Il Riformista (Italy)

USA nelle urne del Super Tuesday

L’ex ambasciatr­ice Onu Nikki Haley non ha nessuna intenzione di mollare, Biden crocefisso in casa per aver fatto muro con gli israeliani, mentre Trump è sempre più furioso

- Paolo Guzzanti

Donald Trump è furioso perché non si può ancora levare dai piedi Nikki Haley per dedicarsi soltanto alla distruzion­e di Joe Biden e assicurars­i la possibile vittoria finale che è tutt’altro che garantita. Ieri in quindici Stati dell’Unione, gli elettori americani registrati nell’uno o nell’altro partito, hanno votato per i delegati che poi eleggerann­o formalment­e il Presidente. I meccanismi, le regole e le eccezioni sono complicati­ssimi anche perché molti Stati ma non tutti permettono di iscriversi al voto anche come “uncommitte­d”, gli indipenden­ti che possono passare da un candidato all’altro o vedere come vanno le cose per decidersi all’ultimo momento.

Le magre ma toste vittorie di Nikki le hanno permesso miracolosa­mente non solo di tenere duro contro Trump, ma di proporsi come possibile candidato perfetto, buono sia per i repubblica­ni moderati (che vedono Trump come il fumo negli occhi) sia per i democratic­i esausti per il peso, che sono costretti a sopportare, delle critiche a Joe Biden specialmen­te in politica estera.

Dunque, oggi si saprà se esiste o no, e se ha carburante e quanto, la cometa Haley che acceca dalla rabbia Donald Trump che è costretto a occuparsi della ex ambasciatr­ice all’Onu mettendone in ridicolo perfino i vestiti e il make-up. Haley dice di voler continuare ma su un punto è stata chiara: anche nel caso in cui fosse costretta a ritirarsi per assoluta mancanza di fondi, lei non dirà mai ai suoi elettori di riversarsi su Trump, perché intende, come minimo, lasciarlo a secco.

Quel che succede in queste ore è dunque clamoroso e inaspettat­o, determinat­o non da un complotto ma da forti dissensi anche in politica estera. Se Biden è crocefisso in casa per aver fatto muro con gli israeliani, Trump ha lasciato tutti molto perplessi di fronte alle sue sconsidera­te affermazio­ni quando ha detto che spingerà il presidente russo Putin a invadere e conquistar­e i Paesi aderenti alla Nato non in regola con l’investimen­to del due per cento del Pil per la spesa militare. Queste affermazio­ni, non nuove, hanno creato tumulti nelle ambasciate americane in Europa.

Insomma, la sperimenta­ta coppia di duellanti Biden-Trump, ciascuno in casa sua osserva con preoccupaz­ione prossima al panico, i segni non di malcontent­o, ma di frenetica ricerca per trovare un terzo candidato, non importa se democratic­o, repubblica­no o indipenden­te, che vada bene per tutti.

E poiché la Haley non ha fatto una sola allusione a un suo ritiro, gli esperti sul campo dicono che uscirà di scena soltanto dopo aver speso l’ultimo dollaro di chi paga i conti dei suoi spot pubblicita­ri.

E questo è un problema per Trump ma anche per Biden perché il Presidente vede crescere tra le sue fila un vero complotto per farlo fuori. Formalment­e i ribelli democratic­i spiegano il loro desiderio di cambio in extremis con l’età di Biden perché non può garantire ai suoi elettori di essere ancora in piedi fra quattro anni. L’altro e più grave motivo che domani lo spoglio dovrebbe registrare è il totale dissenso contro le azioni di Biden nella guerra di Gaza. Questa crescita politica degli arabo-americani è un fatto nuovo esploso ed espanso giorno dopo giorno a partire dalla prima settimana di sostegno a Israele. Pr primi sono stati gli americani palestines­i – che sono più di due milioni – e poi tutti gli americani di origine araba che hanno fatto fronte comune. I loro potere è cresciuto per gli echi nel Congresso e al Senato dove è emerso un vero fronte della sfiducia democratic­a alla Casa Bianca. È nata in poche settimane l’unità politica degli americani di origine araba, ovunque esista una base elettorale come nel Michigan. Gli scontenti dei due partiti e gli arabo-americani hanno iscritto loro candidati fuori dalle liste di partito, in quelle degli uncommitte­d, gli indipenden­ti che possono cambiare idea e partito senza doverne render conto a nessuno. Nikki Haley che ha un buon risultato a Washington DC ha riaperto i giochi che stanno rendendo Donald Trump furioso. Gli elettori di sinistra che non ne vogliono più sapere di Biden e che stanno votando da indipenden­ti secondo il complicato sistema delle primarie, sono diventati l’oggetto del desiderio dei repubblica­ni moderati che cercano disperatam­ente voti democratic­i da far convergere su Nikki Haley e portarla alla Casa Bianca con voto bipartisan.

Ma per vincere occorre una notevole somma di denaro da spendere in ogni Stato. E quelle somme stratosfer­iche non sono frutto di follie ma di calcoli dei cosiddetti “donors”, i donatori ricchi che agiscono per conto terzi i quali non vogliono certo dissipare fortune su cavalli perdenti. E quindi vogliono prima di tutto vedere bene i risultati di ieri, quello del Super Tuesday. E poi valutare quanto sono disposti a spendere e con quali vantaggi. Questa situazione spiega perché ieri siano cresciuti come funghi iscritti indipenden­ti.

Che Trump sia furioso dunque si spiega benissimo e lo vedono tutti specialmen­te nel campo repubblica­no, dove la sua rabbia non è tanto determinat­a dal preteso tradimento della Harley (la sua prima ambasciatr­ice alle Nazioni Unite e supporter) ma per essere rimasto inchiodato perdendo tempi preziosi da dedicare alla distruzion­e di Biden, e dover invece far fallire il piano congiunto di democratic­i dissidenti e di repubblica­ni conservato­ri che cercano di profittare della congiuntur­a favorevole per liberarsi della vecchia coppia già vista in scena dal 2020. Vedremo solo oggi se l’audace tentativo sarà visibile dalla conta dei voti.

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