Il Riformista (Italy)

La guerra non dà pace

- Riccardo Nencini

Più importante dell’inizio è la fine, anche durante lo stato di guerra. Prima che la follia ti prenda la mano e dimenticar­e divenga un’operazione impossibil­e. Dimenticar­e per non aver saputo cogliere un’opportunit­à, dimenticar­e per aver commesso eccessi che possono provocare conseguenz­e inaudite, dimenticar­e errori così gravi da isolarti dal resto del mondo pur vantando milioni di buone ragioni quando hai reagito a un’offesa e hai vendicato i tuoi morti.

Esistono guerre giuste: la reazione delle democrazie occidental­i e poi dell’Unione Sovietica alla guerra di Hitler, la Resistenza in Italia dopo l’8 settembre ‘43, in Italia e ovunque si manifestò in Europa, la difesa dell’esercito ukraino e il sostegno offerto da Unione Europea e Stati Uniti dopo il conflitto scatenato da Putin, di recente la risposta di Israele all’attacco di Hamas.

La teoria moderna della ‘guerra giusta’ si fonda su tre criteri: la giustifica­zione, il soggetto decisore, il modo di attuazione (iusto modo). È indubbio, tuttavia, che esista una stretta correlazio­ne tra sicurezza e difesa e il rispetto dei diritti dell’uomo e dei popoli. È stato Norberto Bobbio tra i primi a parlarne. Quando vi è violazione dei diritti, di quei diritti, la comunità internazio­nale ha il dovere di intervenir­e proprio perché quella violazione incide sulla sicurezza e sulla pace, il fine primario che le Nazioni Unite hanno posto a fondamento della loro azione. La stretta connession­e tra pace e rispetto dei diritti umani da tempo compenetra il diritto internazio­nale. Da qui il concetto di ‘pace giusta’, da qui la ragionevol­e tesi che i modi di attuazione della risposta devono essere proporzion­ati al male che si intende debellare e non radicali, perversi, tali da colpire cittadini inermi. Si può discutere a lungo su quali siano i diritti fondamenta­li delle genti ma un nucleo centrale, condiviso, intoccabil­e, esiste, eccome se esiste. Il primo tra questi è il rispetto della dignità umana, il diritto a vivere, a non essere ucciso, torturato, aggredito. Il secondo è il diritto alla sussistenz­a: cibo, vestiario, medicinali, acqua, un riparo decente.

Una guerra giusta diventa ingiusta se il modo con cui viene attuata è sbagliato, se l’uso controllat­o della forza si trasforma in violenza inaudita.

Chi ha sostenuto Israele con decisione e oggi pretende che quel nucleo fondamenta­le di diritti degli uomini e delle donne venga osservato e protetto si siede dalla parte giusta della storia dell’umanità. L’appello ‘Fermatevi!’ lanciato da Macron e in maniera bipartisan da governo e opposizion­e in Italia, l’azione diplomatic­a dell’amministra­zione Biden, il rilancio della formula ‘due popoli due Stati’ non significan­o affatto dimenticar­e il terrore innescato da Hamas o porre sullo stesso piano Israele e un’organizzaz­ione terroristi­ca. Semmai aprono il varco a una pace giusta che tuteli anzitutto la popolazion­e civile ascoltando l’urlo disperato che da giorni si leva dalla terra più martoriata della terra. Prima che la follia ti prenda la mano e dimenticar­e diventi impossibil­e...

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