LA GUERRA DELL'IRPEF Esercito europeo, ora o mai più
Lollo e Salvini prima aumentano le tasse, poi litigano su come toglierle
Le parole di Donald Trump sul rapporto che egli intende instaurare tra gli Stati Uniti e l’Europa sui temi della difesa sono state lette da molti osservatori come la solita esagerazione del 45° Presidente USA. E sicuramente dire “Incoraggio la Russia a invadere i Paesi della Nato che non spendono il 2% e annuncio che noi come americani nel caso non interverremo” è una iperbole provocatoria ovviamente insopportabile per i cultori del Patto Atlantico. Ma anziché scandalizzarsi i leader europei farebbero bene a svegliarsi. Perché la minaccia di Trump può apparire uno spot elettorale ma è molto più seria di quello che sembra. Serve adesso l’esercito europeo, ora o mai più. Perché se davanti a questo nuovo disordine globale noi continuiamo a fischiettare facendo finta di nulla, l’Europa diventerà solo un bel ricordo. Col suo modo di fare spiccio e grossolano Trump ha in realtà posto gli europei davanti a un bivio: giocare da protagonisti o restare alla finestra. La battaglia per l’esercito europeo è una di quelle sfide che fa tremare i polsi. Ma è su temi come questi che dovremmo conoscere le opinioni dei candidati, su queste idee e non sulla simpatia o sul carattere. Io penso che la politica di difesa comune sia una priorità, oggi più che mai. E siamo gli unici a dirlo, a voce alta. E senza paura. Esercito europeo, elezione diretta del Presidente della commissione, superamento del diritto di veto, stato di diritto, politiche culturali, sostenibilità ambientale senza ideologismo: è di questo che intendo parlare, non di altro.
Il governo è riuscito a dividere il fronte della protesta nella speranza di governarlo meglio. Ma alla fine anche la maggioranza è uscita divisa e malconcia dalla guerra con i trattori. Dodici giorni di mobilitazione hanno portato per ora ad un risultato concreto e molte promesse. Il governo ha reinserito il taglio dell’Irpef agricolo (l’emendamento al Mille proroghe è arrivato solo nella serata di ieri dopo lunghe trattative e varie tensioni) dando un contentino alla Lega (e al fronte della protesta) e ha accolto una piattaforma in dodici punti messa sul tavolo però solo da una delle due organizzazioni, “Riscatto agricolo”. La seconda sigla che sta muovendo trattori in tutta Italia, il “CRA-agricoltori traditi” incassa lo sconto Irpef - una delle richieste prioritarie per tutti - ma continua lo stato di agitazione. Hanno ottenuto il permesso di “occupare” il Circo Massimo giovedì 15 febbraio. Gli organizzatori, tra cui l’ex forcone Danilo Calvani, parla di ventimila persone e qualche decina di trattori. “Nessuna bandiera né vessillo di partito” hanno detto temendo strumentalizzazioni che sono però inevitabili. Calvani ha provato a tenere unito il fronte ma i più “giovani” di “Riscatto agricolo” hanno nei fatti chiuso ieri la loro battaglia. Con qualche scalpo interessante: oltre l’Irpef, una piattaforma di dodici punti su cui si è impegnato direttamente il ministro Lollobrigida. E al punto numero 1 c’è la riconoscibilità della sigla come soggetto deputato ad interloquire con il ministro anche nel futuro. Di fatto Lollobrigida mette in mora le organizzazioni sindacali, specie Coldiretti, che in questi anni hanno monopolizzato la rappresentanza senza però rappresentarla visto che un gruppo così numeroso ha ritenuto di manifestare per dodici giorni accusando il governo, e dunque anche chi li doveva rappresentare, di non averlo fatto. Il ministro ha chiuso l’accordo con “Riscatto agricolo” ieri dopo un secondo incontro al ministero dopo quello di venerdì sera. “Da oggi Riscatto agricolo è riconosciuto istituzionalmente tra le rappresentanze agricole che hanno rapporti col governo e con il Parlamento. Coltiveremo questi rapporti con grande professionalità e dedizione” si legge in un comunicato finale. Un sindacato in più, alla fine. Un nuovo e diverso interlocutore anche con l’Europa e rispetto ai circa sei miliardi l’anno di fondi europei che proprio i sindacati distribuiscono agli agricoltori.
Ma è sul ripristino del taglio dell’Irpef che si consuma il capolavoro politico del governo. Al di là della marcia indietro su quella che Italia viva ha ribattezzato la “Lollo-tax”, la Lega si è nei fatti ripresa il mondo agricolo, suo tradizionale interlocutore e bacino di voti. Dall’inizio infatti, mentre Lollobrigida si teneva lontano dalla protesta, la prima fila della Lega ha messo il cappello sui trattori. L’ex ministro Gianmarco Centinaio, il capogruppo alla camera Molinari, lo stesso Salvini si sono mossi, hanno incontrati i “trattori” e hanno scritto proposte di legge. Hanno incalzato Fratelli d’Italia, Meloni e il ministro cognato con interviste e messaggi social. Se Meloni diceva “vi diamo 5”, Salvini rilanciava con “non basta, si può fare di più”. Ancora ieri pomeriggio alle 18, mentre era in corso un vertice di maggioranza sul Mille proroghe (dove la Lega è tornata all’attacco con un emendamento per il terzo mandato), Salvini uno e trino ha riunito i suoi in video collegamento e insieme hanno “dettato” la linea sapendo benissimo di andare molto oltre le disponibilità del governo. E delle casse di Stato. “Incrementare l’esenzione Irpef (sopra i 10mila euro), approvare la proposta della Lega su controllo dei prezzi e costi di produzione, accelerare i provvedimenti per limitare i danni provocati dalla fauna selvatica, netta contrarietà ai negoziati dell’Europa con il Sudamerica”. È una sintesi delle richieste più urgenti comparse in questi giorni nelle varie piattaforme della protesta. Il risultato finale è che il taglio dell’Irpef sarà introdotto di nuovo per i redditi agrari fino a 10 mila euro. In più, per andare incontro alla Lega, il ministro Giorgetti s’è inventato una formula progressiva per cui ci sarà la riduzione del 50% dell’importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro. I “piccoli” coltivatori, quelli che stanno portando i trattori in giro per l’Italia, da nord e sud. Un mistero, ancora, dove Giorgetti prenderà questi soldi.