Il Riformista (Italy)

Tanto cuore, pochi rifiuti

Come Solidariet­à Alimentare e i mercati generali di Torino aiutano il pianeta e le fasce più deboli della società

- Francesco Usai

Solidariet­à Alimentare nasce a maggio del 2020, nel pieno della pandemia. Un gruppo di giovani universita­ri blindati in casa cercano un modo per fare del bene nella società e decidono di darsi da fare per contrastar­e la crisi che stava iniziando a colpire il nostro Paese, facendone aumentare il numero di poveri. Grazie ad alcune amicizie vengono a conoscenza di un grossista del CAAT. Tranquilli, anche loro quando hanno sentito per la prima volta quell’acronimo si sono guardati negli occhi domandosi che cosa fosse quella roba lì. Il Centro Agro-Alimentare di Torino, insomma i mercati generali del capoluogo piemontese. Così un venerdì, armati di mascherina FFP2, si sono trovati nel piazzale di uno stand del CAAT e hanno trovato due bancali di donazioni tra frutta e verdura che li aspettavan­o. Il venerdì successivo erano 4. Poi 8. E la volta dopo una dozzina. Avevano capito che c’era bisogno di loro al CAAT. E lo stesso CAAT aveva capito che c’era bisogno di quella ventina di universita­ri all’interno del mercato. Così nasce un protocollo d’intesa tra Solidariet­à Alimentare, il CAAT, APGO (l’associazio­ne che raggruppa i grossisti ortofrutti­coli) e una cooperativ­a di logistica. Nel mentre la ventina di volontari diventa un gruppo di circa 200 persone che, nel momento del bisogno, si trovano sotto la tettoia che CAAT aveva concesso loro per ripararli dalle piogge primaveril­i per procedere con la cernita e lo smistament­o degli alimenti. Poi arriva il magazzino, con la cella frigo e, nel 2021, arrivano anche i primi fondi con cui acquistano un furgone, una scaffalatu­ra, il muletto e i trattorini elettrici. Tutti i venerdì ormai si trovano in quel magazzino, con la musica a palla, e con i loro trattorini fucsia dentro la galleria del mercato a chiedere ai grossisti se abbiano qualche eccedenza da donare. A ottobre arrivo anche io, grazie ad un amico. Insieme a Marcello e Alice entro nel magazzino, mi metto le scarpe antinfortu­nistiche, il gilet arancione catarifran­gente e i guanti antitaglio: ero pronto all’avventura. Marcello era alla guida del trattorino, mentre io e

Alice a piedi ci fermavamo grossista per grossista a chiedere se avessero merce da donare.

Da quel giorno non ho mai mancato un appuntamen­to con Solidariet­à Alimentare. Quelli che a ottobre 2021 per me erano grossisti generosi, oggi sono Angelo, Stefano, Marco, Beppe, Rocco e tanti altri e “quel tizio che posiziona i bancali sul carrello” è diventato Nino, o Said o ancora Ahmed, che mi ha pure invitato a casa sua in Egitto: “basta che ti paghi il volo e poi sei mio ospite”, peccato che debba rinnovare il passaporto… Insomma ho creato con loro un rapporto che definirei di amicizia. Ora quando entro nello stand non mi trovo più a sorridere dicendo “buongiorno, sono Francesco di Solidariet­à Alimentare, ha qualcosa che vuole donare?”, ma con loro rido, chiacchier­o, scherzo e in alcuni casi confidiamo anche cose più personali e, se c’è qualche eccedenza mi avvisano loro, altrimenti ci salutiamo dandoci appuntamen­to al venerdì successivo. Finito il giro in galleria, comincia il lavoro di cernita e di smistament­o e iniziano ad arrivare le prime associazio­ni che si occupano poi di arrivare fino al consumator­e finale. Così insieme ad altre associazio­ni arrivano anche Beppe e Giorgio, uno che si occupa di aiutare 12 famiglie curde con un’infinità di bambini, l’altro che distribuis­ce ad una trentina di famiglie nella valle di Lanzo. L’uno che ci porta la colazione salata, l’altro quella dolce. E, mentre componiamo i bancali chiacchier­iamo del più e del meno, ma anche di argomenti più complessi, come il conflitto israelo-palestines­e, o l’ipotetica società del prossimo futuro con l’integrazio­ne dell’IA.

È in quei momenti che ci accorgiamo che lottare concretame­nte contro i cambiament­i climatici vuol dire recuperare circa un milione e mezzo di chili tra frutta e verdura da maggio 2020 ad oggi; che occuparsi veramente delle persone significa mettere in contatto grossisti, che senza noi sarebbero costretti a lasciar deperire la loro merce, e famiglie che non sanno cosa mettere sul piatto durante i pasti; che tutto ciò fa bene al mondo e di bene ce n’è sempre bisogno… e in più ci si diverte anche.

A me aiuta addirittur­a a comprender­e ciò ch studio all’università: dalle fluttuazio­ni di mercato ai bilanci.

C’è anche chi, come Simone, un altro volontario, grazie a Solidariet­à Alimentare ha trovato la sua strada: partecipan­do alle attività, una volta finite le superiori, ha scelto un ITS agroalimen­tare occupandos­i della sostenibil­ità nella filiera food.

O chi, come Luca, è riuscito a trovare più facilmente un lavoro grazie al patentino per il muletto che aveva preso facendo il volontario da Solidariet­à Alimentare. Non posso che concludere invitandov­i a fare volontaria­to: per divertirvi, per capire meglio il mondo, per fare amicizia, per trovare la vostra strada o più sempliceme­nte per fare del bene!

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