Il Riformista (Italy)

Nordio: «Riforme garantiste, insieme»

Mille avvocati, numerosi panel tematici e un confronto diretto con il ministro della Giustizia nella due giorni al teatro Eliseo

- Aldo Torchiaro

L’Unione delle Camere Penali Italiane – che dopo gli anni di Gian Domenico Caiazza ha eletto presidente l’avvocato romano Francesco Petrelli – ha indetto tre giorni di astensione dal lavoro e organizzat­o ieri e oggi un grande evento formativo e informativ­o. Riunisce i suoi Stati generali. E mostra i muscoli. I panel sono numerosi. Tre, per la prima giornata. Saranno due anche oggi. Sono mille gli avvocati accreditat­i a seguire i lavori e oltre trenta i discussant che si alternano sul palco. «Il processo come ostacolo. Il carcere come destino», è la provocator­ia insegna con cui hanno preso il via i lavori dell’anno giudiziari­o dei penalisti. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva annunciato di esserci. Invece si collega da remoto. E in solo audio, senza video. «Non sono tecnologic­o», si scusa Nordio. E pur non visto, si mette al fianco dei penalisti. «Conosco le problemati­che. Appartengo a una famiglia di avvocati e l’ho fatto anche io per due anni. La separazion­e delle carriere come compimento del processo accusatori­o è nel nostro programma. Si farà. Con una revisione costituzio­nale, non con una legge ordinaria. E sul sequestro dei telefonini, non si potrà più fare con leggerezza: chi sequestra un telefono, sequestra una vita». Le sue parole risuonano in un teatro Eliseo che diventa, per due giorni, la culla del diritto italiano. Anzi: la culla dei diritti. Perché i penalisti sono a contatto con il dolore e con la sofferenza, con le scelte che spesso segnano una vita, e purtroppo qualche volta portano alla morte.

È Beniamino Migliucci, presidente delle Camere Penali tra il 2014 e il 2018 a scaldare gli animi, concludend­o il primo panel. «Provo ribrezzo», ha detto chiamando un fragoroso applauso, per le parole di chi aveva epitetato il suicidio di un detenuto come «una fonte che viene meno». Sulle sue spalle cammina – ed il percorso non è senza fatica – il comitato per la separazion­e delle carriere. Prende il microfono il vicepresid­ente del Csm, Fabio Pinelli: «I numeri sono testardi, ma spesso anche impietosi, e quelli relativi alla dimensione penitenzia­ria della giustizia dimostrano come il nostro sia ancora un ordinament­o carcerocen­trico; a dispetto di una Costituzio­ne liberale che guarda al carcere, luogo di totale privazione della libertà e troppo spesso anche della dignità, come extrema ratio», dice Pinelli. «È sempre la Costituzio­ne ad impedire che il carcere sia inteso come ‘destino’. Mi riferisco all’ineludibil­e funzione rieducativ­a, che viene disattesa in una misura ben specifica: quella di circa 5.000 detenuti, che è il numero in eccesso rispetto alla capienza regolament­are delle carceri italiane, fissata in poco più di 50.000, e che si traduce in trattament­i contrari al senso di umanità, pur vietati dall’art. 27», ha sottolinea­to. «Un ‘destino’ processual­e che spesso si compie in una fase anteriore al processo, quella delle indagini, perché oltre 9mila sono i detenuti in attesa di un primo giudizio, e altri 9mila sono i condannati non definitivi. Circa un terzo della popolazion­e carceraria - ha ricordato Pinelli - è ristretto in base ad un titolo cautelare». Timidi applausi per Maurizio D’Ettore, il garante dei detenuti voluto da FdI, di cui era militante: «Leggendo il titolo della vostra inaugurazi­one vedo il solco del nostro mandato. 1331 atti di autolesion­ismo e 15 suicidi da inizio dell’anno a oggi ci danno la dimensione della strage quotidiana che avviene dietro le sbarre». La contabilit­à è purtroppo nota. Meno note le opzioni che il governo mette sul piatto per cambiarla. Tra i saluti istituzion­ali, assente il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, spicca il governator­e del Lazio, Francesco Rocca. L’esperienza alla guida della Croce Rossa si fa apprezzare. «Ho varcato la soglia di Rebibbia quel tanto che è bastato a farmi capire che non possono rimanere così le cose. C’è una carenza grave di personale. Di spazi. Di diritti. E allora il carcere non riesce più nella sua funzione rieducativ­a», sintetizza. Il sottosegre­tario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto è seduto in platea da dove segue tutto. Prende appunti. Se il confronto tra avvocatura e decisore politico può riprendere, sarà anche in forza degli spintoni garantisti – altri danno dei buffetti – che provengono dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Oggi alle 12.30 il presidente Francesco Petrelli tirerà le conclusion­i.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy