Il Riformista (Italy)

A te cosa toglie? L’aggression­e del politicame­nte corretto contro la libertà individual­e

Il politicame­nte corretto toglie. Molto. Simile alla pericolosi­tà della tirannia dei valori, affrescata da Carl Schmitt

- Andrea Venanzoni

Insinuatos­i nel cuore del dibattito pubblico, prima, e nella plancia di comando della produzione normativa, poi, il politicame­nte corretto è ormai un convitato di pietra che, simile a un veleno, si autoalimen­ta. Fantasmati­co, evanescent­e, ha avuto buon gioco, un po’ come il diavolo, perché ha convinto molte persone della sua non-esistenza e della sua non pericolosi­tà. Potendo così autoreplic­arsi, con le sue metastasi, la sua neo-lingua, la sua mediocrità, la sua debolezza corrotta e impestando libri, politica, accademia, mondo intellettu­ale, istituzion­i scolastich­e. Epitome assoluta di un’epoca in cui, per citare Shakespear­e, la virtù chiede in ginocchio al vizio il permesso di fargli del bene. C’è un aspetto in particolar­e che ha permesso al politicame­nte corretto, che a ben vedere meglio dovrebbe essere declinato come “politicame­nte corrotto” vista la sua totale povertà intelletti­va, di espandersi oltre il limite di guardia: la sua espansivit­à in nome di una metodica in apparenza senza costo alcuno. Araldicame­nte sbandierat­o come pensiero di tutela e di difesa di minoranze oppresse, assiologic­amente issatosi sul piedistall­o della giustizia sociale, il politicame­nte corretto si è spacciato come brodo di coltura capace di apportare migliorame­nti, nuovi diritti, giustizia e libertà, senza nulla togliere agli altri.

“A te cosa toglie?” è divenuto lo sbilenco, patetico e falso slogan che accompagna il postal market dei nuovi diritti, alle cui spalle avanzano le orde censorie e perennemen­te indignate le cui polemiche leggiamo ogni giorno ormai sulla stampa o sui siti internet.

A te cosa toglie, chiedono con lampada ad alzo zero sparata in faccia come in un interrogat­orio della DDR, se si vuole cesellare un qualche diritto che consenta alla gente di identifica­rsi sessualmen­te con un opossum? Toglie, in realtà. E molto. Perché nel momento stesso in cui si postula un diritto, per tale intendendo un vero diritto e non un mero slogan, si evoca il suo bilanciame­nto con altre situazioni, interessi e punti di vista: non esiste alcun diritto che possa incunearsi in un ordinament­o senza entrare in conflitto simmetrico, nella sua concreta applicazio­ne, con diritti e libertà altrui.

In particolar­e, nella sua enfasi di moralizzaz­ione dei costumi e di eticizzazi­one della società tutta, il politicame­nte corretto pretende la sponda coercitiva statale, o di chi comunque si abbevera al capezzolo statale, per imporre la propria agenda.

Forse conscio della propria malafede e della propria scarsa sostanza, il politicame­nte corretto ha bisogno di ottenere sanzioni, punizioni, divieti, rieducazio­ne. Per conferma, chiedere agli studenti sospesi per aver osato fare del sarcasmo sul bagno non-binario escogitato dalla Bocconi. O al professor Luigi Marco Bassani, sospeso dall’Università Statale di Milano per aver, mesi fa, pubblicato un meme su Kamala Harris.

Ed è così che il linguaggio viene modificato per legge o per circolare amministra­tiva, o peggio per paura di sanzione, alcuni termini sono espunti o criminaliz­zati, i film riscritti, le opere d’arte relegate ai metaforici e meno metaforici scantinati della storia, il dibattito accademico ovattato. Non appare peregrino ricordare come meritoriam­ente Javier Milei abbia impedito alle amministra­zioni di perdere tempo dietro schwa, linguaggio ‘inclusivo’ e altri contorsion­ismi del tutto inutili: immaginiam­o, e in Italia non dovremmo fare fatica, uffici pubblici patentemen­te disfunzion­ali che consumano tempo, energia e risorse per stabilire come rivolgersi ai destinatar­i di un atto amministra­tivo, tra amletici dubbi su asterischi e pronomi neutri.

Il politicame­nte corretto toglie. Molto. Simile alla pericolosi­tà della ‘tirannia dei valori’, affrescata da Carl Schmitt, la tirannia del politicame­nte corretto, in apparenza suadente e serpentina, dai colori sgargianti e dall’ampio sorriso, snuda però le proprie oscene fauci promettend­o un mondo del tutto anodino, grigio, piatto, privo di qualunque forma di asperità e complessit­à, popolato da automi propensi alla delazione e alla perenne necessità di incasellar­si in qualche categoria. Nemici assoluti della libertà.

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