La moglie di Navalny a Strasburgo: «Putin è un maledetto mafioso»
“Èun mafioso sanguinario e un avvelenatore”, ha detto Yulia Navalnaya, la vedova di Alexey Navalny, riferendosi apertamente e in tono di sfida al presidente russo Vladimir Putin, dal podio dell’assemblea di Strasburgo che l’ha accolta con ovazioni e applausi di tutti i gruppi, tranne quelli di destra più o meno apertamente in sintonia con il “partito russo” d’Europa. Il gruppo di Savini non ha applaudito, provocando diversi commenti tra i deputati che hanno ricordato la frase del leader leghista quando affermò che “di Putin in Europa ce ne vorrebbero almeno dieci”. Le parole di Yulia Navalnaya e l’accoglienza che le ha tributato l’assemblea degli eletti europei sono servite a mostrare a Putin quanto sia stata rischiosa oltre che infame la decisione di far arrestare, processare per l’incredibile reato di “estremismo” e poi torturare e far morire tra sofferenze e umiliazioni il dissidente che era anche il capo dell’opposizione politica. Il messaggio arrivato a Mosca da Strasburgo sembra chiaro: non basterà aver fatto morire il più amato prigioniero politico per bloccare l’irresistibile crescita del mito civile che si sviluppa sul suo nome attraverso la rete di siti che Navalny aveva messo in piedi e che non ha mai smesso di informare i russi sulla guerra e gli arricchimenti, senza poter essere distrutta della polizia del Cremlino. come con tutti i siti degli altri siti dissidenti. Yulia ha quindi dato la notizia attesissima della data dei funerali: le esequie pubbliche di Alexey si terranno a Mosca domani, venerdì. E domani sarà certamente un giorno di sfida probabilmente composta e di testimonianze nelle piazze e nelle strade non solo di Mosca, benché la polizia abbia disposto tutto per contenere qualsiasi “eccesso” nel celebrare la vita di un prigioniero che aveva messo in rete fino a Vladivostok le imprese di malaffare che, combinate insieme, hanno prodotto l’identikit che Navalny ha disegnato dell’attuale Presidente russo, pochi mesi prima delle elezioni farsa che lo consacreranno per la terza volta despota assoluto un quarto di secolo dopo l’inizio di una carriera nata dal brado di tenente colonnello del Kgb. I media russi con addestrata viltà si sono dedicati a divulgare le pretese storie sentimentali di Yulia durante gli anni di prigiona del marito. La risposta di Yulia è stata una seconda dichiarazione di guerra, la prima subito dopo la morte di Alexey, davanti al Parlamento europeo: “Putin è un mafioso ed è lui che ha ucciso mio marito su suo ordine, perché è anche un avvelenatore: Alexey è stato torturato per tre anni, è stato fatto morire di fame in una minuscola cella di cemento, tagliato fuori dal mondo esterno, gli sono state negate visite, telefonate e persino lettere, e ,dopo averlo ucciso, hanno anche abusato del suo corpo e hanno abusato anche di sua madre”. Dopo una lunga pausa ha aggiunto: “Questo mostro è il leader della più grande e organizzata gang criminale del mondo, cosa che voi europei dovreste sempre avere in mente: mio marito aveva seguito le tracce del denaro sporco che riempie i conti all’estero e i possedimenti sotto falso nome, così può fare ciascuno di voi”.
I funerali si svolgeranno alla periferia di Mosca a Maryeino e sarà sepolto nel cimitero di Borosivskoe. Yulia ha lasciato il Parlamento europeo accompagnata dagli applausi e dal breve corteo dei rappresentanti che l’hanno accompagnata all’uscita.