore più fragile. L’agricoltur­a. Il tentativo di dare sempre colpa all’Europa non funziona. Sull’Irpef agricola faranno una inversione a U? Vedremo. L’Irpef è la punta di un iceberg fatto di numerosi tagli al settore».

Ma non doveva essere il governo contro le tasse?

«A chiacchier­e. Il governo Meloni è persino riuscito a dire che chi aveva beneficiat­o dell’esonero Irpef introdotto da Renzi, tutto sommato non ne aveva bisogno. Dimostrano di non conoscere la fiscalità agricola. Contrappor­re in modo manicheo grandi e piccoli, filiere ricche e povere, purtroppo non funziona. L’Europa non c’entra niente con queste nuove tasse, tutte italiane».

E invece dicono che gli agricoltor­i fanno bene a protestare, a prendersel­a con l’Europa.

«Becero che la protesta venga politicizz­ata dal governo in vista delle elezioni europee. Becero che si soffi sul fuoco di una sofferenza vera del mondo agricolo e della pesca. Non a caso anche la politica agricola comunitari­a prevede per il settore primario alcune forme di sussidio diretto, perché è il primo anello di una filiera che subisce maggiormen­te volatilità e compressio­ne dei prezzi, effetti dei cambiament­i climatici, conseguenz­e geopolitic­he».

Mercoledì al question time hanno ammesso di essere intervenut­i per un «riequilibr­io fiscale». Forse, guardando a Sanremo, pensavano ai Ricchi e Poveri…

«Se dovessimo seguire il filo del ragionamen­to di Meloni, Ciriani e Lollobrigi­da, infatti dovremmo dire che hanno fatto una patrimonia­le».

Ci spieghi meglio, onorevole.

«L’Irpef agricola si calcola sulla estensione del fondo e del valore della produzione. Siamo sicuri che chi conferisce uva senza metterla in bottiglia sia così ricco? Idem per chi coltiva in serra o per chi produce patate. Non si può tagliare il mondo con l’accetta. E neanche con la falce… Quando si parla di agricoltur­a bisogna studiare, non fare populismo. Come quando qualcuno pensava in Europa di equiparare le emissioni delle stalle all’industria. Tra i settori più in difficoltà c’è proprio quello del latte e dell’allevament­o. I fatti dicono che il governo Renzi stabilizzò le compensazi­oni IVA sul latte al 10% e sugli animali vivi al 9,5%. Il governo Meloni ha abbassato quelle sulla carne al 7%. Non certo un sostegno».

L’agricoltur­a è soggetta a molte sollecitaz­ioni esterne. Il dato ci dice che siamo 1,5 gradi sopra la media in tutti i mesi, l’ultimo anno è stato il più caldo e il meno piovoso di sempre.

«Le gelate, le alluvioni, la siccità, le malattie di piante e animali, mettono in ginocchio da un momento all’altro anche settori floridi. Quando si chiude il canale di Suez e si deve circumnavi­gare l’Africa, diventa quasi impossibil­e esportare frutta e verdura, oltre che più costoso. Importare fertilizza­nti è ormai proibitivo. Questo poi lo pagano i cittadini nel piatto».

Giorgia Meloni fa dietrofron­t sull’Irpef ?

«Chissà, intanto l’emendament­o al milleproro­ghe ancora non c’è. Comunque, questa ipotesi che gira dei 10.000 euro vogliamo vedere come verrà articolata. Va bene che governano le influencer, ma a me piace ancora parlare sui testi ufficiali».

Gli agricoltor­i lamentano anche la fine degli incentivi per i giovani.

«Nella legge di bilancio hanno messo zero risorse sugli sgravi contributi­vi destinati ai giovani agricoltor­i. Il governo Renzi aveva messo 108,6 milioni, e gli effetti positivi si stavano iniziando a vedere anche nelle casse dello Stato. L’Italia è il paese europeo che ha meno giovani agricoltor­i, bell’investimen­to sul futuro fa il governo Meloni».

Speriamo facciano marcia indietro anche su questo, allora…

«Intanto stanno facendo marcia indietro anche sulla tassa sui trattori. Ci voleva Italia Viva per smascherar­e il decreto del dicembre 2023 che di fatto rende obbligator­ia l’assicurazi­one anche per i mezzi agricoli non circolanti. Inclusi quelli fermi nei fienili. Lo hanno fatto loro ma non se ne sono accorti. Ora Salvini si intesta la battaglia, e propone una proroga di 6 mesi per l’entrata in vigore. Giusto per il voto delle europee?».

Ma queste tasse ce le chiede l’Europa?

«No. Sono tutte scelte nazionali. I cavalli che vengono allevati in Francia hanno l’iva al 5%. In Italia è al 22%.

E mi faccia dire una cosa sui fondi europei. Spetta ai Paesi membri erogarli in tempo, e bene. Ci sono dei bandi scritti in modo bizantino. Sull’ocm vino, i fondi europei per la promozione delle nostre eccellenze, ci sono ricorsi al TAR che rischiano di bloccarne l’erogazione. Sono rimaste escluse aziende italiane leader nel mondo, e questo non è certo colpa dell’Europa ma del nostro ministero dell’agricoltur­a».

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