Riformismo: partecipazione e concretezza di cui Milano ha bisogno
Milano e l’economia di prossimità, una tre giorni di dibattiti che ha coinvolto tutte le realtà che pesano nel tessuto economico diffuso
Milano, la città più industriale d’Italia e oggi la più avanzata nei settori economici d’avanguardia, non ha mai avuto una impresa che dominasse sul resto dell’economia. È sempre stata la ricchezza e la varietà del tessuto imprenditoriale il fattore del successo economico della città. La presenza di una grande insieme di imprese nei diversi settori produttivi, la collaborazione fra produzione culturale e industriale, la capacità di sviluppare reti commerciali e finanziarie hanno contribuito a creare una forza economica capace di essere trainante nelle fasi di crescita e di avere grande flessibilità e capacità di trasformazione nelle fasi di flessione.
È un insieme di imprese che ha sempre avuto in un tessuto diffuso di piccole imprese, una base che ha fatto da collante o da avanguardia sperimentale, assicurando una continua alimentazione di eccellenza artigiana e di creatività. L’assessora al lavoro e alle attività produttive, Alessia Cappello, ha saputo cogliere, nella fase di grande trasformazione che sta interessando il sistema produttivo e sociale della città, la necessità di aprire il confronto con tutte le forze economiche e sociali per affrontare insieme le sfide che ci coinvolgono. Dopo aver realizzato il Patto per il lavoro coinvolgendo le rappresentanze sociali e le istituzioni economiche cittadine per sviluppare progetti di promozione del lavoro, per dare impulso alla formazione di chi deve ricollocarsi e a tutte le iniziative atte ad aumentare l’occupabilità femminile, nei giorni scorsi ha dato vita al Forum dell’economia urbana con a tema “Milano e l’economia di prossimità”. Una tre giorni di dibattiti, che ha coinvolto tutte le realtà economiche che pesano nel tessuto economico diffuso. Sono parte essenziale della forza economica della città ed anche presidi sociali contro la desertificazione del territorio e fanno da freno verso l’impoverimento delle relazioni sociali date dai servizi di prossimità. Sono le tante forme del commercio di quartiere, ma anche la creativa rete di artigianato e PMI che caratterizzano il tessuto urbano per come l’abbiamo conosciuto. Il programma di iniziative finale non è un documento solo difensivo ma un contributo che sappia aiutare la trasformazione economica delle realtà produttive senza perdere il contributo territoriale sociale. Coinvolgere tutti gli attori assegnando loro il compito di indicare all’amministrazione pubblica come sostenere i loro sforzi è il punto di forza di. Iniziative che sanno coniugare riformismo, partecipazione e concretezza.
A margine va ricordato che Milano è anche la capitale del terzo settore. Spiace quindi ancora di più che due settimane fa si siano svolti gli stati generali del welfare della città, e che le realtà del terzo settore milanese, in nome di una ideologia statalista e dirigista, siano state tenute in ultima fila, privilegiando tematiche di polemica politica generale senza la capacità di mettere al centro gli esempi di quanto la società civile milanese autonomamente sa offrire.