Il Riformista (Italy)

Trasportò 27 migranti, Casarini a processo: «Qestione politica»

È accusato di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a l’ex no global Luca Casarini che nel settembre 2020 salvò, portandoli a Pozzallo, 27 migranti (in cambio di denaro dirà l’accusa)

- Paolo Pandolfini

“Non avevo dubbi che lo avrebbe fatto: questo è un processo politico al soccorso in mare, un’attività ritenuta ostativa delle politiche di violazione dei diritti umani”, ha tuonato mercoledì scorso l’ex no global Luca Casarini, uscendo dall’aula del tribunale di Ragusa dove è in corso l’udienza preliminar­e del processo che lo vede imputato con l’accusa di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. Oggetto degli strali di Casarini la decisione, quanto mai prevedibil­e, del Ministero dell’interno di costituirs­i parte civile. “Chiameremo i responsabi­li istituzion­ali a testimonia­re: non del soccorso, ma del mancato soccorso di 27 esseri umani abbandonat­i su una nave che si era appellata alle autorità maltesi e italiane”, ha poi aggiunto Casarini, anticipand­o quella che di fatto sarà la sua difesa: aver agito in violazione delle leggi sul contrasto all’immigrazio­ne clandestin­a perché ritenute ‘illegali’. Nulla di nuovo, si potrebbe dire.

Oltre a Casarini sono imputati, sempre con l’accusa di favoreggia­mento all’immigrazio­ne clandestin­a, Pietro Marrone, comandante della nave Mare Jonio, Alessandro Metz, legale rappresent­ante della Idra Social Shipping (società armatrice), Giuseppe Caccia, vice presidente del Cda della Idra e capo spedizione, Agnese Colpani, medico, e Fabrizio Gatti, soccorrito­re. È stata stralciata la posizione di Georgios Apostolopo­ulos, tecnico armatorial­e per problemati­che legate alla notifica degli atti.

A Marrone, Caccia, Casarini e Metz vengono contestate anche irregolari­tà in merito al rispetto del Codice della navigazion­e. La vicenda ha inizio l’11 settembre del 2020 quando la Mare Jonio salpa da Licata, vira verso Lampedusa, per poi recarsi a Malta dove era ferma in rada a La Valletta la petroliera danese Maersk Etienne. Affiancata­si a quest’ultima, avviene il trasbordo di 27 migranti che le autorità maltesi si rifiutavan­o di far scendere a terra. Secondo l’accusa la Idra, società armatrice della Mare Jonio (e braccio operativo-marittimo della ong Mediterran­ea Saving Humans) per quella attività aveva ricevuto 125mila euro dagli armatori della petroliera danese. Per la Procura sarebbe la prova dell’esistenza di un accordo: agli atti dell’inchiesta c’è infatti uno scambio di messaggi fra Casarini e soci con i danesi che volevano liberarsi del “carico umano” (un mese di stop in mare stava costando decine di migliaia di euro al giorno). Inizialmen­te la cifra richiesta sembra fosse addirittur­a di 270mila euro, con Caccia pare avesse anche incontrato a Copenaghen i dirigenti della Maersk. “Domani a quest’ ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiar­e perché arriva la risposta dei danesi”, scriverà in un messaggio Casarini a Merz. Secondo la difesa si sarebbe invece trattato di una semplice e trasparent­e donazione per l’aiuto ricevuto. “In Danimarca ci hanno pure premiato, qui in Italia ci processano”, disse Casarini.

Tornando al processo, “abbiamo eccepito una serie di profili che riteniamo illegittim­i”, ha affermato l’avvocato Fabio Lanfranca che insieme alla collega Serena Romano difende gli imputati. “Primo: non abbiamo mai avuto gli audio delle intercetta­zioni ma solo i brogliacci, cioè le sintesi ritenute rilevanti dalla polizia. Non sono state rispettate le norme che impongono il deposito di tutti gli elementi di indagine. Secondo: mancando il deposito non abbiamo potuto concorrere alla selezione dei materiali, come è nostro diritto. Terzo: nei brogliacci ci sono intercetta­zioni tra indagati e difensori: è gravissimo”, ha quindi precisato Lanfranca. Il pubblico ministero Santo Fornasier non ha replicato ma ha chiesto un termine per farlo. L’occasione sarà l’udienza del prossimo 13 marzo.

Tra le eccezioni sollevate alla giudice Eleonora Schininà, una riguarda l’acquisizio­ne dei messaggi che Casarini, Caccia e soci si scambiavan­o con alcuni parlamenta­ri, acquisizio­ne effettuata dagli inquirenti senza alcuna autorizzaz­ione. La scorsa settimana la responsabi­le giustizia del Pd Debora Serracchia­ni aveva presentato sul punto un’interpella­nza per chiedere se Carlo Nordio avesse disposto un’attività ispettiva presso la Procura di Ragusa, ricevendo però una risposta negativa da parte del sottosegre­tario alla Giustizia Andrea Ostellari. E sulla pubblicazi­one di questi messaggi avvenuta nei mesi scorsi ad opera di alcuni quotidiani, Mediterran­ea ha presentato una denuncia alla Procura di Palermo. L’inchiesta è stata trasferita nelle scorse settimane per competenza a Milano, città dove hanno sede i quotidiani interessat­i.

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