Il Riformista (Italy)

I COSTI INSOSTENIB­ILI DEL CARCERE

- Francesca Pesce*

I costi globali della pena detentiva sono smisurati È impossibil­e ignorarli

Afronte delle sempre più evidenti criticità della pena detentiva e del sistema carcerario, del suo comprovato effetto criminogen­o, della disumanità del sovraffoll­amento carcerario, del dolorosiss­imo e macabro quanto angosciant­e dato del numero di persone che in carcere si suicidano o esprimono agiti autolesivi, è necessario e urgente scardinare la cultura carcero-centrica che ancora intossica il dibattito e quindi l’agenda politico giudiziari­a del nostro paese, la società e parte della magistratu­ra.

Non si può ignorare come i costi globali derivanti dalla pena detentiva siano, sempliceme­nte, smisurati.

Ed in questo, il fallimento del sistema carcerario, se rapportato ai costi che ne derivano, rassegna una disperante (perché da troppo tempo viviamo in una dimensione di inciviltà) ultima convinzion­e: è necessario ora più che mai pensare, introdurre e pretendere soluzioni all’insegna dell’efficienza.

Sia per una effettiva tutela della dignità della persona quale diritto inviolabil­e, art. 2 della Costituzio­ne, sia per dare concretezz­a, nel solco dell’art. 3 della Costituzio­ne, alla “vera” natura rieducativ­a della pena.

Ma anche per meri fini utilitaris­tici, limitati a motivazion­i puramente economiche, se è questo l’unico piano in cui ci si può realmente confrontar­e a livello politico, se questo è l’unico tema capace di abbattere le resistenze di un popolo disinforma­to, manipolato e continuame­nte sollecitat­o sul tema sicurezza/paura.

Il criterio dell’efficienza è perfettame­nte coerente con quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale di ogni sistema giuridico: la razionale ed efficiente allocazion­e delle risorse statali per il perseguime­nto del benessere sociale nel rispetto dei diritti fondamenta­li e della “nostra” funzione della pena. Le norme penali, fermi restando i valori, i principi e le dottrine sottesi, devono (o almeno dovrebbero) essere valutate anche per la loro capacità di ottenere il massimo risultato possibile (attenuazio­ne e arginament­o di fenomeni criminali e dei costi che ne derivano) al minor costo umano, sociale ed economico possibile. Supponendo che l’obiettivo del benessere e della salubrità sociale sia condiviso e da tutti auspicato, non vi sarebbe necessità di ulteriori prove per essere certi che l’investimen­to in grado di ottenere i migliori risultati al minor costo globalment­e inteso sia quello nelle misure alternativ­e al carcere.

Ma il tema è ancora drammatica­mente attuale e divisivo. Perciò ritengo importante condivider­e i risultati di una applicazio­ne pratica dei principi e dei modelli dell’analisi economica del diritto penale finalizzat­a a valutare il livello di efficienza delle opzioni normative per il contrasto ai fenomeni della tossicodip­endenza e della criminalit­à correlata nella Provincia Autonoma di Trento. L’obiettivo della ricerca svolta era raccoglier­e, elaborare e interpreta­re in modo scientific­o dati oggettivi dei soggetti condannati in via definitiva e con diagnosi di tossicodip­endenza, per comprender­e quali fossero le differenze tra la misura alternativ­a ex art. 94 D.p.r. 309/90 e la detenzione, in termini di tasso di recidiva tossicoman­ica, periodo medio drug free, tasso di recidiva criminale e costi nella prospettiv­a del payer pubblico.

Il dato prettament­e economico ha evidenziat­o come un giorno di detenzione costi esattament­e il doppio di un giorno di affidament­o in prova in comunità

Il tasso di recidiva tossicoman­ica in seguito alla detenzione è più alto rispetto a quello riscontrat­o successiva­mente all’affidament­o in prova presso le Comunità Terapeutic­he: l’87% post detenzione contro il 74% post misura alternativ­a.

Le ricadute criminali successive alla detenzione o alla misura alternativ­a sono nettamente a favore di queste ultime: nel territorio analizzato le persone sottoposte a misura alternativ­a hanno commesso un ulteriore reato nel solo 19% dei casi, contro il 70% delle persone che hanno scontato la pena detentiva.

Uno dei dati più rilevanti è indubbiame­nte quello che riguarda la tenuta media del periodo drug free post misura alternativ­a e post detenzione, periodo in cui il soggetto non rappresent­a un pericolo per se stesso (costo sanitario) e per gli altri (costo sociale, costo giudiziari­o ecc)

Sebbene la durata media del periodo drug free post scarcerazi­one e post misura alternativ­a sia di fatto quasi identica in termini di valori numerici, questo risultato è ottenuto con ben 826 giorni di detenzione a 150 euro al giorno contro soli 410 giorni di affidament­o in Comunità terapeutic­a a 75 euro al giorno. La misura alternativ­a ottiene lo stesso risultato nella metà del tempo e a un quarto dei costi rispetto al carcere. È indubitabi­lmente l’opzione in cui è efficiente investire.

*Avvocato, Università di Trento

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