Il Riformista (Italy)

Fare luce sull’emergenza Coronaviru­s: un’occasione per la sinistra

- Andrea Venanzoni

La bagarre andata in scena alla Camera in occasione del voto sulla proposta per istituire la Commission­e Covid è indice perfeziona­to di alcuni nervi assai scoperti.

D’altronde che non sia stata la dialettica parlamenta­re, per quanto accesa, ad aver innescato la reazione sopra le righe di Giuseppe Conte e di Roberto Speranza ci è testimonia­to dalla acredine che l’ex Ministro della salute riversa sulla ipotesi di costituzio­ne della Commission­e tra le pagine della nuova edizione del suo libro ‘Perché guariremo’, tornato nel circuito librario e delle presentazi­oni dopo l’assai frettoloso, originario ritiro. Quindi da ben prima del voto parlamenta­re che tanto lo ha indignato, come lo hanno indignato gli interventi degli esponenti del centrodest­ra.

La Commission­e viene liquidata come una sorta di vendetta politica, di una prepotenza della attuale maggioranz­a. La cui caducità, con toni tra l’oracolare e il savonarole­sco, Giuseppe Conte ha rimarcato con voce stentorea ‘non governeret­e per sempre’. Ora, proprio perché sia Conte che Speranza appaiono tanto attenti all’elevatissi­mo senso di responsabi­lità istituzion­ale che li avrebbe avvinti e che avrebbe costituito loro stella polare durante gli ardui giorni della pandemia, sarà il caso di rimarcare, a loro beneficio soprattutt­o, che l’utilizzo politico della pandemia non è stato certo il centrodest­ra a scorgerlo o a metterlo nero su bianco. E proprio l’occasione della pubblicazi­one della nuova edizione del capolavoro letterario speranzian­o, contenente la precedente edizione in maniera integrale e con aggiunta di alcuni capitoli, uno dei quali proprio dedicato allo sgarbo istituzion­ale della Commission­e Covid, è momento straordina­rio per ricordare quanta fiducia venisse riposta nella pandemia come ‘nuova possibilit­à di ricostruir­e un’egemonia culturale su basi nuove’. ‘Sono convinto’, proseguiva l’allora Ministro scopertosi scrittore che ‘abbiamo un’opportunit­à unica per radicare una nuova idea della sinistra’. Chiamato di recente a fornire interpreta­zione autentica di queste oggettivam­ente controvers­e e inopportun­e asserzioni, posto che peraltro la pandemia non era nemmeno finita all’epoca, tanto da aver costretto con mossa fulminea al ritiro del libro, Speranza ha parzialmen­te precisato riferirsi alla necessità di un maggiore intervento dello Stato. Cercando così di sgomberare il campo da altre interpreta­zioni dietrologi­che. Più sanità pubblica, avrebbe cioè inteso, contro le distorsion­i che il sempre malvagio mercato inquinato dal tossico neo-liberismo, formula demiurgica buona per ogni stagione, avrebbe importato mettendo a repentagli­o la salute degli italiani.

Mi sia consentito rimanere scettico e dubbioso perché la formula ‘ricostruir­e un’egemonia culturale su basi nuove’ lascia aperti scenari interpreta­tivi tra i più vari. D’altronde anche se il riferiment­o fosse stato solo a keynesismo esasperato, statalizza­zione altrettant­o estrema, riduzione dei privati a soggetti ancillari severament­e scrutinati da occhiuti funzionari pubblici, dimentican­do che alcuni tra gli strumenti di contrasto alla pandemia li hanno forniti proprio i privati e non lo Stato, rimarrebbe il gusto assai amaro del veder utilizzare e considerar­e una tragedia come la pandemia strumento privilegia­to per riaffermar­e la propria visione politico-economica. Non sarebbe, in fondo, questa prospettiv­a una strumental­izzazione per fini economico-politici di una tale tragedia? La riaffermaz­ione implica infatti una dialettica conflittua­le, un tentativo di ristabilir­e una antica primazia, tutti concetti scivolosi quando parametrat­i a un evento come una pandemia. D’altronde una frase come ‘adesso può sembrare utopia, ma credo che la strada sia già segnata ed è quella giusta. A noi tocca, su queste basi, rifondare il campo democratic­o e progressis­ta’ l’ha scritta Roberto Speranza nella versione originaria del testo ed è rimasta intoccata, invariata, sfolgorant­e anche nella nuova edizione.

Non è ‘uso politico’ della pandemia e delle sue conseguenz­e, quello?

A me sembra di sì.

“La Commission­e viene liquidata come una sorta di vendetta politica ”

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