Champions League si allargano i cordoni Addio alla fase a gironi
A cascata le modifiche riguarderanno anche l’Europa League e la Conference. L’Italia potrebbe portare fino a 11 squadre
C’è una riforma, ed è quella della Champions League e degli altri due tornei europei, l’Europa League e la Conference League, che vuole modificare, e non soltanto marginalmente, l’odierno assetto del calcio continentale.
Lo farà ampliando il numero delle partecipanti alla massima competizione d’Europa, appunto la Champions, e allargando la quantità delle società provenienti dai principali campionati nazionali che potenzialmente potranno affacciarsi sullo scenario continentale partecipando a una delle tre coppe messe in palio dall’Uefa.
Questo, tenendo conto dei risultati raccolti sul campo, con il ranking per nazioni a definire i numeri di anno in anno e, per quanto riguarda l’Italia, il sogno di portare fino a un massimo di undici club a giocarsi le gare infrasettimanali tra una giornata di Serie A e l’altra. Trasformare questa possibilità in dato reale non sarà immediato, né semplice. Una serie di combinazioni favorevoli, però, potrebbero spingere a tanto, raggiungendo una presenza a oggi inimmaginabile sullo scenario continentale del pallone in salsa tricolore. Presentata a Milano nei giorni scorsi, la nuova Champions League parte da un aumento dalle attuali 32 alle future 36 squadre ai nastri di partenza. Fin qui, si tratta di un passaggio tutto sommato non eccessivamente significativo. L’aspetto su cui riflettere è l’abbandono dell’iniziale fase a gironi, che resisteva immutata a sé stessa da oltre trent’anni. Non ci saranno più otto gironi da quattro squadre ciascuno con partite di andata e ritorno a stilare le singole classifiche, quanto piuttosto un girone unico da 36 squadre. La nuova fase prevedrà otto partite per ognuna delle compagini iscritte, quattro delle quali saranno giocate in casa e altrettante lontano delle mura amiche. Le otto avversarie saranno individuate attraverso una griglia iniziale divisa in quattro differenti fasce; ognuno dei club in gara affronterà due squadre per ogni fascia, incrociando così il suo destino sia con le società più blasonate, sia con quelle di recente ingresso. La graduatoria attorno a cui disegnare i passaggi successivi sarà unica: le prime otto strapperanno da subito il pass per gli ottavi di finale, dalla nona alla ventiquattresima si confronteranno con un turno aggiuntivo per completare il quadro e, per le rimanenti, l’eliminazione sarà diretta, senza ripescaggi in altre competizioni.
A cascata, le modifiche riguarderanno anche la Uefa Europa League e la Conference, cui sarà mantenuto il solo suffisso Uefa così come già avvenuto alla sua sorella maggiore. Entrambe a 36 squadre, avranno un iniziale campionato, cui seguirà la fase a eliminazione diretta. L’obiettivo dichiarato è consentire a un maggior numero di squadre di giocare sul palcoscenico internazionale. Allargare la competizione, rendere i trofei contendibili e aumentare lo spettacolo sono i motivi conduttori di un cambio di formula tutto da gustare a partire dal prossimo mese di settembre, sperando che nel mentre le formazioni italiane riescano ad andare avanti nelle singole coppe e, così facendo, ad aumentare lo spazio per le altre squadre salendo nel ranking europeo.
Se la stagione finisse qui l’Italia – che ha chiuso la passata sul secondo gradino del podio - sarebbe al primo posto, con Germania e Inghilterra a inseguire. Un primato che, come l’eventuale seconda piazza, porterebbe in dote il quinto club in Champions. Il sesto e il settimo, al momento, paiono esercizi di scuola. Prima di fantasticare, però, meglio badare ai risultati che arriveranno di qui in poi.