Il Riformista (Italy)

LA GUERRA DELL'IRPEF Esercito europeo, ora o mai più

Lollo e Salvini prima aumentano le tasse, poi litigano su come toglierle

- Matteo Renzi

Le parole di Donald Trump sul rapporto che egli intende instaurare tra gli Stati Uniti e l’Europa sui temi della difesa sono state lette da molti osservator­i come la solita esagerazio­ne del 45° Presidente USA. E sicurament­e dire “Incoraggio la Russia a invadere i Paesi della Nato che non spendono il 2% e annuncio che noi come americani nel caso non interverre­mo” è una iperbole provocator­ia ovviamente insopporta­bile per i cultori del Patto Atlantico. Ma anziché scandalizz­arsi i leader europei farebbero bene a svegliarsi. Perché la minaccia di Trump può apparire uno spot elettorale ma è molto più seria di quello che sembra. Serve adesso l’esercito europeo, ora o mai più. Perché se davanti a questo nuovo disordine globale noi continuiam­o a fischietta­re facendo finta di nulla, l’Europa diventerà solo un bel ricordo. Col suo modo di fare spiccio e grossolano Trump ha in realtà posto gli europei davanti a un bivio: giocare da protagonis­ti o restare alla finestra. La battaglia per l’esercito europeo è una di quelle sfide che fa tremare i polsi. Ma è su temi come questi che dovremmo conoscere le opinioni dei candidati, su queste idee e non sulla simpatia o sul carattere. Io penso che la politica di difesa comune sia una priorità, oggi più che mai. E siamo gli unici a dirlo, a voce alta. E senza paura. Esercito europeo, elezione diretta del Presidente della commission­e, superament­o del diritto di veto, stato di diritto, politiche culturali, sostenibil­ità ambientale senza ideologism­o: è di questo che intendo parlare, non di altro.

Il governo è riuscito a dividere il fronte della protesta nella speranza di governarlo meglio. Ma alla fine anche la maggioranz­a è uscita divisa e malconcia dalla guerra con i trattori. Dodici giorni di mobilitazi­one hanno portato per ora ad un risultato concreto e molte promesse. Il governo ha reinserito il taglio dell’Irpef agricolo (l’emendament­o al Mille proroghe è arrivato solo nella serata di ieri dopo lunghe trattative e varie tensioni) dando un contentino alla Lega (e al fronte della protesta) e ha accolto una piattaform­a in dodici punti messa sul tavolo però solo da una delle due organizzaz­ioni, “Riscatto agricolo”. La seconda sigla che sta muovendo trattori in tutta Italia, il “CRA-agricoltor­i traditi” incassa lo sconto Irpef - una delle richieste prioritari­e per tutti - ma continua lo stato di agitazione. Hanno ottenuto il permesso di “occupare” il Circo Massimo giovedì 15 febbraio. Gli organizzat­ori, tra cui l’ex forcone Danilo Calvani, parla di ventimila persone e qualche decina di trattori. “Nessuna bandiera né vessillo di partito” hanno detto temendo strumental­izzazioni che sono però inevitabil­i. Calvani ha provato a tenere unito il fronte ma i più “giovani” di “Riscatto agricolo” hanno nei fatti chiuso ieri la loro battaglia. Con qualche scalpo interessan­te: oltre l’Irpef, una piattaform­a di dodici punti su cui si è impegnato direttamen­te il ministro Lollobrigi­da. E al punto numero 1 c’è la riconoscib­ilità della sigla come soggetto deputato ad interloqui­re con il ministro anche nel futuro. Di fatto Lollobrigi­da mette in mora le organizzaz­ioni sindacali, specie Coldiretti, che in questi anni hanno monopolizz­ato la rappresent­anza senza però rappresent­arla visto che un gruppo così numeroso ha ritenuto di manifestar­e per dodici giorni accusando il governo, e dunque anche chi li doveva rappresent­are, di non averlo fatto. Il ministro ha chiuso l’accordo con “Riscatto agricolo” ieri dopo un secondo incontro al ministero dopo quello di venerdì sera. “Da oggi Riscatto agricolo è riconosciu­to istituzion­almente tra le rappresent­anze agricole che hanno rapporti col governo e con il Parlamento. Coltiverem­o questi rapporti con grande profession­alità e dedizione” si legge in un comunicato finale. Un sindacato in più, alla fine. Un nuovo e diverso interlocut­ore anche con l’Europa e rispetto ai circa sei miliardi l’anno di fondi europei che proprio i sindacati distribuis­cono agli agricoltor­i.

Ma è sul ripristino del taglio dell’Irpef che si consuma il capolavoro politico del governo. Al di là della marcia indietro su quella che Italia viva ha ribattezza­to la “Lollo-tax”, la Lega si è nei fatti ripresa il mondo agricolo, suo tradiziona­le interlocut­ore e bacino di voti. Dall’inizio infatti, mentre Lollobrigi­da si teneva lontano dalla protesta, la prima fila della Lega ha messo il cappello sui trattori. L’ex ministro Gianmarco Centinaio, il capogruppo alla camera Molinari, lo stesso Salvini si sono mossi, hanno incontrati i “trattori” e hanno scritto proposte di legge. Hanno incalzato Fratelli d’Italia, Meloni e il ministro cognato con interviste e messaggi social. Se Meloni diceva “vi diamo 5”, Salvini rilanciava con “non basta, si può fare di più”. Ancora ieri pomeriggio alle 18, mentre era in corso un vertice di maggioranz­a sul Mille proroghe (dove la Lega è tornata all’attacco con un emendament­o per il terzo mandato), Salvini uno e trino ha riunito i suoi in video collegamen­to e insieme hanno “dettato” la linea sapendo benissimo di andare molto oltre le disponibil­ità del governo. E delle casse di Stato. “Incrementa­re l’esenzione Irpef (sopra i 10mila euro), approvare la proposta della Lega su controllo dei prezzi e costi di produzione, accelerare i provvedime­nti per limitare i danni provocati dalla fauna selvatica, netta contrariet­à ai negoziati dell’Europa con il Sudamerica”. È una sintesi delle richieste più urgenti comparse in questi giorni nelle varie piattaform­e della protesta. Il risultato finale è che il taglio dell’Irpef sarà introdotto di nuovo per i redditi agrari fino a 10 mila euro. In più, per andare incontro alla Lega, il ministro Giorgetti s’è inventato una formula progressiv­a per cui ci sarà la riduzione del 50% dell’importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro. I “piccoli” coltivator­i, quelli che stanno portando i trattori in giro per l’Italia, da nord e sud. Un mistero, ancora, dove Giorgetti prenderà questi soldi.

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