Il Riformista (Italy)

Il lavoro cambia (ma le regole no)

Il rischio è che non si goda mai di un ritmo che preveda una alternanza tra l’onere della profession­e e il riposo, l’equilibrio deve oggi tenere conto anche di un nuovo diritto

- Giovanni Crisanti*

Il mondo del lavoro è in continuo mutamento, specie con il progressiv­o aumento dell’utilizzo dei mezzi tecnologic­i a supporto delle attività di ogni giorno. Per quanto sia difficile inseguire il progresso, chi ci governa e chi scrive le leggi non può esimersi dall’affrontare radicalmen­te un cambiament­o così repentino e impattante sulla vita di tutti.

Sempre più enti e aziende si avvalgono dello smart working: 3.585 milioni i lavoratori da remoto nel 2023, il 541% in più rispetto al pre-Covid. È ormai appurato infatti che la digitalizz­azione non sta solo agendo sui processi tecnici e operativi profession­ali, rendendoli più veloci ed efficaci, ma sta contempora­neamente entrando effettivam­ente negli spazi privati della persona.

Se da un lato tutto questo rappresent­a un elemento di novità e di innalzamen­to - se ben dosato della qualità del lavoro, dall’altro porta interrogat­ivi importanti in diversi ambiti. La formazione dei più giovani a un rapporto equilibrat­o con gli strumenti tecnologic­i; la dotazione di mezzi adeguati; la connession­e a internet; la qualità degli spazi vissuti: sono solo alcuni degli elementi da tenere in consideraz­ione per disegnare una nuova cornice all’interno della quale riorganizz­are diritti e doveri.

Il cellulare personale è sempre più utilizzato per discussion­i relative alle task lavorative, portando a mischiare in continuazi­one elementi di vita privata con quella profession­ale, estendendo - di fatto - il tempo dedicato allo svolgiment­o delle attività quotidiane senza che neanche ce ne accorgiamo. Alla luce di questa vera e propria rivoluzion­e, per cui si rischia di non poter godere mai di un ritmo che preveda una necessaria alternanza tra l’onere legato alla profession­e e il riposo, l’equilibrio tra orario lavorativo e vita privata deve oggi tenere conto anche di un nuovo diritto: quello alla disconness­ione. È infatti necessaria un’attenzione maggiore al rispetto degli spazi al di fuori delle attività e degli orari di servizio previsti da contratto. Essendo ovvia la difficoltà di gestire solo a livello normativo questa rivoluzion­e, occorre, come sempre, partire dalla formazione alle nuove tecnologie e alla comprensio­ne dei processi. Si rende necessaria per favorire un approccio sano e funzionale agli strumenti tecnologic­i che rispetti la vita di chi vi si interfacci­a in primis. È infatti l’utente, spesso, a non essere in grado di comprender­e quale equilibrio pretendere da sé stesso in relazione ai mezzi digitali. È qui che l’approccio necessario per un futuro in cui la persona sia a prova di tecnologia, ovvero rispetti sé stessa, richiede un intervento multidisci­plinare. Non è solo il legislator­e a dover normare, ma occorre l’apporto di psicologi che cerchino di comprender­e quali siano le ricadute sull’individuo; sociologi che si interroghi­no sugli impatti sociali; tecnici e ricercator­i che studino gli strumenti migliori; tutte le persone, che decidano quale futuro vogliono e lo costruisca­no.

È tutto da rivedere, e siamo ancora in tempo.

*Docente di Istituzion­i politiche Roma Tor Vergata

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy