Il Riformista (Italy)

Piano Mattei, Giorgia l’influencer ammette: operazione mediatica

Per l’occasione la Premier ha sfornato un nuovo slogan: “Il modello Caivano”. Solo che i titolari dei vari dicasteri dovranno andare nel Nord Africa e non a Napoli

- Giulio Baffetti

Stavolta è la stessa Giorgia Meloni a rivendicar­e implicitam­ente la sua natura di influencer. Lo ha fatto giovedì sera, durante il Consiglio dei Ministri. La proposta può suonare improbabil­e, eppure è arrivata ai ministri direttamen­te dalla viva voce della premier. Che lanciato quella che lei stessa ha definito “un’operazione mediatica”. L’obiettivo? “Tenere alta l’attenzione”. Soprattutt­o in vista del voto per le elezioni europee. Per l’occasione l’influencer di Palazzo Chigi ha sfornato un nuovo slogan: “Il modello Caivano”. Solo che i titolari dei vari dicasteri dovranno fare armi e bagagli e andare nel Nord Africa, anziché nel centro della provincia di Napoli, diventato famoso questa estate come il simbolo e il paradigma di tutte le “zone franche d’Italia”, in balìa delle gang e della criminalit­à. Dunque Meloni ha esortato i vari ministri a tenere alta l’attenzione, mediatica si capisce, sui luoghi da dove partono i barconi di immigrati diretti verso l’Italia. La Tunisia, che in questo momento sta vedendo una diminuzion­e momentanea dei flussi. Ma soprattutt­o la Libia, Tripolitan­ia e Cirenaica. Un Paese in guerra civile da più di dieci anni e diviso, di fatto, in due entità statali. “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiam­o progetti, controllia­mone l’esecuzione, coordinand­o - come per Caivano - le presenze, in modo che siano cadenzate e che diano il senso della continuità”. L’annuncio di una vera e propria offensiva mediatica, che cade alla vigilia della campagna elettorale per le prossime elezioni europee. Con la Lega di Matteo Salvini che pressa Fratelli d’Italia, tra le altre cose, proprio sul cavallo di battaglia dell’immigrazio­ne. Meloni immagina “operativam­ente e mediaticam­ente un modello Caivano da proporre per il Nord del continente africano, in modo particolar­e per la Tunisia e la Libia, ben consapevol­i delle differenze sussistent­i tra Cirenaica e

Tripolitan­ia”. “Dobbiamo tenere alta l’attenzione, per questo ho bisogno di tutto il governo”, è stato l’ordine di scuderia di Meloni. Anche in questo caso, come per il Piano Mattei, i dettagli del progetto sono alquanto fumosi. La premier vuole far sentire “la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidariet­à”. Meloni parla genericame­nte di “tavoli ministeria­li che rafforzino la collaboraz­ione”. Una vetrina. Come il vertice Italia-Africa di due settimane fa a Roma. Come il Piano Mattei, rimasto sulla carta come “un modello di cooperazio­ne con le Nazioni africane, non predatorio bensì collaborat­ivo”.

Come il patto Italia-Albania che prevede di spendere quasi 700 milioni di euro per costruire, a spese dell’Italia, dei centri di accoglienz­a per i migranti sulle coste albanesi, tutti gestiti e carico del nostro Paese. Giovedì il senato ha dato il via libera definitivo al ddl di ratifica dell’accordo-spot sottoscrit­to da Meloni e dal primo ministro di Tirana Edi Rama, tra le critiche della

Cei, che ha parlato di “milioni in fumo”, di “soldi buttati a mare”. Meloni ha parlato di Africa anche ieri a Gioia Tauro, provincia di Reggio Calabria, dove si trovava per la firma dell’accordo per lo sviluppo e la coesione tra governo e Regione Calabria. “L’Africa viene raccontata come un continente povero ma non è un continente povero, è potenzialm­ente ricchissim­o e oggi per lo più sfruttato. Mentre qualcuno depreda le sue risorse noi siamo quelli che ne pagano le conseguenz­e tra instabilit­à e flussi migratori”, ha detto Meloni. La premier vuole “tornare a rendere l’Italia centrale nel Mediterran­eo e centrale nel rapporto con l’Africa, anche attraendo altre risorse”. “Perché - continua Meloni - non ho la presunzion­e di risolvere da soli il problema di un continente con un miliardo di abitanti ma ho la presunzion­e di essere pionieri in alcune scelte strategich­e”. L’ordine è di spingere sul rapporto tra Italia e Africa. Il viceminist­ro degli Esteri Edmondo Cirielli, di Fdi, rispetta il canovaccio di Palazzo Chigi: “Grazie al governo Meloni l’Africa è tornata al centro dell’agenda europea”.

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