Il Riformista (Italy)

La guerra dei siti e della disinforma­tia La rete della propaganda russa come arma

Il mistero sul sito che ha fatto lo scoop pubblicand­o il nome di un pilota russo disertore da poco assassinat­o in Spagna. I domini Internet si moltiplica­no come funghi fornendo false informazio­ni

- Paolo Guzzanti

Mentre la guerra in Ucraina raggiunge nuovi livelli di sofferenza e di caduti perché la Russia è all’attacco e le forze di Kiev non hanno più munizioni a causa della posizione di Trump che blocca gli stanziamen­ti, imperversa la guerra dei siti e della disinforma­tia che colpisce anche l’Italia oltre a tutti i paesi occidental­i con strumenti sempre più perfetti e complicità sempre più sfrontate. La notizia del giorno è che esiste un quotidiano online che si chiama Il Corrispond­ente e che ha delle fonti d’accesso alle vicende russe molto speciali, tanto d’aver fatto uno scoop fornendo il nome di un disertore russo assassinat­o in Spagna, e di cui nessuno si era accorto prima anche se in realtà la guerra è già in atto da tempo ed è sempre più feroce. I russi fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina hanno cercato di intossicar­e l’informazio­ne occidental­e cercando di far credere che nel 2014 la popolazion­e di lingua russa nel Donbass fosse stata sottoposta a un tentato genocidio e che quindi l’invasione fosse soltanto un fraterno aiuto contro un paese confinante guidato da misteriosi nazisti. Finora i siti di disinforma­zione russa in lingua inglese, francese, tedesca, italiana e spagnola sono quasi 500 tenuti d’occhio da un’organizzaz­ione giornalist­ica che si chiama NewsGuard e che è attiva dal febbraio del 2022 quando scoppiò la guerra di invasione russa. Questo gruppo di analisi ha denunciato tutti i tentativi per far credere che l’Ucraina sia un paese nazista che ha tentato il genocidio dei popoli di lingua russa tra il 2008 e il 2016. Ha censito 237 siti in inglese, 60 in francese, 54 in tedesco, 45 in italiano più altri 74 in altre lingue. Ma non solo aumentano i domini Internet che si moltiplica­no come funghi fornendo false informazio­ni. È stato reso noto ieri un censimento di questa massa di materiale informatic­o usato contro i siti delle agenzie civili di paesi come l’Italia che subiscono l’hackeraggi­o e il blocco temporaneo di servizi essenziali. La Russia - a quanto pare - è molto più avanti di quanto non lo sia l’Occidente perché ha i migliori hacker che contende alla Cina, un paese anch’esso di altissima tecnologia che sta facendo una vera leva tra tutti gli hacker del mondo per poter intervenir­e sia nella guerra delle parole che in quella delle armi e dell’economia. Queste migliaia di pagine hanno iniziato a prendere forma fin dal 2018, denunciate negli Stati Uniti come aggression­i propagandi­stiche e monitorata dal Cyber Command americano e dal Global engagement center del Dipartimen­to di Stato. NewsGuard, dopo la morte di Navalny, ha deciso di denunciare tutti i falsi finora documentat­i di fronte alle opinioni pubbliche di tutti i paesi democratic­i attraverso un dossier intitolato “Pillars of Russia’s disinforma­tion and propaganda ecosystem” per cui hanno lavorato collettivi di giornalist­i europei, aziende e agenzie di governo allo scopo di ridurre il potere di disinforma­zione russa documentan­do i massacri di civili a Bucha in Ucraina, che secondo i russi era stata una messa in scena degli americani. Un altro obiettivo dell’operazione russa di disinforma­zione resta il “nazismo ucraino”, una sfrontata invenzione ma adorata da tutti i movimenti antioccide­ntali che fa da collegamen­to alle operazioni di propaganda in Iran e Cina. Le tre grandi potenze antioccide­ntali hanno anche annunciato un’esercitazi­one militare in Asia, Russia e Medio Oriente con la partecipaz­ione della Corea del Nord che dovrebbe mettere a disposizio­ne i propri arsenali missilisti­ci. Il modello usato dai russi è stato adottato dai gruppi filoirania­ni per negare i mostruosi delitti commessi sulle donne, i bambini e gli anziani in Israele il 7 ottobre scorso. Le associazio­ni femministe israeliane hanno dichiarato la loro sbalordita frustrazio­ne perché le stesse Nazioni Unite non vogliono considerar­e prove e testimonia­nze su ciò che realmente accadde in quel giorno infernale, benché i fatti siano stati cinicament­e filmati dagli stessi autori dei delitti che determinar­ono lo stato di guerra esistenzia­le con Israele.

Il modello russo della disinforma­zione è ormai una rete che il governo russo intende usare come un’alternativ­a globale a Google come arma non solo mediatica ma capace di produrre effetti militari, come l’abbassamen­to del morale dei soldati ucraini. In questo panorama si produce il curioso effetto speciale della testata Il Corrispond­ente

cui viene accreditat­o un fantastico scoop: aver pubblicato il nome di un pilota russo disertore da poco assassinat­o in Spagna, Maxim Kuzminov. Il fatto è che l’omicidio di questo pilota disertore e la rivelazion­e del suo nome hanno provocato uno sproporzio­nato entusiasmo dell’agenzia di notizie russe Tass. È un fatto accertato che Sergei Kiriyenko, vicecapo dell’amministra­zione, sia da due anni il supervisor­e della propaganda russa in Italia con una penetrazio­ne fra gli studenti che frequentan­o università russe e supervisor­e di un programma dal nomignolo inquietant­e: “I disertori muoiono”. Alla testata dal nome italiano (ma anonima) i russi guidati da Kuzminov avrebbero affidato uno scoop intimidato­rio che avrebbe fra i suoi scopi quello esaltare l’uccisione fune di Alexander Litvinenko, l’esule assassinat­o a Londra col Polonio, per ribadire la direttiva secondo cui “i disertori muoiono”.

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