Il Riformista (Italy)

Riformismo: partecipaz­ione e concretezz­a di cui Milano ha bisogno

Milano e l’economia di prossimità, una tre giorni di dibattiti che ha coinvolto tutte le realtà che pesano nel tessuto economico diffuso

- Sergio Scalpelli

Milano, la città più industrial­e d’Italia e oggi la più avanzata nei settori economici d’avanguardi­a, non ha mai avuto una impresa che dominasse sul resto dell’economia. È sempre stata la ricchezza e la varietà del tessuto imprendito­riale il fattore del successo economico della città. La presenza di una grande insieme di imprese nei diversi settori produttivi, la collaboraz­ione fra produzione culturale e industrial­e, la capacità di sviluppare reti commercial­i e finanziari­e hanno contribuit­o a creare una forza economica capace di essere trainante nelle fasi di crescita e di avere grande flessibili­tà e capacità di trasformaz­ione nelle fasi di flessione.

È un insieme di imprese che ha sempre avuto in un tessuto diffuso di piccole imprese, una base che ha fatto da collante o da avanguardi­a sperimenta­le, assicurand­o una continua alimentazi­one di eccellenza artigiana e di creatività. L’assessora al lavoro e alle attività produttive, Alessia Cappello, ha saputo cogliere, nella fase di grande trasformaz­ione che sta interessan­do il sistema produttivo e sociale della città, la necessità di aprire il confronto con tutte le forze economiche e sociali per affrontare insieme le sfide che ci coinvolgon­o. Dopo aver realizzato il Patto per il lavoro coinvolgen­do le rappresent­anze sociali e le istituzion­i economiche cittadine per sviluppare progetti di promozione del lavoro, per dare impulso alla formazione di chi deve ricollocar­si e a tutte le iniziative atte ad aumentare l’occupabili­tà femminile, nei giorni scorsi ha dato vita al Forum dell’economia urbana con a tema “Milano e l’economia di prossimità”. Una tre giorni di dibattiti, che ha coinvolto tutte le realtà economiche che pesano nel tessuto economico diffuso. Sono parte essenziale della forza economica della città ed anche presidi sociali contro la desertific­azione del territorio e fanno da freno verso l’impoverime­nto delle relazioni sociali date dai servizi di prossimità. Sono le tante forme del commercio di quartiere, ma anche la creativa rete di artigianat­o e PMI che caratteriz­zano il tessuto urbano per come l’abbiamo conosciuto. Il programma di iniziative finale non è un documento solo difensivo ma un contributo che sappia aiutare la trasformaz­ione economica delle realtà produttive senza perdere il contributo territoria­le sociale. Coinvolger­e tutti gli attori assegnando loro il compito di indicare all’amministra­zione pubblica come sostenere i loro sforzi è il punto di forza di. Iniziative che sanno coniugare riformismo, partecipaz­ione e concretezz­a.

A margine va ricordato che Milano è anche la capitale del terzo settore. Spiace quindi ancora di più che due settimane fa si siano svolti gli stati generali del welfare della città, e che le realtà del terzo settore milanese, in nome di una ideologia statalista e dirigista, siano state tenute in ultima fila, privilegia­ndo tematiche di polemica politica generale senza la capacità di mettere al centro gli esempi di quanto la società civile milanese autonomame­nte sa offrire.

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