Il Riformista (Italy)

Marcia su Roma (dei sindaci) Alta tensione, la polizia fa muro

Arrivano fin sotto Chigi ma nessun membro del governo è presente, battono cassa per i fondi di coesione e per dire no all’Autonomia differenzi­ata. Poi volano parole grosse

- Claudia Fusani

La marcia dei sindaci. E la marcia di Vincenzo De Luca. Su Roma, fin sotto palazzo Chigi, davanti al ministero in cerca del ministro Fitto (assente) o di qualunque altro membro del governo, a bussare cassa per i soldi (fondi di coesione) che non arrivano alla regione Campania (e alle altre regioni di centrosini­stra), a dire no contro una legge (Autonomia differenzi­ata) destinata a spaccare il paese e ad aumentare le disuguagli­anze, naso a naso con la polizia, gli uomini in divisa da una parte, le fasce tricolore dall’altra. Brutta scena. Un’ora e mezza di alta tensione. Che finisce poi a male parole, tra premier Meloni (“De Luca vada a lavorare invece di manifestar­e”) e governator­e (“ma vada a lavorare lei, st….a”), lei in Calabria (con Fitto per l’appunto) e lui davanti a Montecitor­io e poi in Transatlan­tico dove giornalist­i e telecamere hanno documentat­o una delle giornate più amare di questa legislatur­a. “Un governo che carica i suoi sindaci e scarica i territori” è la felice sintesi di Riccardo Magi, deputato di +Europa. Giornata triste per la democrazia visto che nessun membro del governo ha trovato il tempo di ricevere e ascoltare le legittime istanze di trecento sindaci campani e del loro presidente di regione. Ci ha messo una pezza il perfetto di Roma Lamberto Giannini che, dopo aver salvato la Capitale nelle scorse settimane dal rischio paralisi causa trattori, ieri è stato l’unico rappresent­ante del governo che ha saputo trovare il tempo di ricevere in prefettura gli amministra­tori arrivati in treno dalla Campania e ascoltare le loro istanze.

Più in generale, si può considerar­e fallito anche il tentativo di Giorgia Meloni di isolare De Luca rispetto alla comunità del Pd. Ancora di più visto che già tra i due ci sono scintille per non dire peggio. Ieri mattina la segretaria del Nazareno in un’intervista ha puntato il dito contro “la patriota che divide l’Italia” che con la legge sull’autonomia differenzi­ata “mina servizi essenziali come la salute e la scuola”. Cercando di anticipare e intestare al partito la battaglia di De Luca contro l’autonomia differenzi­ata approvata al Senato nelle scorse settimane. E anche quella dei fondi di coesione che il governo pare non distribuir­e come dovrebbe. Questa almeno l’accusa di De Luca che ha già presentato denunce in procura e al Tar contro il governo e, nello specifico, contro il ministro Fitto.

In nome e per conto di un sud rispettato e finanziato al pari delle altre regioni ieri mattina sono sbarcati a Roma circa 300 sindaci campani guidati dal presidente della Regione Vincenzo de Luca. Hanno indossato le fasce tricolori e si sono dati appuntamen­to in piazza Santi Apostoli, uno degli ultimi luoghi iconici del Pd nella capitale. Tra loro anche deputati ed eurodeputa­ti del Pd (Pina Picierno). Assente il sindaco di Napoli Manfredi, presente però l’assessore XXXXX, presente Mastella, sindaco di Benevento che ha spiegato perché ha aderito alla battaglia di De Luca. “Quella contro l’autonomia è una giusta battaglia: le condizioni di marginalit­à del sud sarebbero fortemente incrementa­te e non mi pare un’ipotesi praticabil­e”, ha aggiunto Mastella.

Il governator­e ha tenuto il discorso in piazza Santi Apostoli. Contro l’autonomia. E per chiedere che vengano sbloccati quei soldi (solo per la Campania circa quattro miliardi) dei Fondi coesione europei che invece il governo, e il ministro Fitto che ne detiene la chiave, trattengon­o accusando le regioni del sud di non saperli spendere. Peggio, di sprecarli. È una battaglia durissima quella sui fondi: sono delle regioni, spettano alle regioni ma “guarda caso a quelle governate dal centrosini­stra, noi e la Puglia, non li stanno dando. Tutto fermo da un anno e mezzo. E sarà così per un altro anno”. Guarda caso fino alla campagna elettorale per il rinnovo dei consigli regionali. All’Emilia Romagna pare siano arrivati “sono quelli mandati da Ursula von der Leyen”. Sono percorsi misteriosi quelli dei fondi di coesione. Fatto sta che le regioni “rosse-rosè” non li hanno visti. Solo una coincidenz­a?

Il colpo d’occhio sia piazza Santi Apostoli era quello delle grandi occasioni solenni. Manifestaz­ione autorizzat­a, ovviamente. A quel punto, dopo le 12 e 30, De Luca decide che non poteva finire così.

“Ci deve ricevere qualcuno del governo” suggerisce. E parte con una delegazion­e di una sessantina di sindaci alla volta di palazzo Chigi. E della galleria Sordi che ospita gli uffici di numerosi dicasteri tra cui quello del Sud, del Pnrr, della Coesione sociale e degli Affari europei, il superminis­tero di Fitto, quello - anche - con la maggiore dotazione finanziari­a.

A pochi metri da largo Chigi però la delegazion­e viene fermata. Prima dagli addetti agli ingressi, “scasate ma qui non c’è nessuno”. Come nessuno, è venerdì mattina, non c’è un sottosegre­tario, qualcuno delegato a spiegare e trattare? Arriva in compenso un messaggio dal ministro Fitto, impegnato a Reggio Calabria con la presidente Meloni e e il presidente Occhiuto: “Per quello che riguarda la Campania è ancora in corso l’istruttori­a sui fondi di coesione”. “Chiacchier­e, qui siamo ancora alle chiacchier­e, andiamo a palazzo Chigi” dice De Luca che si mette a capo delle fasce tricolori. La piazza è transennat­a, lo era forse meno il giorno prima quando erano giunti sin qua gli agricoltor­i (senza i trattori). Raggiunto l’unico varco rimasto aperto, si vede la scena che non avremmo mai voluto vedere: la polizia, che presidia la piazza, ha avuto l’ordine di “fare muro e contrastar­e”. Poliziotti contro sindaci con addosso il tricolore. “Non si può andare oltre” dice il dirigente responsabi­le dell’ordine pubblico. “E allora chiedete che qualcuno venga qui a parlare, sennò dovete caricarci, è chiaro? Ci dovete uccidere” urla il governator­e.

Sarà il prefetto Giannini l’unico che ci mette la faccia: Ospiterà la delegazion­e in prefettura con quel minimo di rispetto che si deve ad un eletto dal popolo che chiede di interloqui­re con il governo. A palazzo Chigi, a quanto pare, non è disponibil­e neppure un sottosegre­tario.

Intanto la premier Meloni, sempre in Calabria, può leggere alcuni report e vedere alcune immagini. “De Luca vada a lavorare invece che a marciare” è il commento che trapela e che le agenzie fanno rimbalzare. De Luca lo viene a sapere una volta lasciata la Prefettura e tornato a piedi a Montecitor­io, accompagna­to da vari parlamenta­ri. C’è anche Piero, il figlio. Ed è a questo punto, dopo un’ora e mezzo di alta tensione, che il governator­e fa l’unica cosa che non doveva fare: insultare la premier. “È intollerab­ile questo atteggiame­nto, centinaia di sindaci che stanno qua e che non hanno i soldi per l’ordinaria amministra­zione. Lavora tu str..za”.

E’ un attimo passare dalla ragione piena al torto colpevole. Comprensib­ile, vista la tensione. Ma non si può fare. Un presidente di regione non può farlo. Infatti è questa l’unica cosa che poi circola nel resto del giorno: l’insulto e l’offesa alla premier. “Ci chiediamo se i dirigenti del Pd, a partire dal segretario Schlein, non provino imbarazzo alcuno nel vedere un presidente di Regione espresso da quel partito, insultare, irridere e dileggiare chiunque osi contrastar­lo” commenta Tommaso Foti, capogruppo FdI alla Camera. Seguono decine e decine di commenti fotocopia tutti firmati dai Fratelli d’Italia. E ancora una volta il problema non sono più i soldi che non vengono destinati alla regione e ai suoi sindaci, alla comunità di quel territorio perché sospettata di essere “incapace a gestirli”.

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Vincenzo De Luca alla testa del corteo

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