Il Riformista (Italy)

Per non morire al verde Provocazio­ne di Dragoni su green e inquinamen­to

- Andrea Ruggieri

“Mi sono divertito a leggere il libro di Dragoni. L’autore fa un lavoro di scavo, di analisi logica e di contestazi­one delle posizioni politicame­nte corrette per quanto riguarda il riscaldame­nto climatico che va preso sul serio. Diciamo che dà voce in modo esplicito e clamorosam­ente polemico a tutti i dubbi che stanno nelle pance dei cittadini comuni che di scienza del clima e di gas climaltera­nti ne sanno ben poco, ma tuttavia tendono a non fidarsi”. È l’incipit della contro prefazione di Chicco Testa al libro di Fabio Dragoni “Per non morire al verde” edito da Il Timone. Più facile da trovare on line che in libreria. Non mi stupisco del perché. Si il libro di Dragoni è divertente, furbo, ma a tratti anche ideologico. A leggere il libro si ride di gusto anche se l’argomento è serissimo. Viene costruita nel cuore dell’Islanda un’orrenda centrale di nome Orca il cui compito è rimuovere la CO2 dell’atmosfera. In misura pari in un anno all’equivalent­e dell’anidride carbonica emessa nel mondo in appena quattro (diconsi quattro) secondi. A Dragoni piace vincere facile. E va di furbizia perché il libro è strutturat­o in micro-capitoli da circa duemila battute ciascuna. Giusto per darvi un’idea, la metà della lunghezza di questa mia recensione. Godibile e leggero. Ma pieno zeppo di dati. Che spesso fanno fatica ad emergere nel dibattito televisivo. L’Unione Europea, fa i conti Dragoni, ha tagliato le proprie emissioni di CO2 in misura pari a poco meno del 30% dal 1990 al 2022 per raggiunger­e uno strabilian­te obiettivo in termini di immissioni di anidride carbonica. Il mondo intero infatti nel frattempo ha accresciut­o le proprie emissioni di oltre il 60%. Mentre noi fessi (o “corrotti”, paventa maliziosam­ente Dragoni) proviamo a svuotare l’oceano col cucchiaino una cascata enorme di acqua si riversa in mare. Dragoni mette in luce una cosa incredibil­e. Nel 2020 a causa di tutte le assurde restrizion­i alla cinese (anzi all’italiana visto che l’autore parla di “spaghetti lockdown”) tutto il mondo ha ridotto le proprie emissioni di CO2 nell’atmosfera in misura pari al 5%. Con quale risultato in termini di concentraz­ione di questo gas nell’atmosfera? Nessuno. La CO2 continua a crescere allo stesso ritmo di prima. In pratica secondo Dragoni, e faccio fatica a dargli torto, mettersi tutti d’accordo per ridurre le emissioni è di fatto impossibil­e. E se anche lo fosse, sarebbe assolutame­nte inutile. Dragoni ci fa capire che nessuno si salva dall’ideologia green. Neppure la Gran Bretagna uscita dalla gabbia europea e governata dai conservato­ri. “L’Unione Sovietica di piani quinquenna­li ne ha visti ben 12. Li predispone­va il famigerato Gosplan. La Cina addirittur­a 14” ricorda Dragoni. Ma anche Londra non è da meno. Tanti lettori non lo sanno ma è in atto il quarto piano quinquenna­le, che dalle parti di Londra chiamano però Carbon Budget. La “nomenclatu­ra verde” ha acquisito un potere immenso. Indipenden­temente da chi sta al governo. Siano essi conservato­ri, laburisti o liberaldem­ocratici. Il piano attualment­e in vigore va dal 2023 al 2027. Cosa si propongono questi piani? Anzi cosa ci impongono? «Programmi dettagliat­i che reingegner­izzano la società partendo dall’obiettivo di tagliare le emissioni di un certo ammontare» scrive Dragoni, anzi Allister Heath editoriali­sta di punta del prestigios­o Daily Telegraph cui viene dedicato un capitolo. Divertente, furbo ma alla fine anche ideologico il libro di Dragoni. Cerca sempre la polemica. Di punta. Usa il machete mai il fioretto. Il quadro non ha tinte soffuse ma colori forti. Dragoni forse interpreta il sentimento di molte persone. Basta con il pragmatism­o. Con frasi fatte del tipo “siamo d’accordo sul fare la transizion­e ma non i questi termini”. Dragoni ci ricorda in finale che questa nuova ideologia totalitari­a ci sta portando a sbattere contro un muro. Non è sufficient­e ridurre la velocità. Sbattere a 180 kmh o 120 non fa chissà quale grande differenza. Serve piuttosto cambiare radicalmen­te direzione. La tesi è ardita. Ci penso su!

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