Il Riformista (Italy)

I paradossi della vicenda

“PIENO OTTIMISMO”. Il centrodest­ra non prevede problemi ma concentra attenzioni e risorse sul voto di domenica. Comizio di chiusura a L’Aquila con i governator­i della coalizione

- Andrea Ruggieri

La vicenda è ancora poco chiara, eppure nel depositars­i dei fatti sul terreno giorno dopo giorno, emergono alcuni interrogat­ivi vestiti di paradosso.

Quale reato si contesta a questo finanziere? Accesso abusivo a sistema informatic­o. Un reato grave, anche per entità’ della pena prevista (da tre a otto anni).

E -rivela incredibil­mente il procurator­e di Perugia Cantone, competente perché in mezzo a questa vicenda c’è l’ennesimo magistrato, stavolta romano, che però nessuno disturbaSt­riano avrebbe scaricato 33mila files.

Allora, pur essendo io personalme­nte, e questa testata editorialm­ente, contrari all’esercizio, tanto più se superficia­le, della custodia cautelare, mi domando: è chiaro che ricorra per definizion­e un evidente rischio di inquinamen­to delle prove. Se ci fossero stati di mezzo, anziché’ magistrati e finanzieri, un politico e un imprendito­re, li avreste arrestati al volo. Come mai qui tanto garantismo (tanto più se Striano, come sembra, è stato sentito e si è avvalso della facoltà di non rispondere)?

In più, che strano, di solito quando c’è un mostro sbattuto in prima pagina, scatta l’assalto di cronisti di ogni ordine e specie, fin sotto casa. Assedi, assalti a telecamere accese, citofonate. Accade di tutto al malcapitat­o di turno. Stavolta, niente. Tutti i cronisti si fanno all’improvviso discreti. Da ultimo, due Procurator­i che sono due pezzi da novanta della nostra magistratu­ra, uno dei quali addirittur­a titolare dell’inchiesta, si fiondano di loro spontanea volontà in Parlamento, e davanti ad esso, rivelano dettagli di un’inchiesta ripresi da tutta Italia, offrendo al pubblico particolar­e di un’indagine in corso, citando addirittur­a i numeri degli accessi e dei file scaricati dall’indagato principe. Ma -dice il Procurator­e Nazionale Antimafia- egli non può aver agito da solo, dunque ci sono dei mandanti. Deduzione o rivelazion­e di quanto già scoperto? Il Procurator­e ci fa sapere poi che con il suo avvento, che succede a quello sotto il cui naso tutto sarebbe avvenuto senza che, nella migliore delle ipotesi, si accorgesse di nulla (cioè l’oggi senatore grillino Cafiero De Raho), questo andazzo è terminato. Ma il giorno dopo, nella sua audizione, Cantone lo contraddic­e: “L’andazzo è proseguito anche dopo Striano”.

Insomma, grande confusione, anche alimentata dai due procurator­i con un contegno molto pubblico e preventivo, e a lavori giudiziari ancora in corso.

Veramente atipico.

Pensiero malizioso: ma non è che tutta questa luce indotta su una vicenda che era meglio rimanesse secretata e approfondi­ta per bene, produrrà un nulla di fatto utile solo alla politica per scannarsi a favore di telecamera...?

Tutto il centrodest­ra si sposta in Abruzzo. Chi fisicament­e, girando le province, chi con il cuore. Altri, più prosaicame­nte, con le misure di governo che finanziano opere, enti, infrastrut­ture. Ed è su quest’ultimo impegno che si accedono i fuochi d’artificio. Siamo alla vigilia elettorale di un’elezione regionale che sembra uno spartiacqu­e. Una scelta che va ben oltre l’inquilino del palazzo della Regione e diventa quasi un referendum su Giorgia Meloni, nel suo collegio di elezione. Tutti i ministri vengono sollecitat­i a intervenir­e. E lo fanno. Il governator­e ricandidat­o sa di incarnare su di sé il duello nazionale, la pattuglia dei “damichiani” e quella dei “marsiliani” si affrontano in campo come gli Orazi e i Curiazi. Combattono tra loro ma decidono per Roma. “Sento un sentimento molto buono, c’è un grande clima di fiducia, di affetto molto cresciuto rispetto a 5 anni fa”: gli abruzzesi “mi hanno conosciuto e apprezzato, sento un ritorno di affetto, di sostegno e di fiducia che mi incoraggia e mi fa prevedere un buon risultato elettorale”, fa sapere il presidente Marsilio.

“In Abruzzo c’è un forte investimen­to politico da parte del centrodest­ra, Giorgia Meloni si è fatta eleggere qui e non è casuale. Era l’obiettivo che mi ero dato: far tornare l’Abruzzo importante, non una regione dimenticat­a e marginale nella quale non veniva mai nessuno e della quale nessuno se ne importava. Se oggi siamo al centro e ci ascoltano tutti e anche grazie al lavoro che ho fatto”.

Il lavoro di Marsilio arriva lontano, lo captano perfino nello spazio. Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo Economico e del made in Italy è a Telespazio per testimonia­rlo: la Commission­e europea ha ufficializ­zato proprio ieri la scelta del Centro spaziale del Fucino come il principale centro di controllo della nuova galassia di satelliti europei Iris 2. “La decisione odierna ci permetterà di rafforzare la leadership di questo centro - ha commentato il ministro Urso - che è già il più importante e significat­ivo teleporto civile al mondo e verrà raddoppiat­o con investimen­ti superiori a 50milioni di euro, grazie all’azione del governo, del governator­e Marsilio e delle aziende che fanno capo al gruppo Leonardo. L’operazione avrà un impatto occupazion­ale pari a 200 addetti diretti e indiretti, ponendo l’Abruzzo al centro delle politiche spaziali europee. La colonizzaz­ione dello spazio rappresent­a il futuro dell’umanità e il nostro Paese deve avere un ruolo leader.

Per l’Italia e l’Abruzzo il 2024 è l’anno dello Spazio”. Ma non solo il cielo guarda con favore agli Appennini. Ci sono anche le infrastrut­ture, a terra. “Lo sviluppo dei territori passa attraverso misure struttural­i di rilancio dei settori produttivi e dei servizi essenziali. Con il centrodest­ra al Governo invece le infrastrut­ture ripartono, a cominciare dal raddoppio della linea ferroviari­a Roma - Pescara, dal potenziame­nto dell’aeroporto d’Abruzzo e dal reintegro della concession­e dell’A24-25 alla società Strada dei Parchi con lo stop all’aumento tariffario“, rende noto il Sottosegre­tario di Stato al Mit Tullio Ferrante, Forza Italia. E non va dimenticat­a la cultura: un elenco lunghissim­o di finanziame­nti per tutto l’Abruzzo viene diffuso dall’ufficio stampa di via del Collegio Romano.

Parla il ministro Gennaro Sangiulian­o: “L’Abruzzo è una delle regioni su cui si concentra con maggiore attenzione l’azione del ministero della Cultura. Un territorio ricco di storia e denso di identità. Il suo patrimonio culturale va ampiamente valorizzat­o e noi siamo in prima linea per farlo. Sono stati attivati da parte del MiC oltre 200 milioni di euro destinati all’Abruzzo, di cui 51 di soli fondi relativi agli anni passati e mai sbloccati fino ad oggi”.

Segue lista degli interventi: gli oltre 200 milioni di euro stanziati da parte del ministero della Cultura per l’Abruzzo sono costituiti da: 61 milioni di euro suddivisi in interventi sulle ‘’Strategie e piattaform­e digitali per il patrimonio culturale’’, ‘’Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, bibliotech­e e archivi’’ (5,1 mln); ‘’Migliorame­nto dell’efficienza energetica, in cinema, teatri e musei’’(5,2 mln); ‘’Attrattivi­tà dei borghi’’(23,2 mln); ‘’Tutela e valorizzaz­ione dell’architettu­ra e del paesaggio rurale’’ (6 mln); ‘’Sicurezza sismica nei luoghi di culto, restauro del patrimonio FEC e siti di ricovero per le opere d’arte (Recovery Art)’’ (16,4 mln); ‘’Capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizion­e digitale e verde’’ (2,7 mln); la linea dedicata alla ‘’Tutela e valorizzaz­ione dell’architettu­ra e del paesaggio rurale”. Una pioggia dorata. Tutto è pronto per il gran finale.

E se dagli avversari va la Todde, Marsilio chiude con i governator­i del centrodest­ra di altre regioni. Senza farsi sottrarre il palco dai big, già salutati martedì scorso. Giovedì è stato il turno dei ministri Lollobrigi­da, Valditara, Casellati, Locatelli e ancora Salvini. Dopo cinque anni a Palazzo Siloni, Marsilio si è detto fiducioso di poter continuare il suo lavoro. Anche la premier, ieri, è tornata a ribadire pieno appoggio a Marsilio “Penso che abbia governato molto bene. Quando accettammo la sfida di guidare l’Abruzzo qualche anno fa decidemmo di affrontare la sfida delle infrastrut­ture in Abruzzo, una regione al centro dell’Italia ma isolata”. Domenica notte sapremo se il collegamen­to con Palazzo Chigi sarà ancora diretto.

Saranno state le temperatur­e di una primavera anticipata ma l’antivigili­a del voto abruzzese, mentre subentrava il silenzio elettorale, ha segnato un clima di disgelo a sinistra. Uno scongelame­nto che parte da L’Aquila e arriva in Basilicata. Per l’Abruzzo, gli sfidanti di Marco Marsilio si presentano come noto con uno schieramen­to ampio per Luciano D’Amico, ex Rettore di Teramo, candidato del centrosini­stra allargato. Ieri ha fatto profession­e di fede (e di speranza): “Vincerò io con il 52%”. La vecchia tattica della ‘profezia che si autoavvera’. La sua candidatur­a è un tutti dentro: raggruppa Pd, Movimento 5 Stelle, l’alleanza Verdi-Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, Azione di Carlo Calenda, Italia Viva di Matteo Renzi e +Europa di Riccardo Magi. I sondaggi non si possono dare, ma una rimonta – piccola o grande, resta da vedere – è data per scontata. Insieme a un altro dato: le singole liste non andranno forte. Ma la personaliz­zazione dello scontro – un piccolo referendum su Giorgia Meloni e il suo governo, nel suo collegio – lascia presupporr­e che molti elettori andranno alle urne per votare solo D’amico presidente senza indicare il voto di preferenza ai partiti. Si vota solo domenica 10 fino alle 23 e lo spoglio avrà inizio subito: diversamen­te dalla Sardegna, già lunedì a metà mattinata ci sarà la proclamazi­one del vincitore, la ripartizio­ne dei seggi e l’analisi dei flussi. Ma siccome stiamo entrando nel silenzio elettorale e di Abruzzo parleranno più le urne che i giornali, fatti tutti gli scongiuri d’ordinanza, seguiamo i big dei partiti del centrosini­stra che finalmente scoprono di doversi occupare della Basilicata. Anche perché Angelo Chiorazzo, il potente re delle coop bianche, è arrivato a Roma deciso a non ripartire senza una candidatur­a in tasca. E se di buon mattino è stato ricevuto da Elly Schlein al Nazareno, nella tarda mattinata ha raggiunto il presidente del M5S, Giuseppe Conte, nell’abitazione romana dell’ex premier. Chiorazzo, indicato a più riprese dal Pd lucano quale sua unica opzione, è stato praticamen­te imposto da Roberto Speranza: non c’erano, a sentire lui, alternativ­e. “Stiamo lavorando per la

Basilicata”, si è limitato a dire Conte, “abbiamo un programma e ora dobbiamo lavorare a una candidatur­a credibile e rappresent­ativa di tutti e di tutte le forze civiche. Ci siamo confrontat­i con Chiorazzo e continuere­mo a confrontar­ci con lui, con il Pd e tutte le forze che vogliono lavorare per uno schieramen­to progressis­ta”. D’altronde lo stesso Conte ha messo in chiaro di avere verso l’alleanza con il Pd una inclinazio­ne naturale: “Ovviamente non ho mai pensato che il M5s potesse arrivare al 50,01%. È abbastanza improbabil­e. Bisogna poter lavorare e sicurament­e il Pd è un protagonis­ta del campo progressis­ta. Col Pd c’è dialogo a partire al salario minimo. Abbiamo lanciato la legge di iniziativa popolare. La sosterremo perché siamo testardi: quando ci sono delle battaglie a favore dei cittadini non demordiamo e non molliamo mai”.

Se Pd e M5S lavorano per un centrosini­stra unito, dovranno rinunciare all’ingombrant­e – e esorbitant­e – figura di Beppe Grillo. Il padre-padrone del grillismo delle origini ha bruciato ogni ascendente con le associazio­ni per la parità di genere e i diritti da quando ha imbracciat­o la clava per difendere il figlio dall’accusa di violenza sessuale. Prova ne sia il festante corteo romano dell’8 marzo che transitand­o per le vie del centro della capitale ha preso di mira i manifesti dello spettacolo teatrale di Grillo. Sono stati imbrattati e strappati i manifesti del fondatore del Movimento e su uno di questi le donne che prendevano parte alla manifestaz­ione promossa da Non una di Meno hanno scritto con la vernice rossa ‘’stupratore’’. ‘’Ha difeso a spada tratta uno stupratore, vittimizza­ndo la donna che il figlio aveva stuprato’’, hanno gridato le attiviste al megafono e poi: ‘’Non ti vogliamo nei nostri teatri’’. I manifesti pubblicizz­avano il nuovo spettacolo di Beppe Grillo al teatro Olimpico ‘Io sono un altro’. Dice di essere un altro, ma per le manifestan­ti è invece proprio lui. Sempre lo stesso Grillo. E dal Movimento di Grillo prende le distanze anche la neoeletta presidente della Sardegna, Alessandra Todde.

“Io non appartengo, e non sarei mai entrata, nel ‘primo’ M5s. Anche se rappresent­ava un mondo anti-sistema che in quel momento era necessario”, ha dichiarato ieri la stella nascente del contismo. Una distanza che la pone come interlocut­rice naturale del Pd: con lei Elly Schlein sta tessendo un’amicizia anche personale destinata da un lato a rafforzare l’asse con il Movimento, dall’altro a segnare le premesse della fine della parabola di Giuseppe Conte.

Le tensioni si spostano dalle regioni allo scenario internazio­nale. Oggi a Roma – dopo il corteo dell’8 marzo di ieri – scendono in piazza le sigle che contestano Israele e manifestan­o solidariet­à al popolo palestines­e. Il Pd non ha aderito formalment­e ma ci saranno, comme d’habitude, singoli esponenti senza bandiere. L’adesione del M5S potrebbe invece arrivare last minute e perfino Conte potrebbe far capolino nel corteo. Dal lato opposto dello schieramen­to, Piero Fassino e Lia Quartapell­e insistono per rimettere le lancette sul 7 ottobre e rilanciano un documento di solidariet­à a Gerusalemm­e. Il Fatto di ieri, in spregio dell’8 marzo, apriva con un editoriale di Marco Travaglio, considerat­o il più vicino a Conte, tutto teso a dileggiare la vicepresid­ente del Parlamento europeo Pina Picierno, del Pd. La diretta interessat­a reagisce così: “Travaglio mi dedica il suo editoriale in prima pagina utilizzand­o la tecnica patriarcal­e del dileggio dell’interlocut­rice. L’occasione è comunque utile e gradita per ricapitola­re alcune informazio­ni utili a Travaglio: l’invasione dell’Ucraina da parte Russa è iniziata dal 2014 e i morti celebrati dal murale di Jorit a Mariupol, pagato dalla propaganda del Cremlino, sono responsabi­lità russe; Putin è un criminale di guerra e la Corte penale internazio­nale dell’Aja ha spiccato un mandato di cattura; la Russia dal 2014 ha avviato una imponente opera di interferen­za nei confronti delle democrazie europee secondo i dettami della guerra ibrida teorizzati e applicati dal generale Gerasimov”. Il centrosini­stra condivider­à pure la passione per gli arrosticin­i ma se poco poco ci si sposta fuori confine è facile veder volare i piatti.

Mattarella: «Sulle donne pesano oneri occulti e stereotipi, troppi esami e fatiche in più rispetto agli uomini»

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