No, i tribunali devono restare fuori dalla politica
Non c’è battaglia politica che l’onorevole Bonelli non trasformi in un esposto in procura. Solo durante il governo Meloni il verde si è recato dai magistrati per il caso Donzelli-Delmastro, chiedendo di indagare per rivelazione di segreto d’ufficio dopo l’uso delle intercettazioni ambientali, eseguite della polizia penitenziaria, delle conversazioni tra l’anarchico Alfredo Cospito e alcuni boss di Camorra e ‘Ndrangheta. Un’iniziativa da cui è partita un’inchiesta, che ha portato all’imputazione per il sottosegretario alla Giustizia Delmastro. A marzo con il rosso Fratoianni ha presentato un esposto per accertare le possibili responsabilità dei ministeri dei Trasporti e dell’Interno sul naufragio di Cutro. A luglio si è recato alla procura di Genova per presentare un esposto contro la diga. Ad agosto ha presentato una denuncia ai pm romani contro i presunti “cartelli” tra compagnie petrolifere ed energetiche, che sarebbero stati alla base dei forti rincari del prezzo della benzina e delle bollette di luce e gas. A ottobre ha presentato un esposto sulla chiusura della linea ferroviaria tra Roma e Ostia, sua battaglia storica. Sempre a ottobre chiede ai magistrati di indagare sul video del giudice di Catania Iolanda Apostolico, diffuso da Matteo Salvini sui social. Inchiesta aperta e poi archiviata. Tutto questo essendo parlamentare, eletto grazie all’accordo con il Pd nell’ultima legislatura. Figuriamoci quante denunce presentava quando era disoccupato, passando il suo tempo in procura. Storici sono i suoi esposti contro Ilva, per cui alla fine si è trovato imputato persino il suo attuale fido Fratoianni. Bonelli è fatto così, non concepisce la lotta politica fuori dai tribunali. E così ieri la procura, come doveroso, ha aperto il fascicolo senza ipotesi di reato, e senza indagati, ma sulla base dell’esposto di Bonelli contro il Ponte sullo Stretto di Messina. A cui si sono accodati questa volta anche le firme dei leader di Partito Democratico e Sinistra Italiana Schlein e Fratoianni. Praticamente tutta l’opposizione che avendo a disposizione metà parlamento, si rifugia in tribunale. Eccetto i 5 stelle, che con Bonelli hanno una procedura aperta a Bruxelles sull’adesione ai Verdi europei. Si può anche essere contro il Ponte sullo Stretto ma fare politica con gli esposti evidenzia la debolezza e la povertà di argomentazioni tecniche di chi li presenta. Oltre che una totale mancanza di fiducia verso le istituzioni democratiche, e la rappresentanza. E per definizione i tribunali dovrebbero restare fuori dalla politica. E la politica fuori dai tribunali. In questo Paese invece continuano a scambiarsi i ruoli e a interferire l’uno sull’altro. La cosa più grave è che se Bonelli lo conosciamo, ora anche il segretario del Partito Democratico, ricorre agli stessi mezzucci. Una brutta caduta di stile per Elly Schlein, e in suo nome per tutto il Pd. Poi c’è la procura che in alcuni casi apre fascicoli con velocità encomiabile, e in altri lascia le denunce perdersi nei cassetti. Ma il capitolo sulla obbligatorietà dell’azione penale è lontano dall’essere affrontato.