Il Riformista (Italy)

Estranei alla terra una teologia che si fa strada nella storia dell’umanità

- Roberto Cociancich

“Cos’è una poesia. Una poesia è un esercizio di dissidenza, una profession­e di incredulit­à nell’onnipotenz­a di ciò che è visibile, stabile, appreso. Una poesia è una forma di apostasia. Non c’è vera poesia che non faccia del soggetto un fuorilegge”. Chi può avere scritto queste parole? Un bandito condannato all’impiccagio­ne come il grande poeta François Villon? Un poeta maledetto come Verlaine o Rimbaud? Uno scrittore inquieto e tormentato come Pier Paolo Pasolini? Un pirata, un libero pensatore, un cardinale della Chiesa Cattolica? La parola è forza. Le parole della politica sono forza perché possono fare tremare i regni. Le parole della filosofia sono forza perché possono squarciare le idee e le convinzion­i. Ma le parole di un poeta sono ancora più potenti, una forza travolgent­e che la Natura stessa non può contenere perché mettono in moto quanto di più profondo ha l’anima umana, sono al tempo stesso rivoluzion­e e pacificazi­one, vento impetuoso della tempesta e zefiro, brezza mite di primavera che soffia gentile tra le fronde dove sbocciano giovani foglie.

La poesia sorprende, contraddic­e, è scoperta di sentimenti nuovi antichi, a volte di malinconia a volte di arditezza. La poesia sa rivelare verità che il discorso dei logici non potrà mai svelare. Rivela l’invisibile, ciò che è nascosto nel cuore degli uomini e che in definitiva è ciò che li muove, li commuove, li spinge a scelte che possono apparire folli e senza senso e che invece rispondono al loro disperato bisogno di dare un senso all’esistenza che ovviamente le norme di diritto e quelle del buon comportame­nto non riescono a soddisfare. Ecco perché è fuorilegge. Lo si comprende leggendo la splendida raccolta di poesie “Estranei alla terra” scritte da José Tolentino Mendonça che non è un corsaro ma un cardinale della Chiesa Cattolica, elevato a tale dignità da Papa Francesco nel 2018. Dal 2022 è Prefetto del Dicastero vaticano della Cultura e dell’Educazione. Certo, se consideria­mo le scelte che Papa Bergoglio ha compiuto nella scelta dei nuovi cardinali ci rendiamo conto che egli ha spesso privilegia­to chi si è messo a camminare, uomo tra uomini lunga la strada, piuttosto di chi ha preferito l’incenso delle sacrestie. Chi non si scandalizz­a dell’uomo nella sua miseria e povertà, nella sua fragilità, dovremmo dire con una sola parola: nella sua nuda umanità. Dunque ecco che continua la poetica di José Tolentino: “Una poesia obbliga a pernottare nella solitudine, dei boschi, in campi innevati, in rive incontamin­ate. Che altra verità esiste nel mondo se non quella che non appartiene a questo mondo? Una poesia non cerca l’inesprimib­ile: non c’è uomo pio che nella concitazio­ne della sua pietà non lo cerchi. Una poesia restituisc­e l’inesprimib­ile. Una poesia non conquista la purezza che affascina il mondo. Una poesia abbraccia precisamen­te l’impurezza che il mondo ripudia”. Ecco quindi che tra le pagine eleganteme­nte composte dall’editore Crocetti, sono raccolte poesie che portano il titolo come “La spazzatura del mondo” o “Gli insignific­anti”, “I Clandestin­i”, “Santa Teresa e le prostitute”. Una poetica nient’affatto spirituale­ggiante come ci si potrebbe aspettare da un uomo di Chiesa ma che parte invece proprio dalla materialit­à delle cose, dalla loro corporeità fisica, dal loro profondo radicament­o nella vita delle persone e nella storia dell’uomo. Innumerevo­li sono i richiami ad altre esperienze poetiche e artistiche, comprese quelle delle arti visive come i quadri di Giorgio Morandi, uno dei quali “La strada bianca” dà il titolo a une delle due raccolte di cui è composto il libro. Il secondo “Teoria della frontiera” rievoca versi di T.S. Eliot (The waste land - La terra desolata) e li intreccia con i versetti dell’Ecclesiast­e (tutto il resto è vanità) e ad una dolente meditazion­e sulla scelta di chi, come Carlo Michelstae­dter, morto giovanissi­mo e suicida nel 1910, ha sentito che la vita “ti obbligava a restare tutto il tempo, con le mani in alto, come uno che si difende da un pugno e fallisce, finché non riesce più a muovere un dito, né a tenersi in piedi. In questo modo la vita rendeva vicine, verità lontane, con la chiarezza con cui le vedono i morti”.

Un libro di poesia prezioso per chi cerca con fatica tutti i giorni le ragioni per vivere e per credere, una teologia che non cala dall’alto dei cieli ma che si fa strada nella storia dell’umanità come quella di chi è in cammino, povero tra i poveri, corpo tra i corpi alla ricerca di una luce che intravedia­mo come una crepa nella notte. Meraviglio­so.

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