Il Riformista (Italy)

Stop al numero chiuso per Medicina? Gli effetti perversi del populismo

Un’idea, almeno al momento, lontana anni luce dall’assicurare una formazione di qualità ai futuri medici. Nella progettazi­one di un sistema per l’accesso agli studi ci sono pilastri fondamenta­li

- Davide Faraone Fabrizio Micari

Il nostro sistema sanitario non sempre funziona e i casi di malasanità nel nostro Paese purtroppo sono all’ordine del giorno. Ma crediamo di non sbagliarci se consideria­mo il populismo applicato alla medicina la causa principale dei mali della nostra sanità, insieme ai mancati investimen­ti (il mancato utilizzo del Mes sanitario continua ad essere un grandissim­o errore). Lo abbiamo sperimenta­to con i no vax, lo sperimenti­amo ogni giorno con le aggression­i a medici e infermieri nei pronto soccorso, nell’uso perverso di queste strutture, la pretesa di accedervi anche solo per la misurazion­e della pressione pregiudica­ndo un’azione efficace sui codici rossi, quindi le vere emergenze. Lo sperimenti­amo nelle richieste di strutture ospedalier­e e punti nascita ad ogni angolo di strada, come se quantità fosse sinonimo di qualità e non spesso il contrario. Rischierem­mo di sperimenta­rne gli effetti perversi anche con l’abolizione del numero programmat­o per i corsi di laurea in Medicina. Un’idea che consideria­mo, almeno al momento, lontana anni luce dall’assicurare una formazione di qualità ai futuri medici. Non entriamo nel merito delle questioni di stretta attualità relative ai meccanismi di accesso agli studi di Medicina e Chirurgia, che hanno visto recentemen­te la bocciatura da parte del TAR del Lazio del meccanismo proposto dalla Ministra Cristina Messa (sperimenta­to per la prima volta nel 2023) e la proposta di un nuovo sistema da parte della nuova Ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. Meccanismo, in verità, nato già scricchiol­ante per la necessaria e non ancora risolta coesistenz­a con il precedente. Molto più importante appare soffermars­i sulle dichiarazi­oni della Ministra in merito alla questione di fondo dell’accesso agli studi di Medicina e cioè sul mantenimen­to o meno del numero chiuso e, nel primo caso, sul migliore possibile meccanismo di accesso. La Bernini sembra orientata verso il mantenimen­to del numero chiuso, bontà sua, con un ulteriore e progressiv­amente crescente ampliament­o del numero di posti disponibil­i. Quanto al sistema di accesso, sembra prevedere il superament­o del meccanismo attuale con un sistema simile a quello francese: gli studenti potranno liberament­e accedere alle Università e dovranno frequentar­e un semestre iniziale (comune anche ad altri corsi di studio di caratteris­tiche simili, quali Biotecnolo­gie o Scienze Motorie) nel quale studierann­o alcune materie di base fondamenta­li (fisica medica, biologia, anatomia); una volta superati questi esami, potranno partecipar­e al test per la formulazio­ne della graduatori­a nazionale e l’accesso alle diverse Università. Nel caso di mancato inseriment­o utile in graduatori­a potranno iscriversi ad uno degli altri corsi di laurea. Il progetto è ancora in fase di studio, ma contiene alcuni aspetti potenzialm­ente molto interessan­ti. Noi siamo convinti che nella progettazi­one di un sistema per l’accesso agli studi di Medicina e Chirurgia debbano essere tenuti in consideraz­ione alcuni pilastri fondamenta­li.

Il livello della qualità della formazione

La formazione di un medico è un’attività molto complessa, che richiede sia una solida base teorica che un’importante attività laboratori­ale e di tirocinio in corsia, in particolar­e oggi, avendo il corso di studio valenza abilitante. È inimmagina­bile pensare che tutto questo potrebbe essere possibile oggi se si consentiss­e l’accesso libero al corso di studio (numero aperto). Con le strutture attuali, le migliaia di studenti sarebbero costrette a lezioni nei cinema, nei teatri o nei padiglioni delle fiere, con qualche fugace visita in un laboratori­o o in una corsia: un laureifici­o, tutto il contrario di una formazione adeguata e coerente all’importanti­ssimo compito che li aspetta! Un sistema a numero aperto e di alta qualità della formazione richiedere­bbe investimen­ti enormi in strutture, laboratori, nuovi policlinic­i e personale docente e ospedalier­o, oggi probabilme­nte impensabil­i.

La saggia programmaz­ione del numero di posti disponibil­i nei corsi di studio e nelle scuole di specializz­azione

È questo forse il tema più delicato ed importante perché impatta direttamen­te sulla tenuta di tutto il sistema della Salute nel nostro Paese. Oggi la crisi della Sanità, con gli organici insufficie­nti e spesso ridotti all’osso negli ospedali e le conseguent­i interminab­ili liste d’attesa, è anche figlia di una programmaz­ione inefficace, non oculata, esclusivam­ente rivolta al contenimen­to della spesa, condotta anni fa. Bisogna essere lungimiran­ti, consideran­do che un medico si costruisce in almeno dieci anni, tra corso di laurea e scuola di specializz­azione. Per la verità, molto è cambiato nell’ultimo periodo, il numero (chiuso) di posti disponibil­i si è significat­ivamente allargato, anche sulle scuole di specializz­azione. Dai 10.000 posti del 2012 si è passati ai quasi 20.000 del 2023. Nelle sue dichiarazi­oni, la Ministra Bernini, sembra aver chiaro questo aspetto, occorre che continui a lavorare in questo senso.

La serietà nella procedura di accesso agli studi di Medicina e Chirurgia

L’idea di un semestre preliminar­e presso le Università, superando i costosissi­mi corsi privati di preparazio­ne ai test che nei fatti creano una pesante e odiosa barriera all’ingresso in funzione del reddito familiare dei candidati, è certamente attraente, ma va progettata con cura. Occorre superare ogni suggestion­e di affidarsi a corsi on line e potenziare le strutture universita­rie esistenti in modo da fronteggia­re efficaceme­nte l’impatto prevedibil­e di migliaia di matricole. Fisica medica, biologia ed anatomia sono discipline importanti, da affrontare con classi non troppo numerose, laboratori funzionali e docenti e tecnici in numero adeguato.

Solo così si potrà dare una buona formazione di base agli studenti che saranno chiamati ad affrontare il test successivo per l’ammissione utile in graduatori­a. In altri termini il proposito appare interessan­te e noi ci predisporr­emo al dialogo ed alla proposta costruttiv­a, ma una cosa va detta fin d’ora: la Ministra ed il Governo nazionale non possono pensare che una riforma così delicata si possa fare senza un serio programma di investimen­ti sul nostro sistema sanitario ed universita­rio.

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