Il Riformista (Italy)

NESSUN RIBALTONE IN VISTA IL GOVERNO NAVIGA NEGLI ORIZZONTI DI LEGISLATUR­A

Meloni cerca di ottenere dei dividendi politici a lungo termine con le riforme bandiera del centrodest­ra. Cambiament­i di sistema che le permettano di lasciare un segno

- Giulio Baffetti

L’elezione diretta del premier. E poi la giustizia. Ma anche la riforma del fisco e la partenza dell’accordo con l’Albania sui migranti. Al netto degli appuntamen­ti elettorali immediati (regionali in Abruzzo e Basilicata) e delle elezioni europee di fine giugno, il centrodest­ra naviga ancora in un ambito che i più ottimisti, nella coalizione di maggioranz­a, definiscon­o “orizzonte di legislatur­a”. Infatti, almeno per il momento, è difficile immaginare un ribaltone di governo prima della scadenza naturale del 2027. La premier Giorgia Meloni è preoccupat­a dalle regionali e scommette sulle europee. Ma soprattutt­o cerca di ottenere dei dividendi politici a lungo termine con le riforme bandiera del centrodest­ra. Cambiament­i di sistema, che permettano all’inquilina di Palazzo Chigi di lasciare un segno e provare a bissare il ritorno alla guida dell’esecutivo. Perciò è inevitabil­e partire da quella che, nella cerchia ristretta di Meloni, chiamano “la madre di tutte le riforme”. Si parla del premierato, la fiche su cui la presidente del Consiglio si gioca molto del suo destino politico. La prospettiv­a che “ingolosisc­e” la leader di Fratelli d’Italia è quella di riuscire in un’impresa che è stata mancata da tutti i suoi predecesso­ri che ci hanno provato.

Dalla Bicamerale al referendum. Nessuno è riuscito a cambiare l’assetto istituzion­ale dell’Italia. Anche per questo Meloni punta al bersaglio grosso: un’elezione diretta del premier, con un significat­ivo ridimensio­namento degli attuali poteri del presidente della Repubblica. “I cittadini devono scegliere chi li governa”, è il mantra. Ripetuto, non a caso, nel comizio finale prima delle elezioni regionali in Sardegna. Ribadito sabato dal Canada, alla domanda sulle presunte tensioni tra Palazzo Chigi e il Quirinale, che sarebbero diventate visibili dopo il richiamo del Colle sui manganelli contro gli studenti di Pisa. Meloni da Toronto non ha perso l’occasione di collegare questa “ricostruzi­one” su uno scontro istituzion­ale con la battaglia politica in vista del premierato. “Con Mattarella ho un rapporto ottimo”, ha precisato Meloni. Quindi ha sintetizza­to: “Tirano in ballo Mattarella perché hanno paura che gli italiani decidano chi li governa!”. A Palazzo Chigi immaginano una contesa che si deciderà con un referendum. La presidente del Consiglio è contraria a un ammorbidim­ento parlamenta­re del testo sul premierato e vuole misurarsi con il giudizio degli elettori. Una vittoria referendar­ia rafforzere­bbe la sua posizione, rispetto a un campo largo dalla consistenz­a ancora troppo liquida, ma anche nei confronti degli alleati di coalizione.

Resta l’autonomia, bandierina della Lega, che è stata approvata dal Senato il 23 gennaio e ora si avvia verso l’approvazio­ne alla Camera. Mentre Forza Italia pressa sui temi legati alla giustizia. Una questione che, però, quasi come diretta eredità del berlusconi­smo, è considerat­a fondamenta­le dalla grande maggioranz­a dell’elettorato di centrodest­ra. La cancellazi­one dell’abuso d’ufficio e il ridimensio­namento del traffico di influenze rappresent­ano senz’altro un obiettivo raggiunto. Il prossimo passo è la separazion­e delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, un altro cavallo di battaglia storico dell’attuale maggioranz­a. I ddl costituzio­nali sui concorsi separati per giudici e pm arriverann­o in Aula a Montecitor­io il prossimo 25 marzo. Sulla giustizia il centrodest­ra può contare anche sull’appoggio di Azione e Italia Viva. L’asse con l’ex terzo Polo si è riproposto giovedì in Commission­e Giustizia al Senato, con l’approvazio­ne di un parere in cui si invita il governo a valutare test psicoattit­udinali per l’ingresso in magistratu­ra. Un altro dividendo politico da incassare, per la maggioranz­a, è la riforma del fisco. Ancora un cavallo di battaglia storico del centrodest­ra. La legge delega sulla riforma fiscale è stata approvata dal Parlamento in estate e entro i prossimi due anni dovranno entrare in vigore tutti i decreti legislativ­i attuativi. Anche qui con un obiettivo di legislatur­a: la flat tax a unica aliquota, preceduta dalla riduzione da quattro a tre aliquote Irpef. Infine l’immigrazio­ne. Con la scommessa del protocollo Italia-Albania sulla ricollocaz­ione dei migranti nei cpr che dovranno sorgere sulla costa albanese. Sembra difficile poter partire a pieno regime prima delle elezioni europee, ma l’obiettivo è presentare agli elettori un risultato concreto in tempo per l’estate, contestual­mente al prevedibil­e aumento degli sbarchi.

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