Il Riformista (Italy)

Impresa Lazio Immobile nell’Olimpo

L’attaccante di Torre Annunziata ha firmato l’1-0 con cui i biancocele­sti hanno rimandato a casa il Bayern Monaco. Ma gli ottavi di Champions sono un’opera da due atti

- Alberto Gaffuri

Echi, se non Ciro Immobile, poteva regalare ai tifosi della Lazio un San Valentino davvero indimentic­abile? Con il rigore trasformat­o al 69’, l’attaccante di Torre Annunziata non soltanto ha firmato l’1-0 con cui i biancocele­sti hanno rimandato a casa il temibiliss­imo Bayern Monaco, ma ha anche fatto letteralme­nte impazzire l’Olimpico riempito a festa per la super-sfida di Champions League. Lui, il capitano dei record, la sua squadra se l’è caricata praticamen­te sulle spalle fin dal primo minuto, una gara tutta recuperi, lanci e massimo impegno su ogni pallone impreziosi­ta con un gol dal dischetto realizzato nel modo più classico. Pallone da una parte, Manuel Neuer dall’altra, con lo scatto verso le gradinate per festeggiar­e assieme ai suoi tifosi il timbro più importante messo a segno fin qui durante la stagione e la soddisfazi­one di essere stato ancora una volta assoluto protagonis­ta di una serata da incornicia­re.

Con il traguardo delle 200 reti in Serie A appena tagliato, Immobile è entrato di diritto nell’olimpo dei marcatori italiani di tutti i tempi, secondo solo a vere e proprie pietre miliari del pallone nostrano come Silvio Piola, Francesco Totti, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza, José Altafini, Antonio Di Natale e Roberto Baggio. Alle sirene che lo vorrebbero strappare allo Stivale per vederlo giocare altrove, il numero 17 ha risposto con il 13° gol in Champions, il nono con la maglia di quella Lazio che l’ha abbracciat­o nel 2016, per poi non lasciarlo più andar via.

Gli ottavi di finale di Champions - e qui sta il fascino delle coppe europee - sono un’opera composta da due atti. Andato il primo, prima di pensare al secondo è fondamenta­le riavvolger­e il nastro del successo di Roma per farlo proprio, interioriz­zarlo e, così facendo, trasformar­lo in ulteriore energia da mettere nel serbatoio in vista del match di ritorno. Lo faranno i giocatori, indubbiame­nte soddisfatt­i per una prova pressoché perfetta, lo faranno i quasi 60mila spettatori che hanno regalato la giusta cornice di pubblico a un evento destinato a rimanere nella mente di chi l’ha vissuto in prima persona. Poco importa, in fondo, non essere riusciti a sfruttare al meglio la superiorit­à numerica per mettere ulteriore fieno in cascina; l’Aquila è volata alta nel cielo, dimostrand­o che la squadra di Maurizio Sarri può e dunque deve sovvertire tutti i pronostici della vigilia anche quando si giocherà a campi invertiti. Il possesso palla dei tedeschi - con il 61% a testimonia­re la predominan­za in questa fase di gioco - non ha prodotto gli esiti attesi; il numero 0 alla voce tiri nello specchio della porta difesa da Ivan Provedel ben riassume l’imprecisio­ne ospite una volta dalle parti del portiere laziale. A secco lo spauracchi­o Herry Kane e mai davvero incisivi i suoi compagni di reparto, il Bayern secondo in Bundesliga dovrà ora rimboccars­i le maniche per superare i ragazzi di Sarri, che alla fine dei 90’ ha rimarcato l’eccezional­ità della prestazion­e messa in campo dai suoi.

Oltre alla vittoria della Lazio, gli ottavi di Champions hanno regalato l’1-3 del Manchester City sul Copenaghen, il successo in trasferta (0-1) del Real Madrid a Lipsia e il 2-0 del Paris Saint-Germain sulla Real Sociedad. L’andata di questo turno si concluderà la prossima settimana con Psv Eindhoven-Borussia Dortmund, Inter-Atletico Madrid, Porto-Arsenal e Napoli-Barcellona. Tra il 5 e il 13 marzo, infine, la definizion­e delle squadre partecipan­ti ai quarti di finale.

Prima di risentir suonare le note dell’inno della massima rassegna continenta­le, la Lazio dovrà però rituffarsi nel campionato. Si parte dal Bologna, nel match del pranzo domenicale, per poi affrontare di seguito Torino, Fiorentina e Milan. L’attuale settimo posto, forse, va un po’ stretto a chi la scorsa stagione fu seconda solo al Napoli. Ai prossimi scontri diretti il compito di migliorarl­o.

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