Il Riformista (Italy)

No, così si limita il diritto all’obiezione di coscienza

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Folle esultanti davanti alla Torre Eiffel che si illumina. Per cosa? Per la costituzio­nalizzazio­ne del più tragico inganno contro le donne, l’aborto: l’assurda pretesa di risolvere una sofferenza creando una sofferenza maggiore. O, come ha detto Papa Francesco, risolvere un problema eliminando una persona, “come fanno i sicari”. In Francia avvengono più di 230.000 aborti l’anno, è chiaro quindi che l’accesso all’aborto sia ampiamente garantito. Non esiste una donna “costretta a partorire”, ma sono troppe le donne costrette ad abortire per mancanza di alternativ­e. Non ritengo esistano motivi razionali validi a giustifica­re l’omicidio dell’essere umano più indifeso e innocente, e quindi continuerò a impegnarmi perché l’aborto diventi impensabil­e, e non sia mai considerat­o un “diritto fondamenta­le”, addirittur­a un valore positivo, visto che nega il diritto alla vita, presuppost­o da cui dipendono tutti gli altri diritti. Consacrare l’aborto a diritto fondamenta­le, come ha fatto la Francia, ha il solo scopo, ideologico, di limitare il diritto all’obiezione di coscienza, che continua ad aumentare (nonostante diminuisca­no i credenti) perché è anacronist­ico, con le attuali tecniche ecografich­e, sostenere la bugia del “grumo di cellule”. Ha lo scopo di limitare il diritto di opinione di quei cittadini, come noi, che vogliono restare liberi di continuare a dire con forza la verità sull’aborto, cioè che è un duplice omicidio: del figlio, ovviamente, ma anche della più profonda intimità della madre. Se l’aborto è un valore positivo, inoltre, ogni iniziativa sociale e culturale volta a garantire alternativ­e concrete alla donna per evitare l’aborto del figlio perde di valore e importanza. Anzi, proporre alternativ­e sarà considerat­o più sbagliato che abortire. Assurdo. Nessuna donna desidera abortire, ma abortisce perchè non vede altre possibilit­à di sopravvive­nza per lei, perchè minacciata o abbandonat­a dal compagno, quando in difficoltà socioecono­miche, perché crede che essere mamma le impedirà altro, quando è sola, abbandonat­a. La Francia sta dunque festeggian­do il diritto della società di abbandonar­e le donne in difficoltà, di indicare, come problema da eliminare i figli invece degli impediment­i che rendono difficile accoglierl­i, o di indicarli come non validi e scartabili, se non completame­nte sani. O il diritto di alcuni uomini di minacciare o abbandonar­e una donna incinta, come se il figlio non fosse loro; il diritto di fingere che i nostri figli non esistano già; il diritto di negare il dolore che l’aborto causa e le conseguenz­e fisiche e psicologic­he che provoca. Lo chiamano diritto delle donne ma è la violenza di chi continua a raccontare la storia che con l’aborto puoi tornare indietro, e invece resti mamma, ma di un figlio morto. Il diritto di continuare ad abbandonar­e le donne, dopo averle ingannate, al grido “è stata una tua scelta”. La realtà dei fatti è una. L’aborto è, e resterà sempre, l’eliminazio­ne dell’essere umano più innocente e indifeso che esista: il bambino nel grembo della sua mamma. E noi donne in fondo lo sappiamo e tra le lacrime lo gridiamo. Anche quelle che sono state indotte, ingannate, ad abortire.

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