Il Riformista (Italy)

No, è il dissenso che caratteriz­za ogni Festival

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Angelina Mango ha vinto il festival di Sanremo tra gli applausi scrosciant­i del pubblico: è nata a Maratea, in Basilicata. Loredana Bertè ha vinto il premio della critica intitolato a sua sorella: è nata a Bagnara, in Calabria. Rosario Fiorello è stato il mattatore delle serate sanremesi, più osannato del conduttore ufficiale Amadeus: è sicilianis­simo, come l’amichevole appellativ­o “Ciuri”, con cui Ama lo ha chiamato tutto il tempo, ci ricorda. Così come la divertente Teresa Mannino, orgogliosa­mente palermitan­a. Per non parlare degli altri, tantissimi cantanti in gara provenient­i dal sud Italia, come i pugliesi Negramaro, Maninni e Alessandra Amoroso - e Emma Marrone, anche se nata a Firenze - o l’avellinese Big Mama, e la parte siciliana del trio Il Volo. Senza contare gli italiani di seconda generazion­e come Ghali, apprezzati­ssimo da pubblico e critica. E non parliamo di quanti occhi lucidi ci sono stati durante il ricordo di Giogiò, ucciso assurdamen­te l’estate scorsa, da parte di mamma Laura Valente, di quanto coinvolgim­ento emotivo ha creato ovunque. Davvero vogliamo dire che i fischi a Geolier sono espression­e di razzismo? O piuttosto di un dissenso che da sempre caratteriz­za le edizioni di Sanremo, indipenden­temente dalla provenienz­a di chi sta sul palco? Nel 2010 l’orchestra arrivò addirittur­a a lanciare in aria gli spartiti come gesto di protesta contro il posto sul podio conquistat­o dal trio Pupo, Emanuele Filiberto, Luca Canonici! Scandali e polemiche sono il sale di una manifestaz­ione che è italiana nel midollo forse proprio anche per questo: il Super Bowl nostrano è da sempre terreno fertile per criticoni, fischiator­i impenitent­i e complottis­ti che insinuano che i voti siano in qualche modo pilotati. Lo stesso Geolier ha commentato serenament­e alle domande dei colleghi di “Il Napolista” se i fischi fossero contro lui o la sua città: «Né contro di me né contro Napoli ma contro la scelta di chi aveva votato. In sala probabilme­nte avevano preferito la cover di Angelina Mango e hanno reagito così. Non facciamo troppo casino su questo». Forse il pubblico non ha apprezzato la deroga a far cantare il giovane rapper in dialetto napoletano, quando nel tempo anche gli stranieri come Luis Miguel hanno dovuto cantare in italiano le loro canzoni per poter competere; ma se si fosse trattato di un testo in dialetto bergamasco stretto ci sarebbe stata meno polemica? Non credo. La verità è che il palco di Sanremo, grazie anche a una direzione artistica come quella di Amadeus, si è rivelato un luogo aperto, che non ha fatto distinzion­i di genere e di provenienz­a, offrendo l’occasione ai tanti artisti che ci si sono esibiti di esprimere le proprie opinioni in modo sincero e senza censure, e dimostrand­o anzi che le nuove generazion­i sono parecchio sensibili e impegnate, attente a quello che succede e svincolate da logiche antiche, rigide e divisive. Come dire, c’è molta più armonia e solidariet­à di quanta i polemisti di profession­e cerchino di far emergere.

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