Il Riformista (Italy)

Rebus Basilicata: il campo largo non si vede per Conte mancano certezze, serve Speranza

La regione lucana al voto il 20 e 21 aprile. Scontro Pd-M5S, il Nazareno è preoccupat­o. Ma niente paura; anche il centrodest­ra è nel caos

- Aldo Torchiaro

Dopo l’euforia in Sardegna e con lo sguardo proiettato all’Abruzzo, dove si vota tra nove giorni, la Basilicata rischia di uscire dai riflettori. Mancano pochi giorni al deposito delle liste per il voto regionale del 21 e 22 aprile. Cosa farà il centrosini­stra? Fino a ieri il Nazareno aveva issato le bandiere con un unico nome: quello del re delle cooperativ­e bianche, Angelo Chiorazzo. Sul cui nome il Movimento inarca il sopraccigl­io. «Riteniamo che non sia la persona giusta, per alcuni suoi trascorsi ed una serie di ragioni che abbiamo ampiamente motivato. Credo che ci sia un ragionamen­to in corso anche nel Pd su come uscire da questo momento», ha detto il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli. Gli chiedono se candidereb­bero Speranza. «Non abbiamo intenzione di esser noi ad indicare un candidato. Roberto sarebbe un ottimo presidente di Regione ma credo che ci sia bisogno di lui anche a livello nazionale», la risposta. Enigmatica. Non vogliono essere sere loro a porre veti sui nomi degli altri? Dal comitato regionale lucano i grillini compilano una rosa di sette nominativi papabili tra le eccellenze del territorio. Sul taccuino scorriamo tutti i “no” del M5S sulla strada per Potenza. No a Chiorazzo, ma anche no a Speranza? Par di capire che Conte abbia un asso nella manica, un nome forte da calare sul tavolo verde nella regione in cui il Movimento ha preso alle ultime politiche il 25%, contro un Pd che ha superato appena il 15%. Le chat del Movimento si interrogan­o. Si scorrono i nomi degli eletti. Alla fine se ne sa meno di prima: e se quel nome in realtà fosse, gira che ti rigira, proprio quello di Roberto Speranza? Sia chiaro, l’idea non è dell’ex ministro della salute ma di quello che era il suo presidente del Consiglio. L’interessat­o non sente ragioni. Ha fatto dire a tutti di non essere disponibil­e. Passare dall’adrenalina delle nottate in diretta Tv a Palazzo Chigi al caffellatt­e della colazione in piazza Pagano a Potenza? «Non vivo più in Basilicata ma a Roma», ha ripetuto in questi giorni facendo capire che vivrebbe il ritorno a casa perfino come una diminutio. Argomentan­do: «Ritengo che Chiorazzo sia il candidato più forte di tutti. Mi auguro che si superino le resistenze e le incomprens­ioni», ha fatto sapere Speranza al suo ex premier. «Mi sembrano più pregiudizi che giudizi. A Conte chiedo di avere più generosità: il sostegno dato alla Todde è costato molto al Pd, è costato una micro scissione con la candidatur­a di Soru». E ancora: «Chiedo con insistenza al M5S, e a tutte to, poi se ci sono questioni non risolvibil­i ok, altrimenti siamo al pregiudizi­o e questo non è accettabil­e». L’uovo di Colombo potrebbe essere lo stesso Speranza, tantopiù che nel Pd si fatica a trovare un piano B. «Però un dirigente molto stimato da Elly Schlein, eletto in Basilicata ci sarebbe», rilfette con noi un parlamenta­re dem. «Enzo Amendola. Come Speranza, è stato ministro. È vicinissim­o alla segretaria, è ben voluto da Conte. Ed ha rapporti con quel territorio». Rimane tutto da vedere, e il countdown è inserito. L’ansia cresce. La testata online “Basilicata 24” affida a un giudizio sferzante il ritratto della scelta del candidato di centrosini­stra: “In queste settimane gli esponenti dei partiti di sinistra si sono comportati come ambigui carbonari nei confronti dell’opinione pubblica. Scontri, tattiche e doppiogioc­hismo nelle trattorie e nei sottoscala a finestre coperte e muri isolati”. Se Atene piange, Sparta non ride. Forza Italia dà per certa la riconferma dell’attuale governator­e, l’azzurro Vito Bardi. La lezione sarda sembrava aver suggerito alla coalizione di non rischiare a muovere troppo le carte in tavola: dove ci sono presidenti di Regione consolidat­i e apprezzati, avanti con quelli. Ieri però una nota di Fratelli d’Italia ha fulminato tutti. “Il 21 aprile sarà un momento fondamenta­le per Fratelli d’Italia, a cui, siamo sicuri, sarà consegnata la guida della coalizione di maggioranz­a di centrodest­ra. Consci di questa grande responsabi­lità - hanno proseguito i dirigenti di FdI - continuere­mo a dimostrare, con coerenza, la forza delle nostre idee e la capacità di saperle attuare”. L’autogol del centrodest­ra, sul modello Sardegna, potrebbe dare al centrosini­stra la speranza di tornare a vincere. E a Spe

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