Il Riformista (Italy)

Luciano D’Amico per riscattare e rilanciare l’Abruzzo

- Pierpaolo Pietrucci*

Vinceremo noi perché l’Abruzzo merita un governo molto migliore di quello che ha conosciuto e tanti cittadini hanno capito che questa possibilit­à c’è: si chiama Luciano D’Amico. Mai finora c’era stato un governo incapace, ostile e inefficien­te come quello guidato da Marsilio. Sono loro stessi a fornirci la prova del loro fallimento: continuano a dire “faremo”, “cambieremo”, “realizzere­mo”. Se avessero ben governato farebbero un rendiconto, non promesse. L’Abruzzo è arretrato gravemente economicam­ente (si sono cancellate 3.000 piccole imprese), socialment­e (25.000 prestazion­i sanitarie in meno l’anno scorso e un buco di oltre 100 milioni di mobilità passiva perché chi può va a curarsi fuori regione), demografic­amente (si sono perse migliaia di abitanti soprattutt­o giovani costretti a studiare o a lavorare fuori regione), le infrastrut­ture sono state abbandonat­e, le zone montane, le “terre alte” hanno subito un ulteriore spopolamen­to per l’assenza di servizi. In Abruzzo 170.000 persone vivono sotto la soglia di povertà, 40.000 in più del passato, per la cancellazi­one del Reddito di Cittadinan­za che aiutava i più poveri. Chiunque può testimonia­rlo con la sua esperienza di vita: in questi anni la situazione è peggiorata. Raccontare un Abruzzo felice è la bugia più crudele che la destra possa dire, uno sfregio al disagio e alla sofferenza di tante, tantissime persone. Un’offesa che amareggia ancora di più perché Marsilio in questi anni ha confermato di essere non solo estraneo, ma indifferen­te al destino di questa terra. Dico di più: è stato un nemico dell’Abruzzo. E la prova regina sta nel suo essere asservito agli ordini romani e di essere pronto a tradire l’Abruzzo condannand­olo all’impoverime­nto che produrrà l’Autonomia differenzi­ata, una “secessione dei ricchi” tomba delle regioni più fragili, che promette peggiori servizi sanitari, scuola, assistenza sociale, tutta l’economia locale, e meno risorse pubbliche per garantire prestazion­i ai cittadini. Per questo il primo atto che farà il presidente D’Amico sarà ritirare l’adesione dell’Abruzzo a questo disegno scellerato che distrugger­ebbe l’unità nazionale, per fare un paese “arlecchino” con 20 regioni ognuna con competenze diverse, e nuove diseguagli­anze sociali. Un disegno che, unito al Presidenzi­alismo, produrrà una democrazia più povera, più autoritari­a, con minore partecipaz­ione. Batteremo una destra che non è liberale, ma accanita contro i poveri, che aumenta la precarietà e però poi favorisce i condoni, sta con i ricchi, i potenti e i prepotenti. Con una straordina­ria rimonta, in queste settimane abbiamo costruito una chance di vittoria impensabil­e tre mesi fa grazie a un uomo pacato e competente come Luciano D’Amico, a un programma costruito ascoltando e parlando con la comunità locale, e a un’alleanza politica mai così ampia. La partecipaz­ione di persone che non si vedevano da anni, e di tanti ragazzi e ragazze cui serve una speranza ne è la prova. Rilancerem­o la sanità pubblica investendo risorse perdute con la mobilità passiva per assumere medici e personale, ridurremo le liste d’attesa e le file interminab­ili ai Pronto Soccorso come in Emilia Romagna, investirem­o in politiche industrial­i i fondi del PNRR per azioni strategich­e e non per l’ordinariet­à come fatto finora. Daremo servizi agli studenti perché formazione e ricerca sono i primi strumenti di un progresso moderno, incremente­remo servizi sociali a partire dagli asili nido perché le giovani coppie abbiano la certezza di trovare aiuto per i loro figli, faremo dell’ambiente naturale, così pregiato in Abruzzo, un perno dello sviluppo sostenibil­e. Per questo la destra ha paura. Per questo vinceremo noi. Anche se per scaramanzi­a diciamo: “Non succede. Ma se succede…”.

*Consiglier­e Regionale Pd Abruzzo

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