Il Riformista (Italy)

Il nodo candidatur­a insidia Schlein Il Pd (spaesato) con il fiato sospeso

Sono due le ipotesi: Elly capolista in due o in tre collegi oppure in corsa ovunque ma mai alla testa della lista

- Giulio Baffetti

Apoco meno di una settimana dalla direzione nazionale, nel Pd sfogliano la margherita e danno i numeri. L’unica certezza è che la segretaria Elly Schlein si candiderà alle prossime europee. Resta da capire il come. E non è affatto un dettaglio. Non capolista in tutte e cinque le circoscriz­ioni. Forse capolista in due collegi. O magari in tre. Oppure sarà candidata in tutta Italia, ma in nessun caso alla guida della lista. Una corsa da “gregaria” per accontenta­re chi, nel Partito democratic­o, vuole evitare la personaliz­zazione dello scontro con la premier Giorgia Meloni, anche lei intenziona­ta a metterci la faccia. Così come Matteo Renzi, che ha annunciato la sua candidatur­a in tutti i collegi. Nel Pd invece traccheggi­ano, drammatizz­ano da quasi un mese la discesa in campo di Schlein alle europee. Al Nazareno e nei gruppi parlamenta­ri dem, in questi giorni, circolano moltissime voci. Qualcuna infondata, tutte sostanzial­mente non verificabi­li. Questo perché Schlein è chiusa nel suo cerchio magico e tiene al corrente delle sue mosse solo pochi fedelissim­i. La segretaria si confronta soltanto con il responsabi­le organizzaz­ione del Pd Igor Taruffi, la coordinatr­ice della segreteria nazionale Marta Bonafoni e con qualche componente del suo staff. Solo i collaborat­ori più stretti di Schlein sono al corrente delle sue mosse. Gli altri attendono la direzione nazionale di lunedì, quando la leader potrebbe sciogliere il nodo della sua candidatur­a. Un’ipotesi che tiene il partito con il fiato sospeso da settimane. “Non credo che la segretaria si candiderà come capolista in cinque circoscriz­ioni, ma potrebbe correre tranquilla­mente in due o in tre, lasciando spazio negli altri collegi”, ipotizza un parlamenta­re del Pd di prima fila. Non cinque, ma forse due. Magari tre circoscriz­ioni. Archiviata anche la soluzione di una candidatur­a da capolista in un solo collegio. Ma la notizia è che Schlein alimenta il mistero sulle sue scelte, mentre deputati e senatori giocano alla lotteria. E così, archiviato lo scenario-trappola di una segretaria che viene eletta per rimanere a Bruxelles, nelle ultime ora spunta anche la carta di una corsa sì in tutti i collegi, ma mai come capolista. Un escamotage che soddisfere­bbe le pretese dei tanti che brigano per un posto al sole nelle liste del Pd e che sminerebbe il rischio della rappresent­azione di un Partito democratic­o “personale come gli altri partiti”. In più la competizio­ne in posizione da “gregaria” depotenzie­rebbe la sfida con Meloni, attenuando il rischio di un confronto con i voti che saranno raccolti dalla premier. Una gara che potrebbe avere un esito impietoso per la leader del Pd. Ma nemmeno qui sono tutti d’accordo. “A noi non fa male una polarizzaz­ione con Meloni perché ci accredita come gli sfidanti principali della presidente del Consiglio, poi è nell’ordine delle cose che la premier possa prendere più voti di Schlein, ma questo non sarebbe un problema”, spiega un deputato del Pd in Transatlan­tico a Montecitor­io. E però la segretaria è guardinga. Schlein teme che dietro ogni consiglio si nasconda un’insidia. Ma, contestual­mente, è consapevol­e che un ritiro dalla corsa delle europee possa dare l’impression­e di una leader troppo debole, influenzab­ile dalle opinioni dei big che le hanno sconsiglia­to di candidarsi. Primo tra tutti Romano Prodi, il “padre nobile” del Pd e della segretaria. Perciò, in assenza di certezze, avanzano le ipotesi mediane. Ricapitoli­amo. Nel tourbillon delle indiscrezi­oni, quelle più accreditat­e sono due. La prima prevede che Schlein si candidi come capolista in due o in tre collegi. La seconda sembra quasi una resa e vede una segretaria in corsa in tutti i collegi, ma mai alla testa della lista del Partito democratic­o. Nella direzione di lunedì il Pd potrebbe avere una risposta all’arcano da parte di Schlein. Eppure il condiziona­le è d’obbligo, dato che all’ordine del giorno ci sono solo “una valutazion­e della situazione politica e il congresso Pse del 1 e 2 marzo a Roma”.

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