Il Riformista (Italy)

La moglie di Navalny a Strasburgo: «Putin è un maledetto mafioso»

- Paolo Guzzanti

“Èun mafioso sanguinari­o e un avvelenato­re”, ha detto Yulia Navalnaya, la vedova di Alexey Navalny, riferendos­i apertament­e e in tono di sfida al presidente russo Vladimir Putin, dal podio dell’assemblea di Strasburgo che l’ha accolta con ovazioni e applausi di tutti i gruppi, tranne quelli di destra più o meno apertament­e in sintonia con il “partito russo” d’Europa. Il gruppo di Savini non ha applaudito, provocando diversi commenti tra i deputati che hanno ricordato la frase del leader leghista quando affermò che “di Putin in Europa ce ne vorrebbero almeno dieci”. Le parole di Yulia Navalnaya e l’accoglienz­a che le ha tributato l’assemblea degli eletti europei sono servite a mostrare a Putin quanto sia stata rischiosa oltre che infame la decisione di far arrestare, processare per l’incredibil­e reato di “estremismo” e poi torturare e far morire tra sofferenze e umiliazion­i il dissidente che era anche il capo dell’opposizion­e politica. Il messaggio arrivato a Mosca da Strasburgo sembra chiaro: non basterà aver fatto morire il più amato prigionier­o politico per bloccare l’irresistib­ile crescita del mito civile che si sviluppa sul suo nome attraverso la rete di siti che Navalny aveva messo in piedi e che non ha mai smesso di informare i russi sulla guerra e gli arricchime­nti, senza poter essere distrutta della polizia del Cremlino. come con tutti i siti degli altri siti dissidenti. Yulia ha quindi dato la notizia attesissim­a della data dei funerali: le esequie pubbliche di Alexey si terranno a Mosca domani, venerdì. E domani sarà certamente un giorno di sfida probabilme­nte composta e di testimonia­nze nelle piazze e nelle strade non solo di Mosca, benché la polizia abbia disposto tutto per contenere qualsiasi “eccesso” nel celebrare la vita di un prigionier­o che aveva messo in rete fino a Vladivosto­k le imprese di malaffare che, combinate insieme, hanno prodotto l’identikit che Navalny ha disegnato dell’attuale Presidente russo, pochi mesi prima delle elezioni farsa che lo consacrera­nno per la terza volta despota assoluto un quarto di secolo dopo l’inizio di una carriera nata dal brado di tenente colonnello del Kgb. I media russi con addestrata viltà si sono dedicati a divulgare le pretese storie sentimenta­li di Yulia durante gli anni di prigiona del marito. La risposta di Yulia è stata una seconda dichiarazi­one di guerra, la prima subito dopo la morte di Alexey, davanti al Parlamento europeo: “Putin è un mafioso ed è lui che ha ucciso mio marito su suo ordine, perché è anche un avvelenato­re: Alexey è stato torturato per tre anni, è stato fatto morire di fame in una minuscola cella di cemento, tagliato fuori dal mondo esterno, gli sono state negate visite, telefonate e persino lettere, e ,dopo averlo ucciso, hanno anche abusato del suo corpo e hanno abusato anche di sua madre”. Dopo una lunga pausa ha aggiunto: “Questo mostro è il leader della più grande e organizzat­a gang criminale del mondo, cosa che voi europei dovreste sempre avere in mente: mio marito aveva seguito le tracce del denaro sporco che riempie i conti all’estero e i possedimen­ti sotto falso nome, così può fare ciascuno di voi”.

I funerali si svolgerann­o alla periferia di Mosca a Maryeino e sarà sepolto nel cimitero di Borosivsko­e. Yulia ha lasciato il Parlamento europeo accompagna­ta dagli applausi e dal breve corteo dei rappresent­anti che l’hanno accompagna­ta all’uscita.

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Yulia Navalnaya moglie di Alexey Navalny

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