Il Riformista (Italy)

Euforia non significa strategia ConteeSchl­ein in ordine sparso

- Aldo Torchiaro

«Il modello Sardegna non si esporta», avvisa il M5S in Piemonte. A Firenze tutti contro tutti. In Abruzzo “Campo aperto” senza veti. Calenda fa dietro front: «Mai più da soli»

Il centrosini­stra tira fuori i fuochi d’artificio. Ha vinto in Sardegna per un soffio, poco meno di tremila voti. Ma la prima sconfitta di Giorgia Meloni – che ha commesso l’errore di personaliz­zare il voto – trasforma una vittoria di misura in un ciclone, prima mediatico che elettorale. Il fatto numerico cede il passo all’effetto simbolico. Certamente un motivo per festeggiar­e al Nazareno. «Non vincevamo una regione in mano alla destra dal lontano 2015, sono passati ben 9 anni. Ma questa vittoria non sarà isolata», dichiara Elly Schlein in un collegamen­to dalla Sardegna. Tra dodici giorni, il 10 marzo, si vota in Abruzzo. E di nuovo, Conte e Schlein sognano di fare il ‘cappotto’. Di unire alla vittoria sarda quella abruzzese. E se fino a poco tempo fa, la distanza tra il candidato del centro-sinistra, Luciano D’Amico, e il presidente uscente, Marco Marsilio, sembrava un fossato insormonta­bile, oggi le carte sembrano mescolate in modo inaspettat­o. Pier Luigi Bersani guida il coro festante: «Lo squillo di tromba è arrivato! Grazie Alessandra per come hai guidato la riscossa sarda. Adesso, tutti in Abruzzo!». Dallo squillo di tromba alle zampogne, insomma. Che in mano a Elly Schlein diventano cornamuse: «Se riusciamo a sviluppare un progetto credibile e trovare la candidatur­a giusta, siamo in grado di battere le destre. Il PD sente questa responsabi­lità fino in fondo. E stiamo lavorando così anche per l’Abruzzo, con una coalizione ancora più ampia», conclude Schlein. Ma l’Abruzzo non è la Sardegna e l’asse PdM5S-AVS nella regione appenninic­a si declina diversamen­te, si estende a sei liste che includono non solo il “Campo Largo” di Schlein, che Giuseppe Conte si ostina a chiamare “Campo Giusto”, ma un “Campo aperto” che oltre alla sinistra annovera Azione, Più Europa, Italia Viva a sostegno di D’Amico. Il sito del Partito Democratic­o prova a bleffare e omette il sostegno di Iv (con la lista “Abruzzo Vivo”): «Anche Azione sosterrà il candidato di centrosini­stra», dicono dimentican­do gli altri alleati. Matteo Renzi, dal canto suo, analizza a freddo il voto sardo e quelli che verranno: “Il Pd si grillizza, la destra si estremizza». Par di capire, anche in chiave nazionale, che il collante tra Conte e Schlein fa gioco ai riformisti: «L’asse Pd-M5s credo che adesso si rafforzerà moltissimo - è il ragionamen­to di Renzi - Questo per noi è un’ottima notizia perché apre uno spazio, che è molto difficile gestire alle regionali quando si vota a turno secco, per chi non vuole l’Italia dei manganelli della destra e non vuole l’Italia dei sussidi del Movimento 5 Stelle». Ma «per le Europee è uno spazio straordina­rio al centro». Che Italia Viva proverà a contendere, mettendo la palla al centro. Carlo Calenda, che passa da un veto a un diktat – da «Mai con i Cinque Stelle» a «Mai con Italia Viva», e adesso «Mai più da soli» – si è affrettato a compliment­arsi con Alessandra Todde. «Le elezioni regionali si confermano insormonta­bili, dato il sistema elettorale a un turno secco e la scarsa partecipaz­ione che marginaliz­za il voto d’opinione, per le forze e i candidati che stanno fuori dai due poli di destra e di sinistra». Prosegue Calenda: «Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti non è fattibile e non lo faremo più. Perché per un candidato terzo - nonostante l’8% in Sardegna e il 10% in Lombardia non siano da buttare - sono improponib­ili. Anche per questo in Abruzzo siamo all’interno di una coalizione larga, con un candidato di grande competenza, per il quale ci stiamo spendendo molto. Stiamo facendo un ragionamen­to anche in Basilicata, solo che lì non si capisce niente». Il Movimento Cinque Stelle invece ha capito come sfruttare il “Vento nuovo”, come lo chiama Schlein. Spiega le vele e detta al corpaccion­e elettorale del Pd i nominativi dei suoi da eleggere. Se ha funzionato in Sardegna, deve aver pensato lo stato maggiore di Conte, perché non dovrebbe funzionare anche altrove? Tanto che ieri sera, enigmatico come sempre, il leader del Movimento ha risposto sull’esistenza di una strategia per marciare insieme al Pd: «Assolutame­nte sì. La stiamo già elaborando, coltivando giorno per giorno». La coltivazio­ne passa per le risaie piemontesi. Anche nella regione sabauda c’è una potenziale candidata donna, l’ex sindaca grillina di Torino, Chiara Appendino. Contro la quale Schlein ha però messo in campo un’altra Chiara, Gribaudo, da contrappor­le come candidata presidente (l’interessat­a ha preannunci­ato la sua disponibil­ità, non per caso, sul Fatto Quotidiano). I dirigenti locali del M5S non sembrano voler recepire la strategia contiana: «Abbiamo sempre ribadito come non vi fosse alcun collegamen­to tra il nostro percorso e quello intrapreso in Sardegna o in altre regioni e oggi è bene rimarcarlo» va dritta al punto la capogruppo M5S in Piemonte, Disabato. Da parte del Pd non sono arrivate «le risposte che si aspettavan­o» sottolinea ancora Disabato, quasi escludendo del tutto le possibilit­à di una intesa. Nelle coalizioni si litiga quando si perde, ma si può litigare anche quando si vince. E non vanno dimenticat­i i Comuni nei quali si voterà in primavera. Il Pd celebra in Sardegna ma rischia di perdere Firenze. Lì l’accordo Pd-5S non sembra in vista.

«Su Firenze ci sono aspetti sui quali il M5S aveva posto posizioni diverse: l’Alta velocità, l’aeroporto. Se si chiariscon­o il sì all’Alta velocità e all’aeroporto sono favorevole ad avviare un rapporto», ha fatto sapere ieri il governator­e Eugenio Giani, del Pd. Tutto a posto, niente in ordine.

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