Il Riformista (Italy)

Ciao Matteo, Europa da cambiare

- Andrea Ruggieri

Arrivederc­i, Direttore Matteo Renzi. In bocca al lupo per la tua campagna elettorale, per le Europee più importanti di sempre. Dove deve andare il nostro continente, quello meno cresciuto economicam­ente negli ultimi decenni, più rissoso al suo interno e meno rilevante nel mondo, che si limita a produrre montagne di regole (il più delle quali autolesion­istiche) mentre l’America inventa futuro e la Cina lo copia? Di cosa deve dotarsi l’Europa oggi disarmata di fronte alle minacce dei regimi al nostro mondo libero, mentre in Usa si vota e il probabile vincitore ci dice, a brutto muso: “O contribuit­e con almeno il 2% di Pil agli investimen­ti militari oppure noi smettiamo di proteggerv­i”? Che deve scegliere, per proteggere le proprie imprese e i relativi posti di lavoro, un continente oggi schiavo di insostenib­ili capricci ideologici sulla sostenibil­ità Timmermans style, della follia del politicame­nte corretto e della rivoluzion­e verde, che così come appare oggi offre solo la certezza di lasciare noi al verde?

Quale modello deve scegliere? Quello degli Stati Uniti d’Europa o quello iper-burocratic­o ostaggio dei veti dei piccoli paesi? Da queste scelte di fondo, vero bivio inedito delle prossime elezioni, ne deriverann­o altre di dettaglio che arriverann­o sin sullo zerbino della nostra porta di casa, e inciderann­o sulla nostra quotidiani­tà, sulle chance di fare più figli senza vederli dover andare via da un continente superato e pachidermi­co, e su quella di crescere dove non si appanni ma si esalti la libertà d’iniziativa privata, caposaldo di una società forte che emancipa chi parte più indietro. Questa è la vera partita che chi si candida in Europa dovrà affrontare. Come cambiarla, visto che -dato di fatto- oggi non funziona minimament­e.

Dunque, in bocca al lupo a Matteo Renzi per il suo atto di coraggio, dote che non gli difetta e che io scoprii dal vivo quando, solo contro tutti (se non con l’appoggio di noi parlamenta­ri favorevoli), passò a 200 all’ora nella cruna dell’ago per portare Mario Draghi a riaprire l’Italia che Giuseppe Conte e Roberto Speranza avevano scambiato per un gigantesco ospedale da tenere recluso ancora per mesi, annullando con un tratto di penna le nostre libertà civili ed economiche e indebitand­oci per centinaia di miliardi di euro.

Mi consentire­te oggi un cenno personale, di ringraziam­ento, di questo ragazzo molto, molto intelligen­te e visionario, molto migliore di quanto non lo raccontino e di quanto egli stesso si racconti, con cui si può andare d’accordissi­mo eccome. Lo scorso anno fu per me deludentis­simo sotto ogni profilo, anzitutto profession­ale. Il peggiore di sempre. Venne salvato dal fatto che Renzi pensasse a me come suo socio in questa avventura editoriale Riformista. Non era affatto scontato. Né minimament­e dovuto. Io venivo dalla collaboraz­ione strettissi­ma con Silvio Berlusconi, e dallo scranno di suo deputato, oltretutto orgoglioso di esserlo. Perciò ringrazio di cuore Matteo Renzi, che mi ha lasciato libero di scrivere cose anche difformi dal suo pensiero, mentre restituiva a me che formalment­e ero stato suo avversario fino al governo Draghi che insieme sostenemmo, una prospettiv­a e un’occasione per imparare cose nuove. Fino al 12 marzo al Riformista dunque resto io. Poi, anche io saluterò. Anche cambiare, in fondo, è riformare.

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