Il Riformista (Italy)

Est modus in rebus LA TRAGEDIA DI FIRENZE CROLLO NEL CANTIERE MORTI TRE OPERAI

Crolla un pilone di cemento nel cantiere Esselunga di Novoli. Tre le vittime, tre i feriti. Il sindaco Nardella proclama il lutto cittadino e Giani quello regionale

- Matteo Renzi Aldo Torchiaro

L’autonomia come disegnata dal governo Meloni non funziona. Se va bene è uno slogan, se va male è un pasticcio. Dunque nessun dubbio: la riforma di Calderoli non serve all’Italia ma sempliceme­nte a consegnare una bandierina per la campagna elettorale della Lega. L’autonomia che serve è quella che permette ai sindaci di spendere presto e bene i soldi, alle Regioni di funzionare meglio e non di realizzare un nuovo centralism­o burocratic­o, è quella che valorizza la storia dei comuni non le ambizioni dei sovranisti. E per questo motivo non solo siamo tra coloro che bocciano senza appello la scelta del Governo ma pensiamo che la scelta di Enzo De Luca di mettersi alla guida degli amministra­tori del Mezzogiorn­o sia politicame­nte saggia e istituzion­almente impeccabil­e. Ma est modus in rebus. E spiace che un amministra­tore competente e capace come De Luca rimanga vittima del proprio personaggi­o al punto da insultare la Presidente del Consiglio dei Ministri. Giorgia Meloni ha molte colpe e anche ieri ha preferito provocare gli amministra­tori anziché confrontar­si. E non può dire a un Governator­e che chiede un incontro: “Vai a lavorare”. De Luca avrà pure mille difetti ma è uno che ha sempre lavorato. Anche troppo, verrebbe da dire. Quindi la provocazio­ne di Meloni si addice più a una polemista demagogica e inconclude­nte che non alla guida del Governo della Repubblica italiana. Ma anche la reazione di De Luca è sbagliata. Insultare la Meloni con termini come “stronza” non rende ragione della sfida che gli amministra­tori del Sud hanno lanciato. Anzi. Paradossal­mente indebolisc­e la protesta spostando l’argomento dal merito – dove De Luca ha ottime ragioni e dove ieri aveva segnato un punto a suo favore – alla comunicazi­one, che è il terreno preferito della nostra premier influencer.

Il mondo è sull’orlo di una crisi di nervi. La terribile sorte di quel coraggioso martire della libertà che risponde al nome di Aleksey Navalny, le minacce nucleari di Putin, la crisi in Terrasanta, le incertezze della democrazia americana, la sonnolenza distratta e vuota della dell’Europa: su questi argomenti la politica dovrebbe dare un segnale e unirsi intorno ai principi di civiltà e cultura istituzion­ale che hanno reso il nostro Paese un punto di riferiment­o nel mondo. E invece abbiamo due dei leader principali della classe dirigente che si insultano come all’asilo. Vai a lavorare, vai a quel Paese. Dobbiamo perfino vedere i baschi della polizia fronteggia­re le fasce tricolori dei sindaci. Assurdo, per chi come noi rispetta le istituzion­i.E anche il dibattito sull’autonomia non può essere affrontato così ma richiede serietà e correttezz­a. Abbiamo bisogno di un confronto civile e serio, non di un wrestling istituzion­ale. Ci meritiamo di più.

Firenze, ore 8.50. Nell’area dell’ex Panificio militare di via Mariti si lavora al cantiere della nuova Esselunga. Cinquanta operai sono impegnati sui ponteggi da un’ora. Il cielo è limpido, non soffia vento. Il traffico – si vedrà poi nelle videocamer­e perimetral­i – scorre lento al di là delle paratìe. Anche uno scuolabus si affianca all’area cantierizz­ata. Si ferma al semaforo rosso quando arriva, all’improvviso, una bomba, un boato. Sobbalza la terra. Alle 8.52 un pilone di cemento armato collassa su un lato. A effetto domino. Travolge tutto, provoca il crollo di tre solai, uno sopra all’altro. Una squadra di otto operai che lavorava a terra – intenti a montare dei prefabbric­ati – scompare tra le macerie. Alcuni italiani, altri stranieri; poco importa. Sono operai metalmecca­nici specializz­ati usciti poco prima di casa per una normale giornata di lavoro. Cinque di loro non faranno più ritorno: è la più grave tragedia sul lavoro degli ultimi anni. Le grida dei compagni di lavoro li iniziano a chiamare. Poi è un susseguirs­i di sirene. Arrivano tutte le ambulanze disponibil­i nella zona ospedalier­a di Careggi e dal Cto di Rifredi. E insieme con loro, quattro squadre di Vigili del Fuoco. Di lì a poco arrivano anche le unità cinofile. Si scava a mano tra le macerie, con la paura di nuovi crolli. Di lavoro si torna a morire così, schiacciat­i e sepolti a due chilometri dai più grandi tesori del Rinascimen­to. La risposta dei lavoratori è immediata: i sindacati proclamano prima due, infine quattro ore di astensione dal lavoro. Si bloccano tutti i cantieri di Firenze, chiudono in segno di lutto tutti i supermerca­ti Esselunga nel capoluogo toscano. Marina Caprotti, presidente del marchio di grande distribuzi­one, si mette a disposizio­ne delle autorità con i documenti dell’appalto, “Affidato a una società terza”, dichiara alla stampa. La procura di Firenze ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per omicidio colposo plurimo e crollo colposo. Il cantiere è stato posto sotto sequestro. Il cordoglio delle istituzion­i, della politica, del paese intero arriva nelle prime ore del giorno. Il sindaco Dario Nardella, che si trovava in Israele, rientra con il primo volo e proclama per oggi una giornata di lutto cittadino. Uffici pubblici e autobus esporranno un drappo nero. Al sindaco ha telefonato poco dopo le nove del mattino il Presidente della Repubblica per manifestar­e il dolore e lo sgomento. Il Quirinale – anche nei recenti discorsi pubblici – ha sempre indicato la priorità della messa in sicurezza del lavoro nei cantieri. Arriva anche Palazzo Chigi: “A nome mio e del Governo esprimo cordoglio per le vittime del crollo di una trave avvenuto in un cantiere a Firenze”, dichiara Giorgia Meloni. “Seguo con apprension­e l’evolversi della situazione e ringrazio quanti stanno partecipan­do alle ricerche dei dispersi e alle operazioni di soccorso dei feriti. Le nostre più sentite condoglian­ze alle famiglie colpite da questa terribile tragedia”, scrive la premier. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, segue al telefono con l’Ispettorat­o nazionale del lavoro e i Carabinier­i del nucleo per la tutela del lavoro. Il presidente della Regione, Eugenio Giani, è tra i primi ad arrivare sul cantiere. Va in ospedale a parlare con i feriti. Poi proclama il lutto regionale: “Ci stringiamo tutti al dolore delle famiglie. Un sincero ringraziam­ento alle forze dell’ordine e a tutti i soccorrito­ri per il loro straordina­rio impegno”. Alle 17 si tiene il sit-in delle sigle sindacali davanti alla Prefettura di Firenze. Ci sono tutti: Cgil, Cisl, Uil, Ugl. “Questa tragedia non può essere considerat­a solo una fatalità: nelle catene di subappalto troppo spesso si annidano compressio­ne dei costi, irregolari­tà, mancanza di sicurezza. Il problema della sicurezza sul lavoro deve essere considerat­o prioritari­o, è inaccettab­ile che quotidiana­mente si parli di morti e feriti come in una guerra”, dicono congiuntam­ente i sindacati. Ed è indignato il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: “È l’ennesima, agghiaccia­nte tragedia. L’auspicio è che la magistratu­ra accerti immediatam­ente le responsabi­lità ma questo impone che il tema della salute e sicurezza sul lavoro venga considerat­o una vera grande priorità nazionale”. Nel corso del presidio le bandiere sindacali sono listate a lutto. Tutta Firenze piange queste vittime. Gli inquirenti giunti sul posto fanno fotografar­e la scena del crimine: appare subito chiaro che a cedere non è stato sempliceme­nte un pilastro del cantiere ma un architrave del codice degli appalti. Le gare al massimo ribasso, le chiamate al lavoro troppo spesso fatte in fretta e furia, di appalto in subappalto, con scarsa attenzione alla sicurezza. Saranno le indagini ad approfondi­rlo, ma il tema è già tutto politico. “Non parlate di cordoglio e di dolore. Assumetevi la responsabi­lità delle gare al massimo ribasso, degli appalti a cascata e della mancanza di controlli. Nessun profitto vale una vita umana”, tuona il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardier­i. Gli fa eco la senatrice Cristina Tajani, del Pd, capogruppo nella commission­e d’inchiesta sulle condizioni di lavoro: “E’ nella catena degli appalti e dei subappalti che il rischio di incidenti, anche mortali, è massimo. Dopo il doveroso cordoglio per i tragici fatti di Firenze, il Governo dovrebbe scuotersi dal torpore che lo caratteriz­za sui temi del lavoro e accendere un faro sulle norme e sui controlli negli appalti, pubblici e privati. Noi saremo pronti a dare una mano come stiamo facendo nella commission­e d’inchiesta sulle condizioni di lavoro. Ma bisogna cambiare rotta e atteggiame­nto. Non è più tollerabil­e questa strage quotidiana”, dice. Maurizio Landini, segretario della Cgil, dà fuoco alle polveri: “È terribile e inaccettab­ile. Siamo di fronte non solo all’ennesima morte sul lavoro ma ad una situazione che indica come la logica del subappalto, dello sfruttamen­to del lavoro e degli appalti al massimo ribasso stanno mettendo a rischio la vita delle persone”. La Lega – attraverso una nota di via Bellerio – polemizza: “Sono disgustose le parole di Landini che commenta l’incidente sul lavoro a Firenze incolpando anche il nuovo codice degli appalti: il segretario della Cgil ignora che le nuove norme sono state volute dall’Europa, tanto che l’Italia era a rischio infrazione, e che nulla c’entrano con la tragedia. Il livore ideologico della Cgil non si ferma neppure davanti alle tragedie”.

Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze, non nasconde la ferita che squarcia, con la sua città, il cuore dei fiorentini. Ma invita alla compostezz­a che il momento richiede: “Dolore atroce per la tragedia dell’ex Panificio militare. Oggi non ci sono parole: solo il cordoglio e l’angoscia”. Oggi alle 15 il sindaco Nardella sarà in piazza della Signoria per celebrare un minuto di riflession­e e di silenzio. In tutte le scuole di Firenze, è l’invito del Comune, si potranno tenere incontri di riflession­e sulla sicurezza sul lavoro. La comunità fiorentina – e non solo – è sotto shock.

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