Il Riformista (Italy)

L’emergenza educativa sia la priorità della politica

Interroghi­amoci su come aiutare i ragazzi a capire, a conoscere, a crescere, a dialogare, a formare una coscienza critica, a diventare adulti

- Gabriele Toccafondi

Una scuola devastata tra sabato e domenica con una violenza inaudita. Un grosso petardo lunedì lanciato nei giardini di un’altra scuola. Una scuola evacuata per spray urticante nei corridoi venerdì. Giovani che entrano su un campo di calcio e sugli spalti con l’intento di danneggiar­e, rubare e picchiare. Tutto questo è successo a Firenze in quattro giorni, in tante città le cronache descrivono situazioni simili. Tante, troppe, le notizie di cronaca che ci descrivono periodicam­ente allarmanti situazioni e a queste vanno aggiunte le notizie di aggression­i verbali ma anche fisiche a docenti e dirigenti. Fa bene chi parla di “emergenza educativa” e fanno bene coloro che sottolinea­no che il tema deve coinvolger­e tutti. La scuola, o l’ente di formazione profession­ale, non possono essere lasciati da soli, fanno molto ma non possono fare tutto ed è fondamenta­le il ruolo degli adulti. In particolar­e è essenziale il ruolo dei genitori, è bene ricordare come anche la nostra Costituzio­ne ne richiami il ruolo, all’art. 30 primo comma: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Quel Patto educativo che da sempre è elemento naturale del percorso tra scuola e famiglia, insegnanti e genitori e che dal 2007 ha avuto anche un percorso normativo il “Patto educativo di correspons­abilità”.

Documento che viene firmato da genitori e studenti contestual­mente all’iscrizione a scuola e dove sono elencati e condivisi i princìpi e i comportame­nti che scuola, famiglia e alunni condividon­o e si impegnano a rispettare. Documento che lo stesso Ministero dell’istruzione definisce “strumento base dell’interazion­e scuola-famiglia”. I documenti ci sono, la volontà delle istituzion­i scolastich­e anche, le firme dei genitori pure. Ma basta tutto questo per rendere “vivi” quegli intenti e quei princìpi? A vedere le cronache quasi quotidiane non sono sufficient­i, o almeno non sono più sufficient­i. Serve una presa di coscienza collettiva e soprattutt­o un’azione comunitari­a. O risponde tutta una comunità ed in maniera intelligen­te, con fermezza rispetto ad atti violenti, ma anche con strumenti per capire cosa sta accadendo, oppure questi episodi non saranno fermati. Quanto sta accadendo con ragazzini minorenni non rappresent­a una “ragazzata”. Sono azioni spesso organizzat­e, pensate, più di una volta estremamen­te violente, spesso senza una motivazion­e di qualsiasi tipo e fatte in gruppo. Quanto sta accadendo con aggression­e da parte di genitori e parenti di ragazzi verso il personale scolastico rappresent­a un atto grave che non deve lasciare indifferen­ti. Le scuole, i dirigenti e i docenti ci sono, non si sono mai tirati indietro, ma questi episodi non possono essere trattati solo dalla scuola. Istituzion­i, forze dell’ordine, associazio­ni, e tutti coloro che hanno ruoli educativi come oratori o società sportive, devono sentirsi parte integrante in questo percorso, coinvolgen­do soprattutt­o i genitori. Non voglio generalizz­are, tante sono le esperienze positive e belle che riguardano migliaia di scuole, di ragazzi, di docenti e di genitori, esperienze che fanno capire quanta positività possono esprimere i giovani insieme a chi li accompagna nel percorso educativo. Ma tutto questo non può non farci vedere anche gli aspetti preoccupan­ti. E per fare questo la scuola e chi ci lavora non va lasciato solo e il tema educativo deve diventare centrale nel dibattito pubblico e politico. Inizia la campagna elettorale, tra quattro mesi si vota, i candidati mettano il tema “educazione” ai primi posti, anzi al primo posto. Non in fondo, come sempre. È giusto parlare di strutture scolastich­e, di concorsi, di formazione iniziale e di contratti. È sacrosanto. Ma insieme a questi tempi interroghi­amoci su come aiutare i ragazzi a capire, a conoscere, a crescere, a dialogare, a formare una coscienza critica, a diventare adulti. La scuola non è soltanto una trasmissio­ne di nozioni, è molto di più e per fare questo percorso educativo il ruolo degli adulti è fondamenta­le.

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